Come avvicinare le scuole al territorio: L’intervista ad Albonetti: «Ecco come funziona il modello dell’istruzione lombardo»
Data: Mercoledì, 10 settembre 2008 ore 17:31:20 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Il federalismo è una "esperienza fondamentale" per la scuola, una riforma che permette di "gestire competenze e risorse" attraverso l’autonomia. Ne è convinto Roberto Albonetti, dal 2005 a capo della Direzione generale Istruzione, formazione e lavoro della Regione Lombardia.

La Lombardia è stata una delle prime regioni a fare propria l’autonomia scolastica, come stabilito dalla Riforma del Titolo V della Costituzione. Albonetti la definisce una esperienza "più che positiva", e ritiene che proprio il principio dell’autonomia avvicini le scuole al territorio, e permetta loro un collegamento più forte anche con le aziende. Si tratta, spiega, «di un criterio di prossimità al cittadino: se la scuola è gestita a livello locale, si riesce a stare più vicini alle esigenze dei cittadini. E il federalismo è una leva che può aiutare il passaggio tra scuole e aziende. C’è poi da dire che i sistemi regionali spendono molto meno in confronto al sistema nazionale».

Eppure, proprio sul capitolo della spesa, sono molte le critiche arrivate sulla bozza Calderoli. Soprattutto a livello di risorse: il sistema federalista che il ministro dovrebbe presentare a settembre prevede che alcune spese come scuola e sanità vengano finanziate trattenendo una quota delle tasse versate in una singola regione.

Si prendono in considerazione le tre regioni migliori (Lombardia, Emilia Romagna e Lazio) e si calcola quanto è necessario trattenere per far fronte alla spesa. E poi si fa una media fa le tre, e chi riesce a spendere meno versa il resto in un fondo perequativo, che verrà ripartito tra chi spende di più.

«Il problema del fondo perequativo - ribatte Albonetti - è ancora in via di definizione. Ritengo comunque che passare dalla spesa storica al costo standard della prestazione rappresenti un vantaggio per tutti, non uno svantaggio». C’è poi in cantiere l’idea del ministro Gelmini di trasformare tutte le scuole in fondazioni: un principio che porterebbe scuole pubbliche e paritarie sullo stesso piano, in un sistema concorrenziale.

«Dal punto di vista della mia esperienza - spiega Albonetti - gli istituti sono più responsabili rispetto alle scelteche fanno. C’è un percorso nel territorio, e ogni regione ha esigenze diverse. In questo modo c’è una concorrenza tra i diversi sistemi, che può far partire un circolo vizioso. Perché dal punto di vista della spesa, spendiamo tantissimo, ma non c’è una resa pari a quello che spendiamo. Una concorrenza di questo senso può portare a un innalzamento di qualità, a un circolo virtuoso».

C’è il problema anche delle competenze: quanto deve rimanere centralizzato e quanto invece può essere lasciato decidere alle autonomie locali? «Lo Stato - ritiene Albonetti - deve stabilire dei livelli essenziali delle prestazioni, dei meccanismi di apprendimento, e poi il resto della programmazione deve avvenire a livello regionale. Lo ripeto: ogni territorio ha esigenze diverse, e le caratterizzazioni territoriali vanno salvaguardate».

In pratica, l’idea è che lo Stato dia una programmazione minima da rispettare, anche per quanto riguarda i contenuti delle materie scolastiche, e poi lasci alle Regioni la possibilità di decidere tutto il resto, dal modo in cui gli obiettivi vengono raggiunti ai mezzi per raggiungerli. Il rischio, però, è quello di avere un’Italia a due velocità, dove il Sud si trova svantaggiato rispetto al Nord. «Piuttosto - replica Albonetti - ci sarà una concorrenza tra i diversi sistemi: sarà una spinta alle scuole a funzionare meglio, all’interno di un sistema di concorrenza che permetterà di innalzare il livello degli istituti».

ANDREA GAGLIARDUCCI (da www.lasicilia.it)







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