SCUOLA AL «RISPARMIO»
Data: Domenica, 14 settembre 2008 ore 23:46:49 CEST
Argomento: Rassegna stampa


«Cambierò la scuola media. C’è un deficit di formazione. Servono più italiano, più matematica, più inglese. Ho insediato una commissione che studia la riforma. Voglio farla presto». Il ministro della istruzione, oltre a tagliare cattedre, taglia corto con i progetti di cambiamento suggeriti dal risparmio, senza però coinvolgere la minoranza parlamentare, le associazioni di categoria e i sindacati il cui compito sarebbe solo quello di prenderne atto.

Entro dicembre inoltre si attendono interventi sui curricoli per ridefinire discipline e carichi orario, sia nel sistema dei licei, con un orario massimo di 30 ore a settimana, e sia nei tecnici dove si prevede, oltre alla riduzione dell’orario a 32 ore a settimana, la diminuzione degli indirizzi. D’altra parte la maggioranza che sostiene le scelte ministeriali è robusta mentre affrettata è la procedura che sembra voglia scaricare sulla istruzione il risanamento delle finanze benché venga promesso, in proporzione ai tagli, di pagare meglio i docenti più meritevoli e preparati.

E in attesa di capire quale accorgimento verrà adottato per premiare chi sgobba e non chi, inseguendo magari progettazioni remunerative, marina le lezioni, due singolarità colpiscono: l’annunciata riduzione a 10, delle 70 classi di concorso, e la trasformazione delle scuole in fondazioni.

La prima questione ci pare in stretta contraddizione con quanto finora si è detto relativamente alla preparazione dei professori, perché imbottigliare in sole 10 le attuali 70 abilitazioni significa consentire l’insegnamento anche a chi non è di fatto specialista della materia. Per i contenuti, di cui i nostri alunni già soffrono carenze, sarebbe un mezzo cataclisma e un danno per il paese che pretende cultura e saperi. La questione delle fondazioni poi emerge ancora più perniciosa benché il suo primo proponente sia stato l’ex ministro di sinistra Fioroni.

Con questa formula si prevedono apporti di soldi (ma ne metteranno senza un ritorno economico?) di privati nelle scuole che però al posto del consiglio di istituto avrebbero un consiglio di amministrazione più attento alle entrate che alla didattica anche perché la loro gestione sarebbe controllata più dagli azionisti che dai dirigenti e dalle famiglie mentre i professori rimarrebbero solo a guardare gli accadimenti e pure le bizze dei nuovi padroni.

PASQUALE ALMIRANTE (da www.lasicilia.it)







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