PREMIO SALUTE AI BIDELLI SEMPRE AL LAVORO
Data: Luned́, 15 settembre 2008 ore 08:27:09 CEST
Argomento: Comunicati


UNA CURIOSITA'  DI QUALCHE MESE FA---
 
 
SCUOLA: “Se non ti ammali ti premio”
         
                 CONTRATTO INTEGRATIVO AL LICEO SCIENTIFICO EINSTEIN
  Premio salute ai bidelli sempre al lavoro
    L’accordo prevede un bonus di 300 euro per chi non supera le 6 assenze annue
di GIORGIO GUAITI
-Milano-
 TRECENTO EURO lordi all’anno se non si superano i 6 giorni complessivi di assenza.
Un “premio presenza” un compenso per il lavoro in più fatto mentre altri colleghi sono in malattia,ma anche uno strumento di lotta all’assentesmo.
Succede al liceo scientifico Einstein,dove il contratto integrativo di istituto prevede,per il personale ATA( amministrativi,tecnici e ausiliari),alcuni incentivi alla riduzione delle giornate di assenza.
In realtà la formula usata è quella della retribuzione compensativa per  lo svolgimento del lavoro in più derivante dall’assenza di altri colleghi,ma di fatto il”premio” è legato a un numero massimo di assenze consentite.
Nel caso del personale amministrativo(gli impiegati della segreteria)si tratta di compensi fofettari di 200,150 e 100 euro annui che gli assistenti amministrativi possono ottenere non superando ,
rispettivamente, i 6,i 25 e i 40 giorni di assenza annuale.
Cifra unica invece per gli assistenti tecnici,che,per compensare lo svolgimento del lavoro dei
colleghi assenti possono ottenere 150 euro se nel corso dell’anno scolastico non supereranno a loro volta i 25 giorni complessivi di assenza.
Infine i collaboratori(vale a dire i bidelli) ai quali va un “ bonus presenza” più alto,ma legato a un numero di assenze minimo:300 euro se non si sperano i 6 giorni di assenza.
LA PROPOSTA ha subito provocato perplesssità e proteste  da parte di alcuni bidelli,che la interpetravano come una sorta di penalizzazione per i dipendenti che per ragioni di salute,si vedono costretti a fare più assenze di altri.
“In questo modo-dicevano-viene a mancare la libertà di ammalarsi,si penalizza chi non sta bene e si finisce per costringere a venire al lavoro anche chi è in precarie condizioni di salute”.
Diametralmente opposta l’interpretazione fornita dalla scuola: nessuna penalizzazione perché non vengono detratte somme dallo stipendio di chi si assenta molto,ma viene aggiunto “un bonus”a chi è quasi sempre presente.
E,ovviamente, nessuna limitazione della libertà dei dipendenti,che possono ammalarsi e assentarsi entro i limiti previsti dal contratto nazionale,senza subire la minima decurtazione di stipendio.Ed è stata questa alla fine l’interpretazione che ha prevalso,tanto è vero che l’accordo è stato sottoscritto dai rapprentanti delle Rsu ed è entrato in vigore.
RESTA DA VALUTARE l’efficacia dell’accordo.Se-come rilevano alcuni sindacalisti-si tratta sostanzialmente di una forfezzazione del compenso per il maggior carico di lavoro provocato dalle assenze altui,il meccanismo può funzionare.
E,ugualmente,se l’intenzione  è quella di offrire una sorta di premio di produzione a chi è più assiduo e costante nella presenza sul posto di lavoro,l’obiettivo può essere raggiunto.
Molto più difficile invece che un incentivo di questa portata abbia una incidenza sul tasso di assenteismo complessivo della scuola.
Se qualcuno,purtroppo,non gode di buona salute non la ritroverà certo per ottenere il “bonus”.
Ma tanto meno sarà possibile,con meno di un’euro al giorno,cancellare la vocazione alla malattia di eventuali assenteisti cronici.







I SINDACATI NELLA SCUOLA ASSENTEISMO MINIMO
Il premio  presenza? Un sistema già sperimentato,ma non funziona
-Milano-
“E’UN TIPO di incentivo noto,ma che in genere non ha dato buoni risultati.Tanto è vero che molte scuole,che lo avevano adottato,lo hanno abbandonato “.
Leonardo Donofrio, presidente dello IUniScuola,boccia il “premio presenza” come strumento per ridurre le assenze del personale non docente.
“Il problema delle assenze-spiega-fra il personale di ruolo è quasi inesitente . Riguarda essenzialmente il personale precario,che spesso è impegnato per lavoro a Milano,ma con la famiglia a centinai di chilometri di distanza.Il che significa avere problemi familiari che non si risolvonocerto con due o trecento euro lordi all’anno.Se si calcola che da quella cifra va dedotto un 25-30 per cento di tasse è chiaro che l’incentivo non può funzionare.”
“Le risposte-aggiunge-devono venire da altre iniziative,come la stabilizzazione del precariato, ma anche,per cominciare,dalla defiscalizzazione degli straordinari e degli incentivi,che almeno renderebbe più appetibile il “premio”.
Prima di tutto –prosegue-va però ricordato che il comparto scuola,all’interno della pubblica amministrazione è quello che registra il tasso di assenteismo più basso, nonostante i carichi di lavoro.
In media ogni scuola vede impegnato un bidello ogni due classi e mezza e i ritardi nelle nomine sui posti vacanti finisce per creare una situazione che vede ogni scuola senza bidello per 50 giorni all’anno.E queste sono assenze non imputabili al personale”.
E SULLA SCARSA incidenza dell’assenteismo nel settore scolastico concorda anche Pippo Frisone ,responsabile  dell’ufficio vertenze della Cgil Scuola.
“ I dati della Ragioneria generale dello Stato-spiega-attribuiscono all’intero comparto scuola una media di 11 giorni di assenza all’anno per ciascun lavoratore,contro i 16 giorni della Presidenza del Consiglio dei ministri, i 15 dei dipendenti ministeriali e i 13 del Sistema sanitario nazionale”.
“ Ad ogni modo-aggiunge-il meccanismo del “premio presenze” è in realtà molto diffuso negli altri settori della pubblica amministrazione,meno nelle scuole,anche se qualche istituto lo ha adottato”.
“Infine –conclude Frisone-va ricordato che proprio nel personale non docente delle scuole si riscontra una presenza partcolamente alta di dipendenti invalidi o comunque assunti con riserva e limitazione delle mansioni.Il che comporta un maggiore tasso di assenze”.
IL COMMENTO
Sarebbe meglio punire chi sparisce senza validi motivi
Ippolito NEGRI
UN TEMPO nelle fabbriche si diceva che il salario era una variabile indipendente.I risultati si sono visti.Da qualche anno la pubblica amministrazione che prima garantiva “il posto”ma uniformava tutto (appiattendo verso il basso) ha scoperto gli “incentivi” per i dipendenti.
Dovrebbero cioè essere premiati i migliori.In molte occasioni vengono distribuiti a pioggia prescindendo dal merito.Tra le varianti possibili arriva ora questo “premio alla salute”.Un tentativo per cercare di porre un freno all’assenteismo.
Ma possibile che in  questo Paese debba essere oggetto di premio chi semplicemente fa il proprio dovere?Ammalarsi ed essere tutelati nella malattia è un diritto.
Non abusarne è un dovere.Il vero premio a chi si impegna dovrebbe essere la punizione di chi abusa dei diritti.Ma solo a pensarlo si rischia la scomunica


   








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