Immatricolazioni, corsa ai test Prime valutazioni
Data: Marted́, 09 settembre 2008 ore 23:16:02 CEST
Argomento: Comunicati


E mentre si controlla che tutto si svolga secondo le regole, si cerca pure di tracciare un primo sommario bilancio sulla situazione delle iscrizioni, per cercare di capire in che modo si stanno orientando quest’anno le scelte degli studenti per quanto riguarda i corsi di laurea a numero chiuso, e valutare i dati sulle prime immatricolazioni per quelli senza limiti.
Sanità, mèta ambitaA farla da padrone è, ancora una volta, il settore sanitario. Sia le facoltà di medicina e chirurgia sia i corsi delle professioni sanitarie, per le quali le richieste di iscrizioni al test in tutti gli atenei hanno registrato un aumento che varia tra il 4% e il 7% a Torino, Milano, L’Aquila, Roma Napoli e Bari. Anche dalla categoria degli ingegneri, facoltà che in assoluto favorisce l’inserimento lavorativo più rapido ai neolaureati, si riscontrano segnali positivi: il Politecnico di Milano ha registrato un aumento delle aspiranti matricole. Tra questi molti gli stranieri, in crescita del 24% rispetto allo scorso anno, dato che non smentisce la tendenza internazionale che vede i figli di immigrati orientati verso facoltà scientifiche come ingegneria, matematica e statistica. Dati controversi per la facoltà di Agraria che cresce al Nord (+56% all’Università degli studi di Torino e +19% alla Statale di Milano) e cala al Sud (–6,6% alla Federico II di Napoli). Accanto a questi grandi numeri bisogna però tenere conto di un generale calo di immatricolazioni, dopo il picco delle oltre 338 mila immatricolazioni avute nell’anno accademico 2003/04, il numero degli aspiranti dottori è andato progressivamente assottigliandosi verso i 308 mila del 2007. Tale discesa, che si è assestata attorno a un 5% è ascrivibile, più che a un cambio di rotta da parte dei giovani rispetto al percorso universitario, alle attuali tendenze demografiche e, in particolare, alla diminuzione delle classi giovanili.
Matematica sembra in crescita
Un primo sguardo anche ai corsi ad accesso libero, dove si sta iniziando a delineare il quadro delle immatricolazioni, anche se per avere dati definitivi – le iscrizioni in molti Atenei si sono aperte da poco e proseguiranno per tutto il mese – occorrerà attendere i risultati dei test ai corsi a numero chiuso per valutare come si orienteranno le scelte degli esclusi. Alla statale di Milano, per ora, crescono le facoltà cenerentola: lettere e matematica che, a bilancio ancora parziale, aumentano rispettivamente al 24 e 25% rispetto all’anno passato. Intanto, la scuola Normale Superiore di Pisa, nell’ottica di promuovere gli studi matematici tra i giovani, ha offerto a un centinaio di studenti meritevoli la possibilità attraverso seminari e incontri con docenti di approfondire lo studio di questa materia.
Economia a macchia di leopardo
Un’altra valutazione preliminare alla conclusione delle immatricolazioni viene dall’Università Cattolica di Milano che, se da una parte registra un lieve calo per giurisprudenza, scienze politiche e psicologia, ( quest’ultima diminuita del 10% anche a Torino) dall’altra ha all’attivo un dato sorprendente per quanto riguarda i corsi di economia dove a un mese dalla chiusura delle immatricolazioni i posti disponibili sono già esauriti. Risultato differente per l’Università di Torino che, rispetto al settembre scorso, ha visto calare le iscrizioni del 6%. Un risultato in controtendenza rispetto alle statistiche Istat le quali confermano che gli studi in Economia – facoltà a vantare in assoluto il numero più elevato di iscritti – garantiscono un alta probabilità di occupazione soprattutto se per chi proviene da atenei prestigiosi e capaci di offrire ai propri iscritti attività di orientamento e opportunità nel mondo del lavoro, come
stage e tirocini. È certo, ritornando sempre ai dati Istat del 2008 relativi al rapporto tra università e lavoro, che chi, dopo il diploma, decide di proseguire negli studi ha maggiore possibilità di trovare un impiego: la percentuale di disoccupazione, nel periodo immediatamente successivo al conseguimento dell’attestato universitario, scende al 14% per i neolaureati, a differenza di chi non va oltre la scuola secondaria superiore, dove la percentuale di disoccupati è più alta e supera di poco il 18%. Il percorso universitario – almeno fermandoci alle statistiche – si conferma, ancora una volta, una scelta conveniente.











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