ROMA. Investire in capitale umano, perché con tre anni di
istruzione in più il Pil italiano crescerebbe di un punto. E’
questa la priorità indicata dai giovani imprenditori di
Confcommercio che hanno dedicato un forum proprio all’emergenza
educativa. «Se l’Italia riuscisse ad alzare di tre
anni medi l’istruzione della popolazione, il tasso medio
annuo di crescita del Pil potenziale e, quindi, quello effettivo,
aumenterebbe di quasi l’80%, passando dall’insoddisfacente
valore di 1,3%-1,5% di oggi a un più europeo e
moderno 2,3%-2,7%», si legge nel rapporto dell’associazione.
Scuola fatta a modello di un sistema economico ormai
sorpassato e barriere alla meritocrazia nell’ingresso nel
mondo del lavoro. Sono questi, secondo Confcommercio,
i principali difetti del sistema formativo e occupazionale
italiano. Le barriere alla meritocrazia, si legge nel rapporto,
sono confermate da come, nell’accesso a un posto di lavoro
«sia ancora fortemente dominante il sistema della
cooptazione». Infatti, se il 91% dell’attuale classe dirigente
in Italia afferma di utilizzare criteri di selezione meritocratici
nella scelta dei propri collaboratori, «c’è un elevata
percentuale (54%) che considera la meritocrazia come
il fattore meno soddisfacente e il processo di selezione
adottato resta quello della conoscenza diretta e della
segnalazione da parte dei conoscenti». Insomma, l’orientamento
verso la meritocrazia sembra più «tecnico che
pratico».
Ancora prima di affacciarsi sul mondo del lavoro, i giovani
trovano peraltro un percorso didattico e formativo rivolto
«verso un modello di mercato che non c’è più, quello
manifatturiero».
I giovani di Confcommercio, spiega il presidente Galimberti,
chiedono dunque un’attenzione particolare al sistema
educativo e tracciano quattro obiettivi: qualificare il
sistema dell’istruzione, allineandolo agli standard europei,
ripensare la formazione superiore che oggi soffre di
un’impostazione legata a modelli industriali ormai sorpassati;
eliminare le barriere al sistema meritocratico che
ingessano il mercato del lavoro e, infine, favorire politiche
attive che supportino e accompagnino la nascita e il consolidamento
di nuove imprese». E secondo il parere di Galimberti,
i primi provvedimenti sulla scuola della Gelmini
rappresentano «un buon inizio che va verso la direzione
di occuparsi del problema». «La riforma mi piace - afferma
il presidente dei giovani imprenditori di Confcommercio
- e sono assolutamente d’accordo».
LAURA CAPUTO (da www.lasicilia.it)