Recenti ricerche in ambito psicologico hanno
stabilito che il modo di apprendere di ciascun soggetto
è determinato dal proprio stile cognitivo, che si
configura in una tendenza costante e stabile nel tempo a raggiungere
l'obiettivo adottando un insieme di strategie per imparare.
Le ricadute didattiche di un approccio di questo tipo
sono molteplici e se da un lato mettono in crisi suddivisioni
molto rigide, dall'altro offrono nuove possibilità ai docenti che
lavorano in modo trasversale sui saperi e sul modo di accostare
contenuti diversi.
Lo psicologo statunitense Robert Sternberg definisce
gli stili cognitivi come: “… propensioni, preferenze nell'uso
delle proprie abilità; non sono le abilità che possediamo, ma il modo
in cui ci piace e troviamo più comodo usarle. Perciò uno stile
cognitivo non è migliore o peggiore di un altro, ma solo diverso.
….”.
Nello sviluppo degli stili cognitivi interagiscono predisposizione
personale e circostanze ambientali. Non è
escluso che il soggetto possa compiere nel tempo processi compatibili
con uno stile opposto a quello predominante.
Stili
cognitivi e organizzazione della didattica
Partendo da questi presupposti, nel modo
di organizzare le lezioni, nella somministrazione delle prove e nella valutazione
la scuola
dovrebbe farsi carico della contemporanea presenza in classe di
diversi stili cognitivi. Si va verso la moltiplicazione delle tipologie
di prova, come nel caso dell'esame di Stato; per
altri versi, però, si va verso una loro standardizzazione che
privilegia ancora uno stile cognitivo analitico, come, ad esempio, il
dilagare delle prove a risposta multipla.
Sternberg
e le tre intelligenze
Nel libro che lo ha reso famoso a livello mondiale, Le
tre intelligenze: come potenziare le capacità analitiche, creative e
pratiche, Sternberg illustra la sua teoria triarchica
dell'intelligenza. L'impianto teorico di questa teoria si
basa sul postulato che il pensiero umano sia composto da tre dimensioni
fondamentali:
-
analitica, o pensiero astratto, che corrisponde
alla capacità di giudicare, valutare, scomporre, fare confronti e
contrasti ed esaminare i dettagli
-
creativa, o pensiero divergente, ovvero la
capacità di scoprire, produrre la novità, immaginare ed intuire
-
pratica, o pensiero operatorio, ossia
l'organizzazione e l'abilità di usare strumenti, applicarli,
attuare concretamente progetti e piani mirati ad obiettivi
concreti.
Riconoscere
ed accettare le diversità
Offrendo strumenti per comprendere il funzionamento
dei tre diversi modi di pensare e per identificare le caratteristiche
individuali degli alunni, di fatto Sternberg sollecita gli insegnanti a stimolare
negli studenti il pensiero efficace, che in
ambito scolastico si traduce nell'insegnare ad imparare.
Il libro, infatti, identifica ed illustra in modo sistematico:
-
il significato di “pensare bene”
-
una varietà di strategie che gli insegnanti
possono usare per stimolare a pensare bene
-
le modalità di valutazione della qualità
del pensiero degli studenti.
Adottando questo tipo di didattica metacognitiva, il
primo passo da compiere è riconoscere le diverse abilità degli
studenti, le loro potenzialità accanto ai loro limiti, allo scopo di
mettere in atto efficaci strategie di apprendimento. La
conseguenza di queste valutazioni è un insegnamento non omogeneo, ma che
crea possibilità di scelte e di percorsi diversi in base alle
diverse attitudini cognitive degli studenti. L'obiettivo
della moderna didattica, infatti, è quello di adattare l'insegnamento
alle potenzialità dello studente in modo tale da farle
progredire in modo bilanciato.
Pensare
ad imparare, imparare a pensare
Valutare la qualità del pensiero degli studenti,
riconoscendo in essa una ricca gamma di manifestazioni intellettive,
permette di avviare un processo educativo ricco di spunti
didattici applicabili, con i dovuti accorgimenti, a
tutte le fasce scolastiche. E' evidente, infatti che gli
studenti imparano meglio se pensano in modo efficace a ciò che
studiano, indipendentemente dalla materia o dal suo livello di
approfondimento. Studiare e pensare non sono due entità
distinte e indipendenti.
Nella nostra pratica didattica esiste una tendenza
all'astrazione tipica dell'impianto idealista della
scuola italiana. Col crescere dell'età si privilegia
l'astrattezza degli studi, soprattutto nei licei resta poco spazio per
sviluppare l'intelligenza operativa e, in certi casi, anche quella
creativa. Nel contempo, una lettura riduttiva della teoria di
Piaget porta a favorire gli studi astratti e ad
eliminare, con l'aumentare dell'età degli allievi, gli aspetti
operativi, pratici e creativi che avevano caratterizzato lo sviluppo del
bambino nelle fasi precedenti. Il fatto che il ragazzo sia in grado di
raggiungere progressivamente livelli sempre maggiori di astrazione non
significa che nella didattica si debba accantonare ogni
altro tipo di intelligenza. E così abbiamo laureati che
disegnano come bambini di 5 anni perché per decenni non hanno più
esercitato quel tipo di intelligenza e le abilità ad essa connesse.
Il
costruttivismo
Il riferimento pedagogico di fondo
legato alla teoria triarchica è rappresentato dal costruttivismo, che
identifica la costruzione attiva della conoscenza nel collegamento di
nuovi saperi con i saperi pregressi. Presupposto di questa teoria è l'identificazione
studente = persona attiva. Per sollecitare e
stimolare questa attività, questo orientamento pedagogico si propone di
applicare all'insegnamento criteri:
-
endogeni, che non prevedono insegnamenti
espliciti e diretti
-
esogeni, che prevedono un insegnamento diretto
mediante pratica guidata da feedback
-
dialettici, che riguardano un tipo di
insegnamento cooperativo e per scoperta
Per l'insegnamento costruttivista, altrettanto
importanti sono l'identificazione e lo sviluppo
di strategie metacognitive o di abilità di
autoregolamentazione.
Teoria
triarchica e aperture sul sostegno
Nella teoria triarchica è evidente l'interesse a valorizzare
le forme di intelligenza più trascurate dai sistemi
educativi tradizionali, che troppo spesso attribuiscono
importanza alla sola intelligenza analitica, escludendo aspetti
cognitivi importanti che, per esempio, gli spiriti pratici sanno
immediatamente riconoscere. Ogni alunno possiede una combinazione
irripetibile di intelligenze diverse che, in interazione con il
proprio personale stile cognitivo, costituisce la base del
funzionamento mentale da cui scaturiscono i vari apprendimenti.
E' importante anche considerare che puntare su intelligenza pratica ed
intelligenza creativa mette a disposizione dei docenti strumenti
utilizzabili con successo nella didattica di sostegno.
Superare il modello unico di intelligenza che
comporta l'esclusione di chi non è assimilabile ad esso e riconoscere
pari dignità ai vari stili cognitivi e alle diverse forme di
intelligenza, consente di lavorare per l'integrazione
dei soggetti con difficoltà cognitive e permette il recupero e il potenziamento
delle abilità residue degli
studenti che presentano speciali bisogni educativi.