Mariastella Gelmini anche quando porta i tacchi sembra sempre che abbia ai piedi le ballerine.
Data: Lunedì, 15 settembre 2008 ore 17:26:07 CEST
Argomento: Opinioni


Dal sito Il Foglio

Mariastella Gelmini nacque a Leno (Brescia) il primo luglio 1973, terzogenita arrivata molti anni dopo Giuseppe (nato il 17 settembre 1953) e Cinzia (10 marzo 1961). La sorella: «Non siamo, come tutti scrivono, gardesani. Siamo originari di.Milzano, un piccolo comune della

bassa bresciana. Qui nostro padre che abbiamo perso da anni, aveva un'azienda agricola. Qui, in una cascina, è nata Mariastella. A Milzano mio padre aveva fatto anche il sindaco. Sindaco dc, e da lui Mariastella ha preso la passione politica. Con lo stesso cuore, gli stessi sentimenti, la stessa determinazione. Siamo una famiglia di origine contadina di sani principi. Anche mia sorella è credente, ma senza mai farne una bandiera. È sempre stata una ragazza che ascolta molto». Sia la mamma che la sorella sono maestre elementari. Il fratello, commerciante, è vicesindaco di Milzano(Pdl). [1]

Bambina all'oratorio, fece le elementari dai preti. La professoressa Maria Nunziata Terzo, che l'ebbe per alunna alla scuola media Luigi Sturzo di Gottolengo: «Le ho insegnato per tre anni l'italiano e la poesia. E con me che ha imparato a fare bellissimi temi, e mi sosteneva quando dicevo in classe di rinunciare all'intercalare dialettale "pota", e di usare i congiuntivi. Maria- stella era la mia passione. Il giorno della Cresima mi ha regalato un vasetto di cristallo, lo conservo come una reliquia, lo guardo ogni giorno. Già da bambina era una donna forte. Era semplice, ma con dei valori. Era sempre concentrata, stretta nel suo grembiule nero. Aveva anche un lato dolce. In classe c'era un bambino down, e allora la scuola non era attrezzata. Lei lo aiutava, gli stava vicino». [2]

Dopo la maturità classica si laureò in Giurisprudenza. Nel 2001 andò a fare l'esame di abilitazione a Reggio Calabria (dove era molto più facile) invece che a Brescia. «La mia famiglia non poteva permettersi di mantenermi troppo a lungo agli studi. Dovevo iniziare a lavorare e quindi dovevo superare l'esame per ottenere l'abilitazione alla professione. La sensazione era che (a Brescia) esistesse un tetto del 30% che comprendeva i figli di avvocati ed altri pochi fortunati che riuscivano ogni anno a superare l'esame. Per gli altri, nulla. C'era una logica di casta, per fortuna poi modificata perché il sistema è stato completamente rivisto. Allora, ad esempio, anche le modalità in base alle quali veniva corretto il compito erano molto opinabili E, allora, insieme con altri 30-40 amici molto demotivati da questa situazione, abbiamo deciso di andare a fare l'esame a Reggio Calabria». [3] .

La passione per Forza Italia risale al 1994, anno della "discesa in campo" di Berlusconi. «Iscriversi a Forza Italia, quando tutti dicevano che era un partito di plastica era un atto coraggioso e trasgressivo. Mi ricordo ancora mia madre che si preoccupava da morire». [4] Convinta come papa Paolo VI «che la politica è la più alta forma di carità», cominciò facendo volontariato nelle sedi azzurre. Roberto Di Caro: «Nel calderone del partito nascente i bravini li iscrivono direttamente al vertice, anche se giovanissimi». Lei però spiega che la gavetta l'ha fatta tutta: «Ho fondato il club nella mia Desenzano, ho scarpinato a cercarmi gli elettori che mi hanno portato al Consiglio comunale, poi alla Provincia, poi alla Regione, la più votata nel mio collegio». Alla Provincia di Brescia fu assessore all'Urbanistica e all'Agricoltura. [5]

