SE DURANTE LA RIUNIONE...UN LAMPADARIO CADE IN TESTA AI PROF DEL SUD
Data: Sabato, 13 settembre 2008 ore 09:30:57 CEST
Argomento: Comunicati


La differenza tra la scuola del Nord e quella del Sud? I lampadari che cadono
 
 
 
  
Scritto da Giancristiano Desiderio da il Corriere del Mezzogiorno,  12-09-2008 08:21
La scuola dove cadono i lampadari in testa agli alunni e ai professori. Ne sono testimone oculare. Nei giorni scorsi all'Istituto statale d'Arte di San Leucio, aula 204, era in corso da circa una mezz'ora la riunione dei professori dell'area umanistica per la programmazione didattica.
La professoressa Ferrucci stava parlando dell'importanza dell'insegnamento della prospettiva e della pittura rinascimentale quando, improvvisamente, uno schianto fragoroso proprio sulla cattedra. Urla, panico, confusione. Per fortuna nessuno ci ha rimesso un braccio, una gamba o la testa. Un miracolo, un caso, un centimetro. Perché la lampada rettangolare — lunga circa settanta centimetri e pesante un paio di chili — ha sfiorato ma non colpito la professoressa che, con uno scatto felino, ha evitato che la lampada le finisse sulla testa. La professoressa ha calcolato bene i tempi e grazie alla prospettiva di Raffaello, e soprattutto al «fattore C», non è finita in ospedale. Ma che cosa accadrà la prossima volta? Sì, perché non è la prima volta che i lampadari cadono sulle teste di alunni e docenti. Lo scorso anno scolastico è accaduto ben tre volte.
 Il ministro Gelmini non ha torto quando fa rilevare la differenza tra le scuole settentrionali e gli istituti meridionali citando i dati Ocse e roba del genere. Chissà se tra i numeri e la statistica dell'Ocse rientrano anche i casi dei lampadari cadenti dell'Isa di San Leucio. Certo, il ministro non può fare direttamente un sopralluogo, ma la Provincia che è tenuta alla manutenzione delle scuole di secondo grado potrebbe fare un salto a scuola. Il preside ha prontamente sempre avvertito tutto l'avvertibile: presidente, assessore, ingegnere, ufficio tecnico, ditta. Ma il risultato non cambia. La cosa funziona così: a inizio anno scolastico si presentano quattro imbianchini e danno una mano di vernice ad alcune aule facendo un lavoro che un tempo si sarebbe detto «a regola d'arte» ma che oggi è senza regola e senz'arte. Per il problema dei lampadari cadenti la risposta è stata: «Ma che possiamo fare? Non li possiamo né togliere né sostituire». Per i professori e i docenti, allora, non resta altro da fare che alzare ogni tanto gli occhi al soffitto e tenere sotto controllo oscillazioni sospette. Proprio come ho fatto lo scorso anno scolastico.
 Quando entravo nella 204 notavo che i ragazzi controllavano con insistenza la copertura dei neon che c'è all'altezza della cattedra. «Ragazzi, che c'è?». «Professore», mi fa Giovanni, «state attento perché il faro vi cade addosso». Alzo la testa e vedo che il lampadario è simile alle parole del Poeta: «Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie». Non cadeva per scommessa. Ha atteso tutta l'estate ed è caduto proprio quando i professori hanno rimesso piede in aula. Li stava aspettando. La vicepreside — un'autorità in materia di lampadari cadenti — mi ha spiegato che tendono a venir giù perché il calore dei neon allenta la chiusura di sicurezza. Tutta la scuola — una scuola che prepara dei buoni «maestri d'arte» — versa in queste situazioni. Se pensate che in ogni aula ci sono dodici lampadari che ricoprono quasi tutta la superficie vi renderete conto che la probabilità di rimanerci sotto è davvero alta. Se lo dite all'Ocse vi darà l'esatta «cadenza».

 
 






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