La sinistra é per tre mentre la destra é per un solo maestro. Un'idiozia tutta italiana.
Data: Mercoledì, 17 settembre 2008 ore 19:05:42 CEST
Argomento: Opinioni


Sabino Acquaviva (Padova, 1929) è un sociologo, giornalista e scrittore italiano.

 

 

È considerato tra i maggiori studiosi dei problemi dell'esperienza religiosa.Professore di sociologia presso la facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Padova, ne è stato preside dal 1977 al 1978 e direttore del dipartimento di sociologia dal 1985 al 1988.Ha pubblicato più di trenta volumi e quasi centocinquanta pubblicazioni scientifiche e culturali; ha diretto la struttura cultura della RAI, collaborando a numerose trasmissioni televisive, tra le quali La notte della repubblica di Sergio Zavoli, di cui ha steso lo schema iniziale delle puntate. È considerato uno dei cento studiosi che nel mondo negli ultimi cento anni si sono occupati dello studio scientifico dell'esperienza religiosa.

 

 

 

 

Dal sito La Gazzetta del Mezzogiorno

 

 

di SABINO ACQUAVIVA

 

 

 

Dunque, ritorna il maestro unico e se ne parla fino all'esaurimento. Ma è' un bene o un male? Purtroppo, come in molti altri casi, sembrano più importanti le questioni economiche che le altre. Ma sapete cosa mi è venuto in mente sentendo parlare del problema e delle relative decisioni? Ho ricordato don Milani e la scuola di Barbiana. Dietro c'era un'intera cultura, anche politica, un mondo che s'interessava alla promozione e formazione, anche culturale, dei bambini, soprattutto se vivevano in famiglie in difficoltà di ogni tipo.
Ci si rendeva conto che la figura di un maestro o di una maestra era importante per difendere e aiutare a crescere la personalità dei più piccoli. Era un riferimento importante che in un mondo ingiusto e difficile li aiutava a crescere. Spesso il maestro era un simbolo e un richiamo per dei piccoli che vivevano in famiglie disagiate in cui padri e madri non riuscivano a svolgere i loro compiti, ad essere tali.
Dunque, il maestro aveva funzioni culturali, psicologiche, di difesa della personalità di piccoli ancora fragili che ricorrevano al maestro anche perché compensava le debolezze costruite nell'ambito familiare, degli amici, delle istituzioni con cui il bambino veniva a contatto e doveva confrontarsi.
Ma oggi la situazione è veramente differente?
In seguito, non ricordo da chi e quando, la figura carismatica del maestro è stata frantumata, il bambino ha smesso di avere un'immagine istituzionale di riferimento chiara e precisa.
Si disse che era un progresso ma, francamente, non era così e l'operazione era soltanto parte di un processo di disintegrazione delle strutture scolastiche su cui sarebbe interessante riflettere e di cui paghiamo ancora le conseguenze.
A questo punto, mi domando perché la filosofia della didattica, la figura del maestro che ne derivava, il valore anche politico della scuola, si siano poco a poco perduti.
Qualcuno sostiene che il disordine e il caos attuali derivano dal solito "'Sessantotto" . In realtà, dietro quanto è accaduto, dietro dei generici giudizi al posto del voto, dietro la perdita di autorità e di importanza dei docenti, dietro il bullismo dilagante e devastante, dietro altri fenomeni di questo tipo, mi sembra semplice e semplicistico ricorrere all'immagine sessantottina.
Piuttosto bisogna dire che è cambiata la società, è mutato in profondità l'atteggiamento verso l'autorità, è subentrato un notevole scetticismo culturale, si è fatta luce una consistente crisi dei valori civici e della religione, e via dicendo.
La sostituzione del maestro unico con la solita equipe di specialisti è stata dunque il risultato di riflessioni banalmente tecniche unite all'incapacità di cogliere l'importanza  psicologica di quella figura in una società come la nostra.
La sostituzione con un insieme di persone con caratteristiche differenti a una figura carismatica mi sembra aver avuto conseguenze abbastanza negative, ostacolando nei piccoli la formazione di alcune sicurezze di base, della coscienza dell'autorevolezza di alcune figure, soprattutto di una figura la cui presenza diventava ancora più importante mentre si indeboliva quasi drammaticamente quella del padre.
Ma allora e in conclusione, riproporre il maestro unico è una scelta di destra o di sinistra? Progressista o conservatrice?

 

 

Naturalmente, né di destra né di sinistra, anche perché queste due parole hanno perso gran parte del loro significato. Certo non sono più i tempi della scuola di Barbiana, ma forse pensare a un maestro unico è una maniera di essere moderni, elastici, empirici, concreti, di largo respiro, capaci di pensare alla formazione della personalità dei bambini e non soltanto all'informazione.
Rimane il problema degli 87 mila maestri che sarà difficile reimpiegare nella scuola, anche se esistono molte, interessanti ed utili possibilità progettuali.
Comunque, dovrà pensarci il governo, ma mi sembra assurdo sacrificare la personalità e la vita di milioni di bambini su un altare che certamente non riguarda il loro futuro psicologica di quella figura in una società come la nostra.
La sostituzione con un insieme di persone con caratteristiche differenti a una figura carismatica mi sembra aver avuto conseguenze abbastanza negative, ostacolando nei piccoli la formazione di alcune sicurezze di base, della coscienza dell'autorevolezza di alcune figure, soprattutto di una figura la cui presenza diventava ancora più importante mentre si indeboliva quasi drammaticamente quella del padre.

 

 







Questo Articolo proviene da AetnaNet
http://www.aetnanet.org

L'URL per questa storia è:
http://www.aetnanet.org/scuola-news-12099.html