La scuola quest'anno comincerà con gli scioperi
Data: Domenica, 07 settembre 2008 ore 20:00:12 CEST
Argomento: Rassegna stampa


La SiciliaLa scuola quest'anno comincerà con gli scioperi.
I tagli decisi dal decreto Gelmini hanno avuto l'effetto di un elettroshock sul malato terminale che è il «sistema istruzione». E hanno provocato la reazione irata dei sindacati e di molti addetti del settore.
Eppure, mentre il dibattito s'infiamma, resta fuori - colpevolmente censurata - la vera grande emergenza che il Paese e la scuola stanno vivendo:
la questione educativa.
Lo ha sottolineato su questo giornale Pietro Barcellona: la classe dirigente italiana non ha alcun progetto educativo
«perché non riesce ad avere alcuna visione del futuro».
Lo scontro fra governo e sindacati sul maestro unico, per fare un esempio, trascura una domanda fondamentale: dal punto di vista educativo, ai nostri ragazzi delle primarie serve di più avere una figura unica di insegnante o una pluralità di specialisti?
A questa domanda nessuno sembra voler rispondere: il ministro Gelmini parte da esigenze di bilancio, i sindacati dalla necessità di difendere posti di lavoro.
Ci aspetteremmo che insegnanti e specialisti dicessero cosa serve di più ai nostri ragazzi, piuttosto che continuare a discutere solo in termini ragionieristici o sindacali.
Dietro il caso scuola non ci sono appena - come nella vicenda Alitalia - migliaia di posti di lavoro in bilico, c'è un Paese intero che rischia di perdere la speranza del futuro.
Altro esempio. L'Associazione nazionale per la lotta contro l'analfabetismo ha diffuso gli ultimi dati sull'Italia, da cui risulta che nel 2007 c'erano nel nostro Paese ben 6 milioni di analfabeti (con Catania capitale fra le città con più di 250 mila abitanti). Sono cifre allarmanti. Ma, sperando di non scandalizzare nessuno, vorremmo ribadire che la questione è molto più grave di quanto i numeri possano mostrare.
Il fatto più preoccupante è che nelle nostre scuole spesso manca un'ipotesi educativa da offrire agli studenti. L'orizzonte dei nostri ragazzi, perciò, in molti casi si ferma a obiettivi concretissimi e meschini: le sigarette, la droga, il cellulare di nuova produzione, la festa del sabato sera. Sembra proprio l'umanità scolastica descritta da Daniel Pennac nel suo «Diario di scuola», in cui gli insegnanti sono condannati a «preparare gli studenti a spingere eternamente il carrello nell'ipermercato della vita».
Aggiungiamo che quando, per un avvenimento imprevisto - tragico o bello che sia - gli studenti chiedono alla scuola un aiuto a uscire dal tunnel dell'ovvietà e del consumismo, ottengono la risposta che i docenti non sono abilitati a offrire ipotesi per una vita più umana. Ed ecco che si capisce ancora meglio perché la vera emergenza del Paese è quella educativa.
La Sicilia
Giuseppe Di Fazio






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