Brunetta: «giro di vite» sulla legge 104. Finalmente si mette mano a uno dei pił usati e abusati mezzi...
Data: Sabato, 06 settembre 2008 ore 10:59:22 CEST
Argomento: Normativa Utile


«Metteremo controlli, limiteremo le linee di parentela per migliorare la qualità dei servizi ai diversamente abili eliminando abusi infiniti», ha sintetizzato Brunetta poco fa in una conferenza stampa «perché sono gli approfittatori e i furbi a far collassare il sistema. C'è chi sfrutta la legge per farsi una settimana, 4 giorni al mese di vacanza».
Ma l'azione del ministro non si fermerà alla circolare: Brunetta intende infatti «predisporre una modifica della legislazione» come parte della "Fase uno" del suo progetto di riforma della P.A, ossia la linea dura (il bastone) prima della "Fase due" (la carota) ovvero la presentazione dei primi 100 casi di uffici e amminstrazioni virtuosi che vanno premiati.
Pubblico impiego: una Circolare del Ministro Brunetta per spiegare l’inspiegabile. 18 luglio 2008 4766 2 I cultori del diritto, l’Italia ne è la culla, sono avvisati: c’è un’innovativa tesi giuridica, elaborata dal Ministro della Funzione Pubblica: la Legge si può interpretare superando “il dato meramente testuale”.
Ovvero non tenendo conto di quanto è stato scritto. Andiamo per ordine. Il Ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta, interviene direttamente, con una circolare “esplicativa” a sua firma, sulle innovazioni introdotte dal DL 112/08.
In particolare, con la Circolare n° 7/08, si è ritenuto necessario fornire “l’interpretazione delle norme soprattutto in relazione alle disposizioni di cui all’art. 71 del decreto”, ovvero sulle assenze per malattia e per permesso retribuito”.
La prima annotazione riguarda la decorrenza delle disposizioni, e questa è una precisazione pleonastica perché l’entrata in vigore il 26 Giugno, ovvero il giorno dopo la pubblicazione sul Supplemento ordinario della Gazzetta ufficiale del 25 Giugno, è un fatto noto.
Prosegue la Circolare evidenziando che l’applicazione del regime “legale”, si riferisce alle assenze che si verificano a decorrere da tale data.
E anche questa sarebbe una precisazione superflua, in uno Stato di Diritto, ma qui forse era necessaria, visto che per quanto riguarda i permessi retribuiti, compresi quelli previsti dalla Legge 104 sulla tutela ed assistenza dei portatori di handicapp, il Decreto prevede effetti retroattivi su quelli già goduti a giorno intero, che verranno ricalcolati ad ore.
Sul punto si registra un intervento della RDB, che con una nota puntualizza: “Prendendo spunto dalle norme contenute nell’articolo 71 del Decreto Legge n. 112/2008 la circolare 2008/106123 emanata il 7 luglio dall’Agenzia delle Entrate modifica in modo sostanziale la disciplina relativa alla fruizione dei permessi retribuiti”. “In particolare stabilisce che i permessi retribuiti di cui all’articolo 46 del vigente CCNL Agenzie Fiscali debbano essere fruiti in modalità oraria.
Ciò varrebbe, secondo la citata circolare, sia per i permessi retribuiti ex articolo 46, sia per quelli che scaturiscono dalla Legge n. 104/1992”. “
Un ulteriore elemento di grave illegittimità consiste nell’aver esteso anche al primo semestre del 2008 la nuova modalità di conteggio dei permessi retribuiti.
E’ del tutto evidente che se il citato articolo 71 rinvia alla contrattazione collettiva la disciplina della materia non può in alcun modo definirne i contenuti per il passato, …su una materia così delicata…”.
