Sempre intorno al dibattito su Scuola, intellettuali e politica.
Data: Marted́, 23 settembre 2008 ore 15:23:55 CEST
Argomento: Opinioni


Quando la mafia uccideva e procedeva al sacco delle città siciliane a denunciarne le efferatezze erano gli intellettuali del nord e non i politici meridionali al potere per i quali non esisteva, anzi, dicevano, era una invenzione nordista e dei comunisti per denigrare il sud.

Ho l’impressione che lo stesso stia succedendo di questi tempi dopo la denuncia di Galli della Loggia sul Corriere intorno alla latitanza della politica e degli intellettuali meridionali sui grandi temi dello sviluppo culturale i cui esiti più evidenti sono gli insuccessi della nostra scuola se paragonati con quella dell’Europa e perfino del Centro-nord.

Dagli interventi finora letti mi sembra di assistere alle note difese di ufficio secondo cui la cultura del nord analizzi solo in superficie e non in profondità, come invece merita una Regione così carica di sapere.  

Che potrebbe essere giusto. Però finora non ho letto un solo intervento che spieghi perché la grande possibilità dell’Autonomia regionale non ha dato frutti simili a quelli del Trentino o della Valle d’Aosta; nessuno ha spiegato perché la grande stampa, le grandi case editrici, le università più prestigiose, gli stessi network più grossi sono tutti dislocati nel centro nord; non ho sentito nessuno spiegare  perché la Lega Nord nel giro di appena un decennio sia risultata l’asse portante degli equilibri politici nazionali, tanto da condizionarne le scelte, come il federalismo, e anche di imporre investimenti e attenzioni.

Cosa è mancato al sud? Ritorna forse la questione meridionale?

E questa questione non è forse legata alla insipienza della nostra classe dirigente e degli intellettuali che hanno dato forfait su tutto il fronte? Se torniamo alla politica si vede come la Lega , per implementare e motivare il suo movimento, ha messo in campo una serie di strategie ideologiche straordinarie che vanno dal mito del Po a Roma ladrona, dal Carroccio ai Celti: noi, dice Bossi, siamo i discendenti della lotta dei comuni contro il dominio straniero di Barbarossa e abbiamo una cultura di legalità e di lavoro tanto forte che possiamo liberarci dal potere centrale, mischiando il tutto con venature razziali che però rendono forte politicamente il partito della Lega.

Vediamo come risponde l’Mpa?

Se la prende contro Garibaldi e poi implementa tutta una fase di ascesa al potere in cui prevale la logica della clientela di chiaro sapore ottocentesco per cui il lavoro non è un diritto ma un favore.

E allora all’aeroporto di Catania si entra non già per concorso o titoli ma per amicizia e conoscenza; stesso discorso alla Regione dove ben 4000 impiegati vengono cooptati e non già vagliati con procedura concorsuale come la legge impone nei pubblici uffici. Al comune di Catania è ancora peggio ai cui impiegati si dà l’indennizzo per la cenere contro qualsiasi logica legale ed etica. E non solo!

Ma dopo il sacco perpetrato dalla giunta del centro destra si continua a votare in modo plebiscitario sempre il centrodestra. Dunque l’ideologia che la nostra classe dirigente diffonde è quella esatta dell’età borbonica per cui il diritto è un favore e il lavoro una elargizione, la speculazione un atto di intelligenza furba e da imitare.

Ma anche dall’opposizione non vengono esempi edificanti. Il Pd isolano non esiste affatto e il candidato di opposizione alla presidenza della Regione piuttosto che stare in trincea in Sicilia vola al Senato, lasciando il deserto che avrebbe potuto fecondare.

Chi si aspetta un riscatto culturale può dunque attendere. E veniamo agli intellettuali. Dove sono? Chi sono? Cosa fanno? Dove intervengono? Chi li conosce? Quale apporto danno al dibattito politico- culturale della Regione? E se c’è qualcuno che lo volesse fare deve andare al Nord e scrivere o intervenire da altre tribune come fa Merlo su Repubblica e talvolta Consolo sul Corriere.

E’ vero che nelle nostre Università ci sono straordinari studiosi, soprattutto sul piano degli studi storici, ma chi da loro voce? Chi da loro spazio?

Quando mai si è sentito un loro intervento avere risalto nazionale come lo ha avuto quello di Galli della Loggia con un articolo tutto sommato moderato? E se la scuola non regge ci sarà pure un motivo? Andiamo a vedere come si è svolto il concorso per preside i cui esiti sono stati portati perfino a Rai-3 a dimostrazione del fatto che l’amico dell’amico deve essere favorito anche a scapito della istruzione.

Nessuno si è posto il problema che il capocordata determina la riuscita della scalata? Ma questa etica a chi interessa se il modello imperante e l’ideologia dominate  sono sempre simili a se stessi?

Che fare allora? Rassegnarsi e fare spallucce in attesa che qualcosa cambi, così come tutti i siciliani hanno fatto da secoli e come con ogni probabilità dovranno continuare a fare per altri secoli.

 

PASQUALE ALMIRANTE







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