RAPPORTO PIL-ISTRUZIONE. La ricetta Confcommercio: investire in capitale umano
Data: Domenica, 21 settembre 2008 ore 01:10:27 CEST
Argomento: Rassegna stampa


ROMA. Investire in capitale umano, perché con tre anni di istruzione in più il Pil italiano crescerebbe di un punto. E’ questa la priorità indicata dai giovani imprenditori di Confcommercio che hanno dedicato un forum proprio all’emergenza educativa. «Se l’Italia riuscisse ad alzare di tre anni medi l’istruzione della popolazione, il tasso medio annuo di crescita del Pil potenziale e, quindi, quello effettivo, aumenterebbe di quasi l’80%, passando dall’insoddisfacente valore di 1,3%-1,5% di oggi a un più europeo e moderno 2,3%-2,7%», si legge nel rapporto dell’associazione.

Scuola fatta a modello di un sistema economico ormai sorpassato e barriere alla meritocrazia nell’ingresso nel mondo del lavoro. Sono questi, secondo Confcommercio, i principali difetti del sistema formativo e occupazionale italiano. Le barriere alla meritocrazia, si legge nel rapporto, sono confermate da come, nell’accesso a un posto di lavoro «sia ancora fortemente dominante il sistema della cooptazione». Infatti, se il 91% dell’attuale classe dirigente in Italia afferma di utilizzare criteri di selezione meritocratici nella scelta dei propri collaboratori, «c’è un elevata percentuale (54%) che considera la meritocrazia come il fattore meno soddisfacente e il processo di selezione adottato resta quello della conoscenza diretta e della segnalazione da parte dei conoscenti». Insomma, l’orientamento verso la meritocrazia sembra più «tecnico che pratico».

Ancora prima di affacciarsi sul mondo del lavoro, i giovani trovano peraltro un percorso didattico e formativo rivolto «verso un modello di mercato che non c’è più, quello manifatturiero».

I giovani di Confcommercio, spiega il presidente Galimberti, chiedono dunque un’attenzione particolare al sistema educativo e tracciano quattro obiettivi: qualificare il sistema dell’istruzione, allineandolo agli standard europei, ripensare la formazione superiore che oggi soffre di un’impostazione legata a modelli industriali ormai sorpassati; eliminare le barriere al sistema meritocratico che ingessano il mercato del lavoro e, infine, favorire politiche attive che supportino e accompagnino la nascita e il consolidamento di nuove imprese». E secondo il parere di Galimberti, i primi provvedimenti sulla scuola della Gelmini rappresentano «un buon inizio che va verso la direzione di occuparsi del problema». «La riforma mi piace - afferma il presidente dei giovani imprenditori di Confcommercio - e sono assolutamente d’accordo».

LAURA CAPUTO (da www.lasicilia.it)







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