La Circolare del Ministro Brunetta, prosegue e ribadisce i concetti già espressi in tema di decurtazione: “ … nei primi dieci giorni di assenza è corrisposto il trattamento economico fondamentale con esclusione di ogni indennità o emolumento, comunque denominati, aventi carattere fisso e continuativo, nonché di ogni altro trattamento economico accessorio”.
Aggiungiamo che la decurtazione si applica sempre e a tutti i singoli episodi di malattia, qualsiasi sia la durata e la frequenza.
Segue una lunga disamina su quale sia da considerare “il trattamento economico fondamentale”, ribadendo, ma non se ne sentiva il bisogno, che questa nuova disciplina non può essere derogata dai contratti collettivi.
Il Ministro ci “segnala” a questo punto che: “ I risparmi conseguenti all’attuazione della norma , costituiscono economie di bilancio per le Amministrazioni dello Stato e per gli enti diversi dalle Amministrazioni statali concorrono al miglioramento dei saldi di bilancio. Secondo la norma tali risparmi non possono essere utilizzati per incrementare i fondi destinati alla contrattazione collettiva”.
Si ammette poi che: “Particolari problemi interpretativi si sono posti (rectius “sono stati posti” nda) in riferimento al comma 2 dell’articolo in questione, il quale stabilisce: Nell'ipotesi di assenza per malattia protratta per un periodo superiore a dieci giorni, e, in ogni caso, dopo il secondo evento di malattia nell'anno solare, l'assenza viene giustificata esclusivamente mediante presentazione di certificazione medica rilasciata da struttura sanitaria pubblica.”
Chiarito che le prosecuzioni della malattia, fanno parte dello stesso episodio “morboso”, disciplina ormai consolidati da decenni, si ripete che al fine dell’individuazione del “secondo” o “terzo” evento, si fa riferimento anche ad assenze di un solo giorno, ma anche questo era chiaro.
Si ribadisce che: “Nei casi sopra visti “l’assenza viene giustificata esclusivamente mediante presentazione di certificazione medica, rilasciata da struttura sanitaria pubblica.
Di conseguenza la norma esclude che: “Nelle ipotesi descritte la certificazione a giustificazione dell’assenza possa esse rilasciata da un medico libero professionista non convenzionato con il Servizio sanitario nazionale”.
In conseguenza di quanto affermato, secondo un normale modo di ragionare, dovremmo concludere che per le malattie inferiori a dieci giorni e per i primi due episodi, sono validi i certificati dei medici non convenzionati, specialisti o meno.
Ma così non è.
Infatti le circolari esplicative di alcune amministrazioni, hanno già precisato che il certificato rilasciato da case di cura private o da medici non convenzionati, non sarà ritenuto valido, in nessun caso.
Questa interpretazione risulta coerente con la prima circolare emanata dal Ministero della Funzione Pubblica in data 4.7.2008.
In realtà l’interpretazione fornita oggi, nasce dal fatto che l’intenzione primaria della Legge, era quella di mandare i pubblici dipendenti ammalati nelle “strutture sanitarie pubbliche”, ospedali e ambulatori, e non dai medici di base, cui chiaramente era riservato il potere di rilasciare la certificazione solo nel caso di malattia inferiore ai dieci giorni e nei primi due episodi morbosi nell’anno.
Era ed è chiaro.
Constatata l’impossibilità tecnica di “punire” in tal modo i pubblici dipendenti, arrampicandosi sugli specchi oleati e con un triplo salto mortale all’indietro, si tenta, con una locuzione degna del miglior teatro pirandelliano di spiegare l’inspiegabile.
Attenzione dunque: “Ciò detto, la lettura della disposizione va operata nel più ampio quadro delle norme costituzionali e dell’organizzazione dell’assistenza sanitaria delineata dal d.lgs. n. 502 del 1992.
