L'INSEGNANTE: RIDARE UN SENSO A QUESTO LAVORO
Data: Venerd́, 12 settembre 2008 ore 08:48:50 CEST
Argomento: Comunicati


NUOVO ANNO SCOLASTICO, INSEGNANTI ALLA RICERCA DI UN SENSO

Di nuovo primo settembre. Ci prepariamo a questa data, noi insegnanti, con cura quasi maniacale. Dopo giorni e giorni di vacanze, quelle lunghe vacanze che tutti, più o meno tacitamente, ci rimproverano, è il momento di tornare a scuola. La mente si concentra, le energie si coagulano, le forze si rinsaldano, protese ad un unico grande obiettivo: trovare un senso.
Già, trovare ancora un senso a questo lavoro così bistrattato dall’intero universo: la società, le famiglie, i singoli ragazzi ci stimano poco, lo sappiamo, miseri sono i nostri guadagni, smarrita la nostra aura professionale, poco incisiva ormai, in un mondo che vuole tutto facile e senza fatica, la missione di diffondere il sapere. A che serve, oggi, studiare? Io voglio fare carriera presto, in fretta, brillare nel firmamento dello spettacolo, diventare attraente e famosa, e lei, cara professoressa, e il suo amato Dante siete così anacronistici…
Così ci sentiamo sussurrare da mille fantasmi, mentre ci sforziamo di essere rigorosi, ma tutto ci rema indifferentemente contro, il sistema ci preme da ogni parte, la nostra è una merce rara, ormai svalutata, cui cerchiamo vanamente di dare una patina di dignità.
Perché la condizione attuale, e conseguentemente il destino, della pubblica Istruzione è una vexata quaestio su cui si sono sprecati e  si sprecano tutt’oggi e fiumi e fiumi di inchiostro. Ognuno dice, più o meno bonariamente e più o meno in buona fede, la sua: c’è chi se la prende con l’attuale ministro Gelmini e i suoi odiosi tentativi di riforma, chi condanna l’aziendalismo che ha trasformato una vecchia istituzione culturale in una moderna macchina sforna diplomati, chi la vorrebbe più per democratica ancora, dimenticando che non potrebbe esserlo di più, chi ancora lamenta l’innegabile avvilimento morale e materiale in cui versano gli insegnanti, i veri motori della formazione delle giovani generazioni.
E pi c’è chi comincia dettagliate e arzigogolate analisi del rapporto scuola-società, individuando, e certo non a torto, una forte scollatura tra il mondo dell’istruzione e la triste realtà del mondo del lavoro, vedendo così nella scuola né più e né meno che la vecchia donna truccata di pirandelliana memoria.
Ma forse, al di là di tutti i suddetti fattori, una considerazione sorge, semplice semplice, al punto da rasentare la banalità, una considerazione che si nutre, guarda caso, proprio di quell’economia che tanto si vuole tenere lontano dalla formazione dei giovani. La verità è che, diciamocelo chiaro e con coraggio, miei cari operatori della scuola, noi vendiamo una merce preziosa, preziosa sì, ma…solo per noi: è la famigerata cultura, un tempo nutrimento delle menti degli alunni e oggi misera paccottiglia svalutata, dilaniata da una società che si fa una bella risata della persona colta, se il suo portafoglio non è gonfio. E questo, ahimè, i ragazzi lo percepiscono nettamente e chiaramente, e a volte (è solo una mia impressione?) ci guardano con un po’ di commiserazione, mentre tentiamo di trasmettare la bellezza di certe pagine o di certi personaggi.
E’ tutta qui la discrasia: tra quella pepita d’oro nelle nostre mani che si tramuta, nel mondo moderno,  in vile paccottiglia da quattro soldi.
E così ci sentiamo come quel ragazzo che, mimando una famosa canzone di Vasco Rossi, in un improvviso desiderio di celia, scrisse sul muro della sua classe: “Voglio trovare un senso alla versione di latino…ma la versione un senso non ce l’ha.”
E tuttavia speriamo di trovarlo metaforicamente questo senso alla scuola, miei giovani studenti, insieme, noi insegnanti e voi alunni, in un estremo tentativo di salvezza di tutto un sistema educativo. Buon anno scolastico a tutti di vero cuore.

SILVANA LA PORTA






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