Fanno della svolta fu il 2005, quando arrivò in Regione con oltre 17 mila voti (grazie all'appoggio determinante, si disse, dell'ex ministro Prandini). Ritenuta «la cocca di Bondi», chiari: «No, mi sopporta e mi supporta». [6] A presentarla al Cavaliere fu Giacomo Tirabo- schi, di casa ad Arcore in quanto giardiniere di fiducia delle ville di Berlusconi. 17] Portata a Roma come consigliere, dopo appena tre mesi le fu offerto il posto di coordinatore della federazione lombarda di Forza Italia, a quei tempi squassata dalle polemiche interne. Maurizio Giannattasio: «L'ex coordinatore Paolo Romani non parlava né con il presidente della Regione, Roberto Formigoni, né con l'allora sindaco Gabriele Al- bertini». [4]

All'inizio nessuno la prese sul serio, ma i vecchi volponi della politica si dovettero presto ricredere. «Coraggio o temerarietà, il presidente è stato molto generoso con me». Donna, giovane, carina, siamo alle soli-te, mugugnarono nella sede in viale Monza. «Qualcuno, all'inizio. Ma ho avuto l'aiuto di tutti, a cominciare dal mio predecessore». [5] Giannattasio: «Ha dato una sistemata alle correnti che spaccavano FI (laici da una parte cattolici e ciellini dall'altra) ha dialogato alla pa-

ri con Formigoni e Letizia Moratti. E quando c'è stato da sbattere i pugni sul tavolo non ci ha pensato due volte costringendo alla ritirata un veterano come Ignazio La Russa: "Ma come? - ha tuonato durante un vertice per le Amministrative del 2006 - FI è il partito di maggioranza relativa e voi ci chiedete dei sacrifici? Non se ne parla nemmeno". Un paio di imprecazioni in bresciano e La Russa è uscito sbattendo la porta». [4]

NeI 2006 arrivò l'elezione alla Camera, Che all'inizio non parve entusiasmarla: «A Roma mi sembra di stare in collegio, si finisce per vedere le stesse persone, negli stessi ristoranti o alla messa del mercoledì di monsignor Fisichella, padre spirituale anche di esponenti del centrosinistra, come si chiama quella signora dell'Opus dei, ecco Binetti, sì». Specializzata in Diritto amministrativo, all'inizio non aveva intenzione di mollare la professione d'avvocato: «Voglio rimanere economicamente indipendente dalla politica». Uno studio a Brescia e una collaborazione con uno milanese, seguiva soprattutto ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato. [5]

Già lanciata da Marcello Dell'Utri, che intervistato da Lucia Annunziata a In mezz'ora l'aveva indicata come nome del futuro di Forza Italia, il 18 novembre 2007 arrivò l'apoteosi, immortalata accanto a Berlusconi che a Milano, in piazza San Babila, lanciava in piedi sul predellino dell'auto il nuovo partito. [6] «Paolo Bonaiuti nú ha avvertito solo un'ora e mezza prima: "Il presidente ha deciso di annunciare quello che tu sai", il nuovo Partito delle libertà o, come io preferirei, Partito del popolo delle libertà. Ho avuto appena il tempo di fare qualche telefonata, ma la piazza era stracolma e lui ha dovuto fare l'annuncio prendendo il primo microfono che aveva vicino. Sono rimasta in silenzio dieci secondi, poi mi sono detta: Finalmente!». [5]

A quel punto la Gelmini è finita al centro dell'attenzione. Di Caro: «Stile inappuntabile. Toni pacati. Tutta casa, palestra e partito. Ecco chi è Mariastella Gelmini. La nuova star del Cavaliere. Non sventola le autoreggenti come promo di Forza Italia. Non dà di matto quando incrocia una trans comunista nel bagno di Montecitorio. Veste inappuntabile e un po' low profile, da avvocatessa trentaquattrenne single qual è. In un partito pieno di personaggi sopra le righe, lei, Mariastella Gelmini, è l'aristotelica "aurea medietà". Cioè piedi per terra e senso della mediazione, in fondo "non è mica un delitto andar d'accordo con tutti"». [5] Marianna Rizzini: «Anche quando porta i tacchi lo fa tacitamente, e sembra che abbia sempre ai piedi le ballerine, e va in palestra a fare aerobica ma non sfoggia un'allure palestrata». [8]