Tale ottica conduce ad un’interpretazione che supera il dato meramente testuale della disposizione, per cui deve ritenersi ugualmente ammissibile la certificazione rilasciata dalle persone fisiche che comunque fanno parte del Servizio in questione e, cioè, dai medici convenzionati con il Servizio sanitario nazionale (art. 8 d.lgs. n. 502 del 1992), i quali in base alla convenzione stipulata con le A.S.L. e all’Accordo collettivo nazionale vigente, sono tenuti al rilascio della certificazione”. Mai sentito, o meglio, inaudito: “… supera il dato meramente testuale…”, incredibile.
Insomma per dare una logica alla disposizione, bisogna, traducendo dal burocratese, “non tenere conto di quanto abbiamo scritto nel Decreto”.
Veramente immaginifico.
Ma nella frettolosa marcia indietro, si è scivolati nell’incoerenza, da dilettanti del diritto, lasciando un vulnus nella legge.
E’ lecito chiedere al Ministro: “insomma, come si possono giustificare le assenze inferiori a dieci giorni e i primi due episodi di malattia? … ancora non si sa.
Meglio andare comunque dal proprio medico di base: “ad ogni buon fine” (come si dice in burocratese). La Circolare continua e ignorando che intere Amministrazioni o Uffici, non hanno richiesto nel passato le visite fiscali, nei confronti del Personale, conferma che la visita fiscale è obbligatoria anche nel caso in cui l’assenza sia limitata ad un solo giorno. Anche in sede di conversione rimarrà l’ampliamento dell’orario di effettuazione delle visite.
A tal proposito due annotazioni: la prima riguarda il costo di questa operazione, stante che una visita fiscale anche se disposta per confermare un solo giorno di malattia, costa comunque tra i 35 e i 45 Euro.
La seconda sul fatto che si verifica nella prassi, che la visita fiscale “tempestivamente richiesta” dall’Ufficio, arrivi mentre il malato si trova dal medico curante per la visita e per richiedere il certificato.
Risulterebbe assente alla visita fiscale. In questo caso il dipendente sarà costretto a ritornare dal suo medico, perché attesti che si trovava presso il suo ambulatorio.
Segue una lunghissima disamina dei criteri per l’attribuzione del salario accessorio “di risultato” che sarà corrisposto: “secondo le previsioni dei contratti integrativi vigenti presso le amministrazioni, solo in misura corrispondente alle attività effettivamente svolte ed ai risultati concretamente conseguiti dagli stessi. …
In altri termini, e secondo i consolidati orientamenti della Magistratura contabile,nell’erogazione dei compensi incentivanti deve essere esclusa ogni forma di automatica determinazione del compenso o di “erogazione a pioggia”.
L’ultimo punto affrontato dalla Circolare è la fruizione, o meglio il calcolo dei permessi retribuiti. “Nel caso di fruizione dell'intera giornata lavorativa, l'incidenza dell'assenza sul monte ore a disposizione del dipendente, per ciascuna tipologia, viene computata con riferimento all'orario di lavoro che il medesimo avrebbe dovuto osservare nella giornata di assenza.”
“La norma risponde all’evidente esigenza di impedire distorsioni nell’applicazione delle clausole e delle disposizioni che prevedono permessi retribuiti, evitando che i permessi siano chiesti e fruiti sempre nelle giornate in cui il dipendente dovrebbe recuperare l’orario”.
Questo si è chiarissimo.
La circolare si conclude rimarcando che si è chiusa un’epoca, quella della contrattualizzazione degli Istituti del lavoro, ribadendo che : “Le nuove norme assumono carattere imperativo non potendo essere derogate dai contratti o dagli accordi collettivi”.
Dal non Governo Prodi, siamo passati ad un Governassimo che nella fretta di decidere va anche oltre la realtà, delineando nuovi ed estrosi criteri di interpretazione delle norme.
Oggi girava negli uffici questa battuta: “Gli italiani ora sono tutti contenti: i democratici convinti, perché il Governo Berlusconi ha una forte maggioranza, i meno democratici perché Berlusconi con questa maggioranza fa quello che vuole”.
