Ma è giusto bocciare i 'politicanti' tra i banchi di scuola?
Data: Lunedì, 22 settembre 2008 ore 00:00:00 CEST
Argomento: Opinioni


Firenze, 20 settembre 2008 - Non capisco la reazione del ministro Gelmini alle proteste di insegnanti e genitori. Il diritto a manifestare e ad esporre liberamente le proprie idee non può essere mai messo in discussione, qualunque sia il colore del governo. La scuola è anche una palestra di idee e deve vivere in nome del pluralismo delle opinioni. E poi le proteste in fondo sono un segno di attaccamento nei confronti della scuola e del suo futuro.
Lucia Morelli, Firenze

Risponde il direttore de 'La Nazione', Francesco Carrassi

Il direttore de 'la Nazione', Francesco Carrassi Non mi sembra proprio che il ministro Gelmini abbia messo in discussione il diritto a manifestare le proprie opinioni dentro e fuori la scuola. Ha posto invece un problema di opportunità rispetto ad alcuni tipi di proteste come le maestre vestite a lutto. E comunque ha posto un problema che non può essere sottaciuto: è giusto che la scuola diventi luogo di strumentalizzazione politica e di contrapposizione fra schieramenti diversi? Questa strumentalizzazione è conciliabile con il ruolo della scuola come luogo di educazione e formazione culturale e civile? Non è dovere di tutti salvaguardare questo grande patrimonio e, in particolare, i giovani e i giovanissimi studenti? Questi interrogativi dovrebbero interessare e impegnare, senza distinzioni politiche. In troppe occasioni abbiamo avuto una scuola, e un’università, teatro di scontri ideologici e di contrapposizioni anche dure con risultati assolutamente negativi in termini, prima di tutto, di formazione delle classi dirigenti del Paese. Forse ci sono state, a complicare le cose, anche troppe riforme, troppi cambiamenti in corso d’opera con il risultato di creare poche certezze. Ma è anche vero che cambia la società e cambia anche la scuola. Anche per questo bisogna ridare serenità a docenti e studenti, fare meno polemiche e puntare più a costruire che a demolire.

La risposta del direttore de 'La Nazione', Francesco Carrassi dalla Nazione







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