Alla vigilia delle elezioni, è stata l'unica donna seduta al «tavolo dei sette», quello che a Roma ha scelto le candidature del Pdl. [4] Al momento di varare il suo

quarto governo, Berlusconi l'ha nominata un po' a sorpresa ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca. Dovendola presentare al grande pubblico, Massimo Gramellini e Mattia Feltri la descrissero cosi: «Organizzatrice efficiente, obbediente e d'aspetto gradevole. Cattolica col crocefisso sotto il foulard, non crede alle quote rosa ma alle quote grigie, "intese come materia cerebrale". Del nuovo sindaco di Roma Alemanno ebbe a dire che era bravo soprattutto a farsi clientele al Sud. Spiegò anche che Berlusconi era traumatizzato dal politico sciatto della Prima Repubblica. "Lui la pensa alla greca: kalos kai agates". Bella e valorosa come da citazione classica, la neoministra dell'Istruzione ha lo sguardo della supplente che ti frega; rivelandosi poi più tosta della prof che era chiamata a sostituire (nella fattispecie Letizia Moratti)». [9]

L'8 febbraio 2008, a governo Frodi già caduto, aveva depositato una proposta di legge delega il cui secondo paragrafo era dedicato a scuola e università. Obiettivi cardine: abolizione dei debiti formativi, chiamata diretta dei docenti da parte dei presidi, finanziamenti all'università in base alla valutazione dei risultati da parte di una commissione esterna al mondo accademico, privatizzazione degli enti di ricerca. Concetto centrale: agevolare la «diffusione e l'attuazione concreta nella società italiana dei principio del merito». [10]

Appena arrivata a viale Trastevere, i giornali sono andati a chiedere cosa pensasse della sua nomina la sorella maggiore Cinzia, maestra alla scuola elementare "Angelo Canossi" di Pontevico e sindacalista della Cgil. «Con lei è difficile litigare: anche quando può nascere qualche contrasto, cerca sempre di sdrammatizzare i toni, e magari con una risata supera ogni dissidio. E sono convinta che sarà così anche da qui innanzi. Perché sia io che Mariastella non siamo ideologiche. Continueremo a parlare di scuole più che mai, sono certa che ascolterà me come potrebbe ascoltare chiunque lavori in questo campo e abbia di mira innanzitutto che i cittadini abbiano un servizio di qualità. A noi interessa che in Italia ci sia una scuola vera, una scuola seria che risponda alle esigenze di tutti». [11

A giugno illustrò i suoi programmi alla commissione cultura della Camera: «Gli stipendi dei docenti vanno adeguati alla media Ocse. Lo scontro politico resti fuori dalla scuola. Non intendo cancellare ciò che di buono i precedenti ministri hanno fatto». Poi, il riferimento al merito: «La scuola deve premiare gli studenti migliori. Il merito non è una fonte di disuguaglianza, al contrario.