Giuseppe Di Bella 18.7.2008

- È in una circolare la nuova sfida di Renato Brunetta all’assenteismo.
Tutte le amministrazioni pubbliche devono sottoporre i propri lavoratori a visita medica fiscale anche nel caso di assenza di un solo giorno per malattia.
Le nuove norme sono subito operative e valgono anche per le assenze già avvenute dal 26 giugno scorso in poi (data in cui il decreto 112 è entrato in vigore) secondo quanto riportato nella circolare firmata oggi dal ministro della Funzione pubblica. Nel giro di vite vanno ricordate anche le eventuali decurtazioni dello stipendio.

Il documento stabilisce che il taglio della retribuzione «si applica ad ogni evento di malattia, a prescindere dalla durata e riguarda i primi dieci giorni di assenza». Sulle modalità di certificazione della malattia, si specifica che il terzo «evento di malattia» nell’anno solare e le assenze superiori a dieci giorni debbono essere giustificati «con la presentazione all’amministrazione di un certificato medico rilasciato dalle strutture sanitarie pubbliche o dai medici convenzionati».
La circolare fornisce poi indicazioni alle amministrazioni sull’incidenza delle assenze dal servizio «ai fini della distribuzione dei fondi per la contrattazione collettiva», ribadendo i principi in materia di premialità e chiarendo che «comunque nessun automatismo è consentito nella distribuzione delle somme».
Viene posto in particolare l’accento sulla necessità di valutare l’apporto individuale ai fini di attribuire premi di produttività, di risultato e gli incentivi. Il ministero precisa che la circolare è stata «concordata» con l’Anci (l’associazione dei Comuni italiani) al fine di «chiarire i molti dubbi avanzati dai Comuni».

IL TESTO INTEGRALE DELLA CIRCOLARE PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI DIPARTIMENTO DELLA FUNZIONE PUBBLICA UFFICIO PERSONALE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI SERVIZIO TRATTAMENTO PERSONALE

Alle Amministrazioni pubbliche di cui all’art. 1, comma 2, del d.lgs. n. 165 del 2001 CIRCOLARE N. 7/2008 Decreto legge n. 112 del 2008 – “Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria” – art. 71 – assenze dal servizio dei pubblici dipendenti.

Come noto, con il decreto legge n. 112 del 2008 sono state adottate delle misure normative finalizzate ad incrementare l’efficienza delle pubbliche amministrazioni anche mediante interventi in materia di trattamento del personale.
Considerato che sono pervenuti numerosi quesiti dalle amministrazioni per conoscere l’interpretazione delle norme soprattutto in relazione alle disposizioni di cui all’art. 71 del decreto (Assenze per malattia e per permesso retribuito dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni), si ritiene opportuno fornire delle indicazioni anche nelle more della conversione in legge del provvedimento.
Il decreto legge, pubblicato sul Supplemento ordinario della Gazzetta ufficiale del 25 giugno 2008, n. 147, è entrato in vigore il 26 giugno scorso. Quindi, l’applicazione del regime legale si riferisce alle assenze che si verificano a decorrere da tale data.
In linea generale, la nuova disciplina trova applicazione nei confronti dei dipendenti a tempo indeterminato contrattualizzati e non contrattualizzati nonché, in quanto compatibile, anche ai dipendenti assunti con forme di impiego flessibile del personale. 1. Le assenze per malattia.
Il provvedimento legislativo innanzi tutto contiene una nuova disciplina in materia di assenze per malattia. La normativa stabilisce il trattamento economico spettante al dipendente in caso di assenza per malattia (comma 1), definisce le modalità per la presentazione della certificazione medica a giustificazione dell’assenza (comma 2) e per i controlli che le amministrazioni debbono disporre (comma 3).
