ANTONIA POZZI, L'IMMAGINARIO RELIGIOSO
Data: Sabato, 20 settembre 2008 ore 17:47:55 CEST
Argomento: Redazione




L’inverno a cui si era abbandonata era l’inverno che le era cresciuto dentro». Eppure la Dobner rintraccia nelle delicate poesie - snobbate da alcuni, salvate da Vittorio Sereni, elogiate da Eugenio Montale - una disposizione naturaliter religiosa tanto da dare al titolo All’altra riva, ai prati del sole (da testi della Pozzi per indicare l’aldilà) il sottotitolo «L’immaginario di Dio in Antonia Pozzi». Dio non è spesso citato dalla poetessa, ma è presente in una ricerca continua di una dimensione spirituale (la foto che la rappresenta di più è di lei in montagna, nel ’37) e la copertina del libro la ritrae sui monti. Due i luoghi che le erano più cari, Milano (genealogia materna), Pasturo (genealogia paterna).
Viveva a Milano in un palazzo liberty dell’alta borghesia e intanto scriveva dell’eco trovato nel vuoto e nel silenzio.
L’insegnamento in una scuola tecnica periferica la farà maturare, ma è a Pasturo, luogo di vacanze, che la sua anima si rasserena un poco. In una lettera a Remo Cantoni scrive che ad ogni ritorno a quei muri «fra queste cose fedeli e uguali, di volta in volta ho chiarificato a me stessa i miei pensieri, i miei sentimenti». Ma tutto è concentrato secondo la Dobner in un punto di rottura. Non è solo l’amore per il proprio insegnante, osteggiato dalla famiglia, a straziarla, è «un’emotività sofferente». È «la paura dello scorrere del tempo». Da tutto questo si difendeva con la poesia: «E vivo della poesia come le vene vivono del sangue». Antonia giovane vivrà altri amori che subito ricadono nel passato. Scriveva a 17 anni: «Oh, le parole / prigioniere / che battono battono / furiosamente / alla porta dell’anima / che a palmo a palmo / spietatamente / si chiude» («La porta che si chiude»). Ad un certo punto della sua vita è convinta di aver avuto vicino un angelo, e l’esperienza si ripete. Ipersensibile com’era, e critica, ne viene turbata e insieme rassicurata. Ad Assisi si immagina morta: «ponendomi sul cuore / come fiori / morti / queste mie stanche mani / chiuse in croce». Nota la Dobner che in lei predomina sempre il fenomeno dell’introversione. Per Antonia l’anima esiste e spesso la cita.
(Nel pieno della disillusione: «niente era vero ed eterno come la vita della mia anima»).
Scriverà: «Quando tutto, ove siamo, è buio ed ogni cosa duole e l’anima penosamente sfiorisce, allora veramente ci sembra che ci sia donato da Dio chi sa sciogliere in canto il nodo delle lacrime e sa dire quello che a noi grida, imprigionato, nel cuore». Nota la Dobner che Antonia cerca ma non trova e sperimenta Dio. Ma, al suo amore scriveva: «quand’io parlavo di Dio / mi toccavi la fronte / con lievi dita e dicevi: ­Sei più bella così, quando pensi / le cose buone -». E ancora: «Io non devo scordare / che il cielo fu in me. Tu / eri il cielo in me».
In ultimo, Antonia scriveva: «Signore, per tutto il mio pianto / ridammi una stilla di Te, ch’io riviva». E poi: «Signore Iddio / fuori di Te non c’è salvezza, / lo so»: un bellissimo libro, ricco di fonti dirette ad ogni pagina, dove ogni testo è commentato limpidamente, su Antonia Pozzi (1912­1938), libro intelligente e mai morboso, rispettoso, di una carmelitana che ha scritto su altre donne speciali, come Marìa Zambrano e santa Teresa di Lisieux.
Cristiana Dobner
ALL’ALTRA RIVA, AI PRATI DEL SOLE
Marietti 1820. Pagine 124. Euro 16,00





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