Parte la protesta degli studenti Striscioni contro il ''ballismo'' a Verona
Data: Domenica, 21 settembre 2008 ore 13:24:04 CEST
Argomento: Redazione


Secondo gli studenti i tagli previsti per la scuola pubblica dalla manovra economica produrranno effetti disastrosi. "Saranno cancellati i corsi di recupero con conseguente boom delle lezioni private" dice la portavoce Giulia Tosoni, che continua: "Le classi saranno più affollate, le sperimentazioni verranno tagliate, così come le ore dedicate allo studio in laboratorio e quelle di indirizzo dei istituti tecnici e professionali". Ma non solo. "Sarà impossibile avere scuole aperte al pomeriggio, ci saranno tagli sulle attività studentesche e niente fondi per diritto allo studio ed edilizia".

Ma la denuncia tocca anche quella che i ragazzi definiscono "Emergenza ballismo": "Creata da questo governo che fa molti proclami mediatici per mascherare le reali esigenze della scuola. Un esempio rilevante è la reintroduzione del voto in condotta vecchia maniera, che non servirà a sconfiggere il bullismo ma solo ad avere un sistema discrezionale interamente nella mani dei docenti per punire gli studenti senza possibilità di recupero".

M ariastella Gelmini passa dall’incontro coi sindacati alla mini-contestazione veneziana. Ma resta ferma sui suoi propositi ed esorta tutti a non sfasciare un’altra realtà italiana: «Non facciamo della scuola un nuovo caso Alitalia». È un gruppetto di qualche decina di contestatori, tenuti comunque a distanza (vedi box), ad accogliere il ministro dell’istruzione lungo i canali di Venezia. Il ministro è in laguna per il convegno dei giovani di Confcommercio sull’emergenza educativa ed è lei stessa ad accennare all’episodio nel discorso che fa nel palazzo della Provincia: «Non mi aspettavo di fare il ministro con l’ausilio delle forze dell’ordine. Si vede che il tema delle riforme in questo Paese è considerato qualcosa d’eversivo».
Solo un accenno, poi il ministro lombardo entra nel merito. E difende la sua impostazione ricordando che perdere ulteriore tempo e continuare a dividersi in questo campo sarebbe letale.
«Dobbiamo tornare a discutere un progetto educativo – argomenta Gelmini – e non solo di quanti posti di lavoro la scuola è in grado di creare. Si è data prevalenza alla funzione occupazionale, su quella educativa. Abbiamo perso di vista il fatto che il Paese cresce nella misura in cui cresce la qualità della scuola e dell’università». Per paradosso, il ministro vede un risvolto positivo nel polverone sollevato perché «finalmente la scuola è tornata al centro del dibattito». Il punto, però, è che va abbandonata la linea fin qui seguita: «Bisogna avere il coraggio di voltar pagina, la scuola che volevamo con pari opportunità per tutti, in realtà ha fatto del nostro Paese uno fra i più diseguali d’Europa. Oggi – prosegue Gelmini – c’è bassa mobilità sociale e la scuola ha perso il ruolo di ascensore sociale», non consente cioè di cambiare condizioni di vita a chi viene dalle classi più basse.
Una scuola con poca qualità, quindi. E con l’aggravante che è stata costruita senza lesinare sulla spesa, cresciuta al contrario del 30% dal 1999. Come spesso in Italia, si è investito poco senza averne un ritorno.
L’invito a non sprecare il tempo fa breccia. A raccoglierlo è Enrico Letta: «La globalizzazione ci è piovuta addosso, ma noi – afferma il ministro-ombra del Welfare – non siamo riusciti a capire la nostra giusta dimensione. Ci riteniamo ancora un Paese grande, ma per certi versi siamo troppo piccoli e non ce ne rendiamo conto». Per questo «serve un cambio di passo», ovvero «dovremmo interrogarci sul futuro, mentre si continua a parlare del passato perché la nostra classe dirigente ha vissuto quel passato e conosce solo quello». Il contrasto resta sui metodi usati per ribaltare la prospettiva, ricorda Letta che tuttavia concede alla Gelmini l’onore delle armi: «È brava, ma racconta una storia scritta da Tremonti che decide tagli molto pesanti. Vorremmo invece che il futuro della scuola lo scrivesse lei». Un certo spirito bipartisan sembra però possibile, visto che poco prima il ministro ha riconosciuto il «buon lavoro» fatto dal governo Prodi sulla formazione professionale, che questo esecutivo intende portare avanti.
Un parziale “mea culpa” viene anche da Giorgia Meloni, ministro della Gioventù, che lancia una provocazione: «Dovremmo allargare il “progetto Erasmus” anche alle imprese e alla stessa politica. Mi piacerebbe che l’Italia facesse come la Spagna, che forma i suoi migliori funzionari a Bruxelles». A una collaborazione fra maggioranza e opposizione almeno nel campo dell’istruzione guarda con interesse Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, per il quale «il sistema educativo si è inceppato» e allora «bisogna rimboccarsi le maniche e cercare di condividere una rivoluzione copernicana per la responsabilità, il merito, il talento».
La titolare dell’Istruzione contestata a Venezia: «Le riforme? Sono qualcosa di eversivo»







Questo Articolo proviene da AetnaNet
http://www.aetnanet.org

L'URL per questa storia è:
http://www.aetnanet.org/scuola-news-12148.html