LA SINISTRA: ''CARA GELMINI, SCIOPERO GENERALE''
Data: Mercoledì, 24 settembre 2008 ore 00:05:00 CEST
Argomento: Opinioni


«Cara Gelmini, sciopero generale»
23-09-2008

 «Tutta la sinistra può riunirsi in difesa dell'istruzione pubblica e non mercificata»
 Eleonora Martini
ROMA È stato eletto da pochi minuti leader della Cgil scuola ed è già sul piede di guerra contro la riforma Gelmini. «Stiamo lavorando per indire in breve tempo, assieme a tutti i sindacati, una manifestazione nazionale dei settori della conoscenza e uno sciopero generale della scuola». Mimmo Pantaleo è da ieri sera il nuovo segretario generale della Flp-Cgil: classe 1954, nel sindacato dal '77, è stato negli ultimi otto anni segretario regionale della Cgil Puglia. Nessuna rottura, ma «assoluta continuità», con la linea del suo predecessore Enrico Panini che lascia l'incarico dopo 11 anni. La sua elezione cade in un momento che più caldo di così non poteva essere, per scuola e università. Proprio oggi - eloquentemente - il presidente della Cei Angelo Bagnasco ha espresso vivo «apprezzamento» per i provvedimenti della ministra Gelmini, soprattutto quelli a favore delle scuole private cattoliche. Si sta sferrando l'ultimo attacco alla scuola pubblica? Se ripartiamo dalla Costituzione italiana - che riconosce la scuola pubblica come strumento fondamentale anche per affermare i moderni diritti di cittadinanza e di libertà - non possiamo che opporci al progetto Gelmini che punta invece alla dequalificazione della scuola pubblica, a una privatizzazione del sistema dell'istruzione e anche a una divisione di casta della società. Solo chi ha le risorse potrà accedere a un'istruzione di qualità: torniamo insomma agli anni '50. Noi non difendiamo certo la scuola così com'è: vogliamo strutture adeguate e riqualificazione degli insegnanti prima di tutto. Bisogna ridare dignità ai docenti offesi da una ministra che ha spesso mortificato la loro professionalità, soprattutto parlando degli insegnanti meridionali. Sono già sottopagati e ora dovranno fare i conti con i 130 mila esuberi del progetto Gelmini. A tutto questo si aggiunge un impianto ideologico inaccettabile, pura demagogia che disegna un'idea autoritaria e repressiva della scuola. C'è bisogno di «mettere un po' di ordine» in classe, dice la ministra Gelmini... Il suo è un modello che non fa i conti con la complessità dell'attuale società italiana. Oggi i ragazzi sono fortemente influenzati da modelli negativi di violenza, sopraffazione e razzismo che inevitabilmente entrano nella scuola. D'altra parte l'idea di scuola che il governo descrive corrisponde all'idea regressiva di società che hanno. Lasciando da parte la vostra sacrosanta difesa dei posti di lavoro, non crede che il sistema dei moduli andasse comunque rivisto, magari perfezionato? Cosa riformerebbe invece nel ciclo scolastico? L'Ocse recentemente, in un sistema scolastico che ha grossi limiti, ha salvato però la scuola primaria italiana. Certo, costa di più rispetto ad altri paesi ma è una delle poche cose positive che abbiamo. Il nostro no al maestro unico non è solo una difesa legittima dell'occupazione ma anche del valore pedagogico di quella esperienza. Ritornare al maestro tuttologo significa fare un passo indietro nell'evoluzione pedagogica dell'insegnamento. Senza dimenticare il problema del tempo pieno che evidentemente si trasformerà in un doposcuola ghettizzato solo per i bimbi più poveri, deviando i figli delle famiglie più agiate verso le private. Invece si deve intervenire di più sulle superiori e sull'università, ad esempio, che ha molto bisogno di turn-over e non di tagli ai fondi. Occorrono poi strutture adeguate senza le quali gli insegnanti non possono fare bene il loro lavoro, ma soprattutto la scuola deve recuperare un grande ruolo educativo. Se pensiamo al fenomeno del razzismo che sta diventando preoccupante in questo paese, capiamo che la scuola deve tornare ad essere uno strumento di convivenza civile, di interazione tra culture e religioni diverse. Una scuola insomma che dia più possibilità di apprendimento, più socialità, più libertà e soprattutto che sia sintonizzata con i processi sempre più complicati della società. In una parola, una scuola che dia futuro. Ma ci sono oggi le condizioni per una risposta di massa che riesca a fermare questo «scempio», come avvenne con la riforma di Letizia Moratti? C'è già in tutto il paese una mobilitazione di massa, con iniziative unitarie delle organizzazioni sindacali. E cresce sempre più un'interazione tra insegnanti studenti e famiglie: questo è un evento estremamente importante che va sostenuto. Credo ci siano le condizioni unitarie per una grande risposta nazionale contro questa riforma che fa rintanare la scuola in una logica privatistica, mercantile, aziendalista. Naturalmente non deve essere una risposta puramente difensiva e di opposizione alla riforma Gelmini. Io credo che la scuola sia uno dei pochi campi capaci di ricomporre nel merito le forze della sinistra. Perché la scuola pubblica è stata una delle grandi conquiste della sinistra e anche perché oggi sempre più inclusione ed esclusione si producono su quel terreno.






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