Quanto al trattamento economico, la disposizione stabilisce che “nei primi dieci giorni di assenza è corrisposto il trattamento economico fondamentale con esclusione di ogni indennità o emolumento, comunque denominati, aventi carattere fisso e continuativo, nonché di ogni altro trattamento economico accessorio”, con le eccezioni previste nello stesso comma (trattamenti più favorevoli eventualmente previsti per le assenze dovute ad infortuni sul lavoro o a causa di servizio, oppure a ricovero ospedaliero o a day ospital o a terapie salvavita).
In proposito, si considerano rientranti nel trattamento fondamentale le voci del trattamento economico tabellare iniziale e di sviluppo economico, della tredicesima mensilità, della retribuzione individuale di anzianità, ove acquisita, degli eventuali assegni ad personam per il personale del comparto ministeri e analoghe voci per il personale dipendente da altri comparti; inoltre, per il personale dell’area I si considerano lo stipendio tabellare, la retribuzione di posizione di parte fissa, la tredicesima mensilità, la retribuzione individuale di anzianità ove acquisita, eventuali assegni ad personam e analoghe voci per il personale dirigenziale appartenente ad altre aree.
Per la qualificazione delle voci retributive, le amministrazioni dovranno comunque far riferimento alle eventuali definizioni fornite dai contratti collettivi per ciascun comparto o area di riferimento (art. 45 del d.lgs. n. 165 del 2001: “Il trattamento economico fondamentale ed accessorio è definito dai contratti collettivi”).
La disciplina in esame, a mente dell’ultimo comma dell’art. 71, non può essere derogata dai contratti collettivi. Naturalmente, per le parti non incompatibili con il nuovo regime legale, continueranno ad applicarsi le clausole dei contratti collettivi e degli accordi negoziali di riferimento.
Si segnala che i risparmi conseguenti all’attuazione della norma costituiscono economie di bilancio per le amministrazioni dello Stato e per gli enti diversi dalle amministrazioni statali concorrono al miglioramento dei saldi di bilancio. Secondo la norma tali risparmi “non possono essere utilizzati per incrementare i fondi destinati alla contrattazione collettiva”.
Particolari problemi interpretativi si sono posti in riferimento al comma 2 dell’articolo in questione il quale stabilisce: “2. Nell’ipotesi di assenza per malattia protratta per un periodo superiore a dieci giorni, e, in ogni caso, dopo il secondo evento di malattia nell’anno solare, l’assenza viene giustificata esclusivamente mediante presentazione di certificazione medica rilasciata da struttura sanitaria pubblica.”.
La norma individua le modalità con cui i pubblici dipendenti debbono giustificare le assenze per malattia.
Essa fa riferimento alternativamente alla giustificazione delle assenze che in generale si protraggono per un periodo superiore a dieci giorni e - a prescindere dalla durata - alla giustificazione delle assenze che riguardano il terzo episodio di assenza in ciascun anno solare.
Quanto all’individuazione del “periodo superiore a dieci giorni”, la fattispecie si realizza sia nel caso di attestazione mediante un unico certificato dell’intera assenza sia nell’ipotesi in cui in occasione dell’evento originario sia stata indicata una prognosi successivamente protratta mediante altro/i certificato/i, sempre che l’assenza sia continuativa (“malattia protratta”).
Si chiarisce che, in base alla norma, nella nozione di “secondo evento” rientra anche l’ipotesi di un solo giorno di malattia successivo ad un precedente e distinto “evento” di un solo giorno.
Nei casi sopra visti “l’assenza viene giustificata esclusivamente mediante presentazione di certificazione medica rilasciata da struttura sanitaria pubblica.”.
La norma sicuramente esclude che nelle ipotesi descritte la certificazione a giustificazione dell’assenza possa esse rilasciata da un medico libero professionista non convenzionato con il Servizio sanitario nazionale.
