PRECARIATO DELLA SCUOLA: A CHI E’ CONVENUTO CREARLO?
Data: Lunedì, 15 settembre 2008 ore 00:05:00 CEST
Argomento: Opinioni


PRECARIATO DELLA SCUOLA: A CHI E’ CONVENUTO CREARLO?


I precari della scuola. Un esercito di laureati in attesa, da anni, di un posto stabile di lavoro. Gente che si è fatta il mazzo in giro per l’Italia. Sballottata di qua e di là, senza requie. Perché? Perché nella scuola si è creata, volutamente, tutta questa marea di precari, quelli quasi senza diritti, sempre gli ultimi arrivati in tutti gli istituti, quelli che si tengono l’orario che trovano e le classi che trovano, quelli senza speranza?
Perché? Proviamo a fare una disamina onesta. Di quella chiara chiara, senza infingimenti. Perché qua i precari della scuola sono stati presi in giro da tutti. E se li prenderà, come li prenderà, in giro anche Mariastella Gelmini, sarà solo l’ultima di una lunga serie.
La verità è che in Italia non c’è stata programmazione. E non si è mai stabilito un raccordo tra mondo dell’università e mondo del lavoro. Cioè per certe lauree come lettere, matematica, lingue straniere, filosofia bisognava dirglielo. Dirglielo, ai futuri precari. Cari miei, voi potete iscrivervi dove volete, ma posto nella scuola non ce n’è. E invece no. Perché i precari convengono. Convengono a tutti. A quasi tutti i sindacati che li “proteggono” e sfornano tessere, alle università che hanno organizzato le SSIS, a tutti quelli che hanno organizzato corsi su corsi per l’acquisizione del titolo di sostegno, o master e corsi di perfezionamento costosissimi per fare ottenere ai supplenti due o tre punti in graduatoria.
I precari sono stati e sono un bacino preziosissimo per tutti. Perché hanno bisogno, di tutti. E dunque precari su precari. La graduatoria di filosofia scorre di uno, due insegnanti all’anno? Non importa, si crea la coda infinita comunque, una sorta di graduatoria dell’immissione in ruolo che non arriverà mai. E i precari sperano. E se ne vanno via, a Milano, a Torino. E poi, tante volte, resisi conto che anche lì, malgrado i sacrifici, indietreggiano invece di avanzare, se ne tornano in Sicilia.
Ecco com’è andata. Il precariato della scuola è servito a tanti. Ora ce ne siamo accorti che la scuola è stata un ammortizzatore sociale sul quale tanti hanno speculato? E allora, cara Gelmini, faccia una cosa: intanto cerchi di assumere tutti questi malcapitati che hanno fatto anni di sacrifici e hanno servito lo Stato italiano. Dopo niente più precariato. O poco, pochissimo. Ma adesso non possiamo sistemare le cose, negando l’immissione a gente che la attende da secoli. Anni e anni di sfascio non si risolvono così, con qualche decreto legge.

Silvana La Porta






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