8 settembre: Giornata mondiale per la lotta all’analfabetismo
Data: Mercoledì, 10 settembre 2008 ore 01:55:08 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Analfabeta un italiano su dieci e in venti milioni stentano a leggere, scrivere e far di conto. Catania è la capitale degli «asini»

CATANIA. Oggi, 8 settembre, si celebra la giornata mondiale della lotta contro l’analfabetismo. Secondo l’Unesco gli analfabeti nel mondo sono 750 milioni, due terzi dei quali in Africa. La sorpresa è che l’Africa è anche a casa nostra, in Italia, dove gli «analfabeti funzionali» sono 20 milioni, un terzo della popolazione.

Un dato che lascia di stucco e che comprende non solo i 6 milioni di individui che non hanno mai frequentato la scuola (oltre 782.000) e che non hanno alcun titolo di studio (oltre 5 milioni), ma anche gli analfabeti di ritorno, quelli che hanno conseguito la licenza elementare (oltre 13.600.000), ma che non hanno mai utilizzato le competenze acquisite.

E se non si utilizzano, dicono le ricerche scientifiche in materie, si regredisce di cinque anni. Si ritorna analfabeti, dunque. Di più. Dalle ricerche sul campo condotte da Statistic Canada, su campioni di popolazione tra i 16 e i 65 anni, apprendiamo che le reali competenze degli italiani sono simili a quelle della Sierra Leone: solo il 29% dei nostri concittadini ha capacità di lettura, di scrittura e di calcolo. Una quadro devastante nel quale Catania spicca come la città più analfabeta tra quelle con più di 250.000 abitanti.

Chi è analfabeta non ha gli strumenti per decodificare il mondo e per sapervisi muovere senza farsi usare a proprio danno.

Dati che non sorprendono Santo Gagliano, preside della Petrarca, scuola di frontiera catanese scelta dall’Unione europea, unica in Italia, per sperimentare la Scuola della Seconda opportunità per adulti. «Da anni - dice - l’insegnamento non è fatto in funzione degli apprendimenti reali per cui, posto l’obiettivo comune - per le elementari insegnare a leggere, a scrivere e a far di conto - bisogna perseguirlo tenendo conto delle differenti esigenze e caratteristiche dei ragazzi. La scuola, invece, punta su obiettivi formativi senza legarli ad un uso reale nella società complessa, non utilizza i linguaggi del mondo contemporaneo, ignora quello degli Sms, ignora quelli della multimedialità e non utilizza il computer e questo perché gli insegnanti non sono formati, né obbligati, a farlo. Ma se non si fa questo la scuola attuale non può competere con la televisione.

Anche la dispersione scolastica è recuperata soltanto in termini sociali, ma non scolastici, cioè si riportano i ragazzi a scuola, fisicamente, ma non si includono, non si riesce a conciliare apprendimento, qualità, successo».

Per questi motivi il preside Gagliano si dice contrario al maestro unico, con l’eccezione della prima elementare, perché i ragazzi hanno bisogno di una pluralità di riferimenti. Per questo, contro il parere della ministra Gelmini, si dice favorevole alla compresenza «che è un arricchimento per i più bravi e per i meno bravi che vengono seguiti secondo le differenti capacità». Per questo contesta i compiti a casa alle elementari, «perché li fanno le mamme, le zie, le maestre private e sono volti a fare bella figura.

Invece il bambino deve sperimentarsi da solo, deve fare e imparare sbagliando con l’aiuto del maestro». Per questo nella sua scuola, alle elementari, ha introdotto la lettura pubblica e le gare di lettura a squadre, ha disposto il dettato obbligatorio per tutti dopo la ricreazione, il ritorno alle tabelline a memoria a saltare, insieme all’uso della calcolatrice, e ha sollecitato grande attenzione per la storia perché i ragazzi, obnubilati dalla televisione, non hanno più il senso della successione temporale.

Per questo non crede che l’apprendimento sia accumulo di notizie su notizie e, dunque, contesta i progetti «che non fanno imparare niente e che, per colmo, si occupano della tutela del Panda e non del Cirneco dell’Etna». Per questo è convinto che le scuole per adulti, i centri Eda, così come i centri di formazione professionale, dovrebbero fornire competenze anziché abilità. Cioè non insegnare ad utilizzare una macchina specifica, ma a sapere leggere, in italiano e in inglese, le istruzioni per sapere utilizzare anche quelle che verranno.

«La nostra Scuola della Seconda Opportunità è diventata un modello in Europa perché abbiamo puntato sull’individualizzazione dell’insegnamento, sul recupero delle motivazioni allo studio e sull’acquisizione degli strumenti per leggere il mondo. Il passo successivo sarà aprire la scuola il sabato e la domenica per fare corsi, a partire da quelli di lettura, non per ottenere un titolo di studio, ma per riqualificarsi».

PINELLA LEOCATA (da www.lasicilia.it)

 

 

Alfabetizzazione e Unesco. Correlato a quello dell’istruzione il tema della salute

 

08.09.2008. Oggi si celebra la Giornata mondiale per l’Alfabetizzazione, istituita dall’Unesco nel 1967, che quest’anno dedica una particolare attenzione alla stretta relazione che intercorre tra alfabetizzazione e salute. Questo è il tema scelto per il biennio 2007-2008 nella Decade dell’Alfabetizzazione dell’Onu (2003-2012), nella convinzione che esista un legame indissolubile fra la garanzia di salute e la possibilità di accesso alle strutture scolastiche, e quindi all’alfabetizzazione di milioni di bambini nel mondo.

La Decade è stata adottata durante la 57esima sessione dell’Assemblea generale del 2002, con un piano d’azione internazionale che prevede: adeguamento delle politiche che creino un ambiente favorevole alla partecipazione collettiva locale per l’alfabetizzazione; sviluppo di programmi flessibili ed adeguati alle specifiche necessità; formazione dei formatori; partecipazione della collettività locale; monitoraggio dei progressi nelle differenti regioni.

L’Unesco si sta adoperando per evidenziare l’importanza dell’alfabetizzazione per una società sana, con un forte richiamo alle epidemie e alle malattie trasmissibili, come l’Hiv, la tubercolosi e la malaria, che causano alcune delle più rilevanti pandemie del mondo. Per questo motivo, per il 2008 è stato scelto come motto: "L’alfabetizzazione è il miglior rimedio".

Con riferimento al rapporto tra alfabetizzazione, crescita economica e livello di salute e sopravvivenza, bisogna tener conto che 72 milioni di bambini nel mondo non sono scolarizzati; molti di più frequentano la scuola con irregolarità o l’hanno abbandonata. La maggior parte vivono in Africa e sono bambine. Le cause principali del mancato accesso all’istruzione sono la povertà, la diffusione dell’Aids, le guerre, i pregiudizi culturali.

L’istruzione, diritto fondamentale di ogni individuo, è al centro di ogni processo di sviluppo; l’accesso ad una solida formazione permette agli individui d’acquisire nozioni, saperi e comportamenti indispensabili allo sviluppo del loro potenziale e delle loro capacità. Per i poveri e gli emarginati l’istruzione è indispensabile per il miglioramento delle condizioni di vita.

ANTONINO BLANDINI (da www.lasicilia.it)







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