Le amministrazioni pertanto non potranno considerare come assenze giustificate quelle avvenute per malattia per le quali il dipendente produca un certificato di un medico libero professionista non convenzionato. Ciò detto, la lettura della disposizione va operata nel più ampio quadro delle norme costituzionali e dell’organizzazione dell’assistenza sanitaria delineata dal d.lgs. n. 502 del 1992.
Tale ottica conduce ad un’interpretazione che supera il dato meramente testuale della disposizione, per cui deve ritenersi ugualmente ammissibile la certificazione rilasciata dalle persone fisiche che comunque fanno parte del Servizio in questione e, cioè, dai medici convenzionati con il Servizio sanitario nazionale (art. 8 d.lgs. n. 502 del 1992), i quali in base alla convenzione stipulata con le A.S.L. e all’Accordo collettivo nazionale vigente sono tenuti al rilascio della certificazione (Accordo del 23 marzo 2005, art. 45). Anche in questo caso la qualità del medico - ossia l’evidenza del rapporto con il Servizio sanitario nazionale - dovrà risultare dalla certificazione.
Si coglie l’occasione per ricordare in questa sede che, in osservanza dei principi della necessità e dell’indispensabilità che improntano la disciplina in materia di trattamento dei dati personali, in linea generale (salvo specifiche previsioni) le pubbliche amministrazioni non possono chiedere che sui certificati prodotti a giustificazione dell’assenza per malattia sia indicata la diagnosi, essendo sufficiente l’enunciazione della prognosi (si veda in proposito anche la Delibera del Garante per la protezione dei dati personali del 14 giugno 2007, relativa a “Linee guida in materia di trattamento di dati personali di lavoratori per finalità di gestione del rapporto di lavoro in ambito pubblico.”, pubblicata nel Supplemento ordinario della G.u. del 13 luglio 2007, n. 161.).
Si segnala all’attenzione la previsione del comma 3 dell’art. 71. La norma impone la richiesta della visita fiscale da parte delle amministrazioni anche nel caso in cui l’assenza sia limitata ad un solo giorno e, innovando rispetto alle attuali previsioni negoziali, stabilisce un regime orario più ampio per la reperibilità al fine di agevolare i controlli.
La norma specifica che la richiesta per l’attivazione della visita fiscale dovrà essere presentata “tenuto conto delle esigenze funzionali ed organizzative”. Ciò significa che la richiesta di visita fiscale è sempre obbligatoria, anche nelle ipotesi di prognosi di un solo giorno, salvo particolari impedimenti del servizio del personale derivanti da un eccezionale carico di lavoro o urgenze della giornata.

2. L’incidenza delle assenze dal servizio ai fini della distribuzione dei fondi per la contrattazione collettiva.
Il comma 5 dell’at. 71 in esame stabilisce che “5.
Le assenze dal servizio dei dipendenti di cui al comma 1 non sono equiparate alla presenza in servizio ai fini della distribuzione delle somme dei fondi per la contrattazione integrativa.
Fanno eccezione le assenze per congedo di maternità, compresa l’interdizione anticipata dal lavoro, e per congedo di paternità, le assenze dovute alla fruizione di permessi per lutto, per citazione a testimoniare e per l’espletamento delle funzioni di giudice popolare, nonché le assenze previste dall’articolo 4, comma 1, della legge 8 marzo 2000, n. 53, e per i soli dipendenti portatori di handicap grave, i permessi di cui all’articolo 33, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104.”.
La norma vuole rispondere ad un criterio di efficienza ed economicità poiché impedisce che le amministrazioni possano considerare l’assenza dal servizio come presenza ai fini della distribuzione delle somme dei fondi per la contrattazione integrativa.
Essa riguarda in generale tutte le assenze, con esclusione delle assenze individuate nel medesimo comma 5, le quali - in ragione della causale - non possono tradursi in una penalizzazione per il dipendente (maternità, compresa l’interdizione anticipata dal lavoro, e paternità, permessi per lutto, per citazione a testimoniare e per l’espletamento delle funzioni di giudice popolare, assenze previste dall’articolo 4, comma 1, della legge 8 marzo 2000, n. 53, e per i dipendenti portatori di handicap grave i permessi di cui all’articolo 33, commi 6 e 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104).
