Scandalo scuola; più bidelli che carabinieri. Sono 167.000 i non docenti degli istituti, mentre gli agenti dell’Arma non arrivano a 118 mila.
Data: Martedì, 23 settembre 2008 ore 17:45:36 CEST
Argomento: Opinioni


Dal sito di “ Libero”

Che se ne fa una scuola materna o una elementare di quindici virgola sei bidelli per istituto, praticamente due virgola due per classe?
Boh, proviamo a lavorar di fantasia: uno per aprire la scuola, uno per chiuderla, uno per pulire, uno per rispondere al telefono, uno per... non mi viene in mente null'altro.
Stavo per scrivere per preparare da mangiare e pulire i piatti, ma mi dicono che quasi tutte le scuole ormai hanno il servizio mensa appaltato a ditte esterne, quindi ai bidelli non resta molto da fare se non rassettare un po' la refezione, riallineare sedie e tavolini.
Mentre vi sforzate con me a pensare alle altre possibili mansioni dei 15,6 bidelli per scuola, è bene che vi spari anche il numero totale degli stessi, perché a vederlo scritto fa una certa impressione: 167mila.
Un esercito.
Anche se inutile a fronteggiare la questione sicurezza.
Per fare quello ci sono persone armate ed addestrate, ad esempio i carabinieri.
I quali, però, sono meno dei bidelli: "solo" 118 mila. 167mila bidelli e 118 mila carabinieri: va bene che i bambini dell'asilo e delle scuole elementari sono delle piccole pesti, però forse si esagera.
A tutto questo, aggiungiamo quell'altro esercito di maestri d'asilo ed elementari di cui si è occupato recentemente l'Ocse: in Italia c'è un insegnante ogni undici alunni.
In Gran Bretagna, ne hanno uno ogni venti.
La media europea è uno ogni sedici. Inutile inondarvi con altri numeri (ben se ne occupa Luigi Gambacorta), questi pochi sono più che sufficienti per capire lo stato di salute della pubblica amministrazione, lo strapotere dei sindacati e soprattutto le resistenze corporative verso riforme di buon senso come quelle della Gelmini, di Brunetta e di Calderoli sulla semplificazione normativa.
L'assunzione in batteria di bidelli e insegnanti è l'esempio del menefreghismo diffuso: menefreghismo verso i contribuenti, verso le famiglie e persino verso lo stesso personale scolastico che, per quanto sia il più numeroso in Europa, è anche il meno pagato.
E neanche questo credo sia giusto.
Da quando il governo ha presentato la sua linea in materia, sul ministro Gelmini si è abbattuta una prevedibile controffensiva di retroguardia.
Dal lutto in classe a boicottaggi prossimi venturi, la fantasia della scemenza svetta.
Svetta ma non sfonda nell'opinione pubblica, perché - come nel caso di Alitalia - bastano pochi numeri per smontare qualsiasi piagnisteo.
Per esempio i 167 mila bidelli contro 118 mila carabinieri.
Per esempio il rapporto un insegnante ogni undici alunni. E siccome la gente non è fessa, sta dalla parte delle forbici.
Sta dalla parte della razionalizzazione e della qualità, perché laddove c'è spreco non ci può essere qualità.
Il ministro Gelmini può andare avanti senza tentennamenti perché ha dalla sua la gente di buon senso, quella che non si sognerebbe mai di approfittare dei bambini della scuola elementare per una protesta di matrice sindacale.
Un taglio intelligente non può che fare bene alla riorganizzazione della scuola, così come sta facendo bene - e farà ancora meglio cammin facendo - la ricetta di Brunetta dentro la Pubblica amministrazione.
Nel libro di Bruno Vespa "Una Italia diversa. Viaggio nella rivoluzione silenziosa", il ministro parla di una riduzione dell'assenteismo nei mesi di luglio e agosto vicina al 50 per cento rispetto allo stesso periodo dei 2007, su un campione che è passato dalle settanta amministrazioni pubbliche di luglio alle cinquecento di agosto. Il dato di settembre si annuncia ancor più virtuoso.
Cosa è accaduto per centrare questa mini-rivoluzione?
Semplice, che lo Stato ha mostrato anche il volto severo del buon padre di famiglia, non solo quello affettuosamente complice.
La campagna contro i fannulloni, all'inizio, era stata letta come una vendetta verso i dipendenti pubblici, come una crociata ideologica. Non era così, era invece un modo per cominciare a fare un minimo di differenza tra chi (e sono tanti) lavora con im- pegno e con correttezza nel pubblico impiego e chi invece fa spallucce perché «tanto passerà anche questa».
Dopo aver mostrato i muscoli, ora Brunetta può mostrare il sorriso tant'è che - svela a Vespa - pagherà con la prossima tredicesima oltre 500 milioni di euro di "vacanza contrattuale", una sorta di indennità dovuta ai dipendenti quando tarda il rinnovo del contratto.
Si tratta di una tantum trai 150 e i 170 euro a persona.
Non solo.
Da gennaio, con il contratto rinnovato, il ministro disporrà il pagamento a gennaio dei due miliardi e 300 milioni che il governo ha previsto nella finanziaria per il 2009.
La quota individuale mensile è di 60165 euro. Altri duecento milioni, frutto dai risparmi sulle consulenze, serviranno a dare un primo segnale ai dipendenti più meritevoli, non meno di mezzo milione.
«Ma il vero premio - anticipa Brunetta a Vespa - verrà con il recupero dell'efficienza, grazie anche al minore assenteismo, con criteri che dovranno essere concordati con il ministero dell'Economia.
Anche questa è una novità contenuta nella finanziaria per il 2009».
Che sia la volta buona per cambiare davvero faccia alla Pubblica amministrazione?
23.9.2008







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