L’EMERGENZA EDUCATIVA OLTRE IL GREMBIULE GUERRA
Data: Giovedì, 11 settembre 2008 ore 22:56:23 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Il tempo verghiano in cui Bastianazzo il moccolo non se lo asciugava se prima suo padre non gli avesse detto «soffiati il naso», è oramai definitivamente tramontato. Così come finito è il tempo in cui in ginocchio dietro la lavagna, con il grembiulino magari rattoppato ma fresco di bucato, si doveva scontare, senza discutere, il castigo imposto dal maestro unico, secondo padre-padrone. E chi non ricorda certi scapaccioni, subiti senza fiatare, che lasciavano il segno (la "papula") per l’intera giornata, o certe bacchettate sulle dita, che diventavano violacee d’inverno per chi soffriva di geloni!

Il tempo della memoria trasforma tutto in poesia; ma si può ignorare di che lacrime e di che sangue la Musa grondi? Ministra, lei è troppo giovane per questa memoria. Ma se riflette, capirà senz’altro che i rimedi che Lei propone sono peggiori dei mali che dice di volere eliminare!

Pensare di potere riportare autorevolezza e serietà nella scuola ripristinando l’uso del grembiulino, nero azzurro o bianco che sia, o ripescando dal fondo del passato amarcordiale la figura del maestro unico o, ancora, riproponendo la minaccia del cinque in condotta come deterrente risolutivo per gli alunni ribelli e insofferenti di ogni disciplina scolastica, mi sembrano tutte soluzioni molto epidermiche e di facciata nazionalpopolare, puri efflati emotivi di cui francamente non si sente l’urgenza!

L’emergenza educativa impone ben altro su cui seriamente riflettere. In primis, la consapevolezza storico-critica che gli alunni di oggi sono antropologicamente diversi dagli alunni della scuola di ieri. Così come profondamente è cambiata la società in cui ci troviamo a vivere ed operare insieme, genitori ed educatori. Storicismo giustificatorio d’accatto? No! Solo un dato di fatto oggettivamente irreversibile di cui bisogna prendere atto e da cui bisogna partire per proporre un’ipotesi educativa agli studenti credibile e congruente con i tempi mutati, e tale da aprire i loro cuori alla speranza vera del futuro, alla speranza del cambiamento effettivo di programmi di metodi di valori di motivazioni allo studio che possano promuoverli a protagonisti responsabili e colti di una società più giusta e più eticamente credibile di quella attuale.

Un’ipotesi educativa di tal genere non rivendica né grembiuli né pensiero unico né voti di condotta punitivi, inutile ciarpame ideologico-nostalgico, bensì una riqualificazione del ruolo e della funzione docente (non solo in termini economici), dentro un sistema scolastico che si riappropri del gusto della critica, della cultura vera che sappia riconoscere e coltivare e difendere i valori fondanti della persona umana, dell’umanesimo perenne che è dentro ciascuno di noi e che spetta alla scuola "educare", custodire proteggere e tramandare alle generazioni future.

NUCCIO PALUMBO

ordinario di Italiano e latino nei licei

(da www.lasicilia.it)







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