Oggi la società italiana ce lo dicono i dati statistici, è immobile. I1 figlio dell'operaio è, drammaticamente, condannato a sua volta, e se è fortunato, a fare l'operaio». Per rafforzare il concetto, si spinse a citare le parole di Antonio Gramsci nei Quaderni dal Carcere: «Occorre persuadere molta gente che anche lo studio è un mestiere, e molto faticoso, con un suo speciale tirocinio...». Quindi il riferimento al Mezzogiorno, «dove i bassi livelli di apprendimento, la povertà e il degrado sociale rappresentano un male da estirpare». [111burocrazia. «La scuola ha una normativa farraginosa, bizantina. È ridicolo prendersela con il ministro di turno al di là dell'appartenenza politica. Il problema sono le risorse. È giusto che i cittadini sappiano che il 97 per cento del bilancio dell'Istruzione è fatto di personale e in queste condizioni il sistema non può reggere. E sciocco difendere lo status quo». [12] Insediata da poco più di un mese, ha presentato un piano di taglio di 148 mila posti di cui 101 mila insegnanti e 47 mila amministrativi e ausiliari: il 15 per cento dei 990 mila addetti del settore, taglio particolarmente incisivo per il personale non insegnante (un quinto dei 250 mila addetti) e molto consistente anche per i docenti (-13,5). A complicare le cose, l'anomala distribuzione territoriale del personale: il Mezzogiorno ha il 24,5% degli abitanti e il 30% degli insegnanti e del personale non docente; nelle isole 11,5% della popolazione, 16% degli insegnanti, 13,6% dei non docenti. Inevitabile che la cura dimagrante interessi soprattutto Mezzogiorno e isole. [13]

Dopo un suo intervento del 23 agosto a Cortina, l'hanno accusata di aver detto che i docenti che insegnano negli istituti del Sud abbassano il livello della nostra scuola. Ha spiegato: «Mi riferivo ai dati delle indagini Ocse-Pisa sui livelli di apprendimento degli studenti italiani che vengono effettuate ogni due anni. E l'Italia non ne esce bene. I numeri evidenziano con chiarezza che una difficoltà maggiore delle scuole del Sud rispetto a quelle del Nord sia nei livelli di apprendimento relativi alla lettura, alle scienze ed alla matematica. Quindi è la scuola a mancare di una forte progettualità e a registrare nel complesso un gap rispetto al Nord. Ritengo quindi che la scuola del Sud vada aiutata a migliorare rispetto ai livelli di apprendimento degli studenti». [14]

Subito i giornali sono andati ad intervistare la professoressa Terzo, siciliana. «Sono rimasta allibita, mi sono sentita ferita come donna e come insegnante». Poi però s'è capito che la ministra l'aveva chiamata al telefono e s'erano spiegate. [2] Vedendola impegnata nella battaglia in nome del merito, molti si sono scandalizzati quando s'è saputa la storia degli esami d'abilitazione a Reggio Calabria. Qualcuno ne ha invocato le dimissioni. [15] Gian Antonio Stella: «Anche chi condivide le scelte sul grembiule, sul sette in condotta, sull'imposizione dell'educazione civica e perfino sulla necessità di mettere mano con coraggio alla scuola a partire da quella meridionale, non può che chiedersi: non sarebbero battaglie meno difficili se perfino chi le ingaggia non avesse cercato la scorciatoia facile?». [161

la: «Si sta impegnando a fondo per rilanciare la scuola avendo come primo obiettivo quello di fornire agli studenti un'educazione di qualità». [18] Rodolfo Sala: «Fosse un'altra, Berlusconi forse avrebbe già almeno meditato di mollarla. E invece la difende: a spada tratta, e a costo di far scricchiolare il solido legame con Bossi». [19]

.Quanto alla vita privata, quelli che per mestiere dovrebbero scovarne le magagne hanno avuto finora poche soddisfazioni. Fama di single incallita, ha avuto una storia col deputato forzista Giuseppe Romele, 22 anni più vecchio, col quale è rimasta in rapporti di grande amicizia. Diceva lo scorso dicembre: «Si, sono single, ma spero le cose cambieranno. No, nessun devastante dramma d'amore alle spalle». [5] Di recente la stampa specializzata ha pubblicato le foto di un suo bacio con quello che si dice essere il suo fidanzata, l'imprenditore bergamasco Giorgio Patelli. [19] La passione per Vasco Rossi sembra essere il suo unico vizio. Per dire: non ha mai fumato «neanche una sigaretta». [4] Massimo della stravaganza: l'amore per la caccia. [6]







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