Nell’interpretazione della disposizione acquista un particolare significato la parola “distribuzione”, dovendosi quindi far riferimento a quelle somme (il cui finanziamento avviene mediante i fondi per la contrattazione collettiva) che sono destinate ad essere distribuite mediante contrattazione integrativa, vale a dire alle somme destinate a remunerare la produttività, l’incentivazione ed i risultati. In buona sostanza, la norma - che ha una forte valenza di principio - vincola le amministrazioni in sede negoziale e, in particolare, in sede di contrattazione integrativa impedendo di considerare allo stesso modo la presenza e l’assenza dal servizio ai fini dell’assegnazione di premi di produttività o altri incentivi comunque denominati, delle progressioni professionali ed economiche, dell’attribuzione della retribuzione di risultato per i dirigenti (la norma non riguarda invece la retribuzione di posizione, che non ha carattere di incentivo ma di corrispettivo connesso alle responsabilità derivanti dalla titolarità dell’incarico).
Quanto ai permessi “per citazione a testimoniare” si chiarisce che la disposizione non ha inteso disciplinare una nuova tipologia di permesso, ma solo attribuire rilievo alla particolare causale considerata, nell’ambito dell’utilizzo delle ordinarie forme di assenza giustificata dal lavoro già esistenti (permessi retribuiti per documentati motivi personali, ferie o permessi da recuperare o, se la testimonianza è resa a favore dell’amministrazione, permessi per motivi di servizio).
Restano comunque fermi gli ordinari principi in materia di premialità, cosicché è chiaro che la norma non intende in alcun modo introdurre degli automatismi legati alla presenza in servizio.
La nuova previsione legislativa, infatti, non vuole derogare alla natura e ai contenuti dei progetti e dei programmi di produttività e alla conseguente necessità di valutare comunque l’effettivo apporto partecipativo dei lavoratori coinvolti negli stessi, attraverso l’introduzione di un nuovo criterio, automatico e generalizzato, di erogazione dei relativi compensi incentivanti, incentrato sulla sola presenza in servizio.
Neppure tale criterio può ritenersi valido ed efficace per le sole tipologie di assenza considerate dal legislatore come assimilate alla presenza in servizio.
Infatti, nelle suddette ipotesi di assenza, i lavoratori e le lavoratrici hanno titolo ad essere valutati per l’attività di servizio svolta e per i risultati effettivamente conseguiti ed hanno titolo a percepire i compensi di produttività, secondo le previsioni dei contratti integrativi vigenti presso le amministrazioni, solo in misura corrispondente alle attività effettivamente svolte ed ai risultati concretamente conseguiti dagli stessi, mentre l’assenza dal servizio non può riverberarsi in una penalizzazione rispetto agli altri dipendenti.
In altri termini, e secondo i consolidati orientamenti della magistratura contabile (es.: Corte dei conti, Sez II centrale, sent. n. 44 del 2003), nell’erogazione dei compensi incentivanti deve essere esclusa ogni forma di automatica determinazione del compenso o di “erogazione a pioggia”.
Resta inoltre fermo che le indennità o le retribuzioni connesse a determinate modalità della prestazione lavorativa (ad es. turno, reperibilità, rischio, disagio, trattamento per lavoro straordinario ecc.) possono essere erogate soltanto in quanto la prestazione sia stata effettivamente svolta. 3. Il calcolo ad ore dei permessi retribuiti.
Il comma 4 dell’art. 71 contiene dei criteri per la contrattazione collettiva.
In particolare, si esprime la direttiva che i permessi retribuiti che possono essere fruiti a giorni o alternativamente ad ore debbano essere quantificati comunque ad ore. Inoltre, si stabilisce che “Nel caso di fruizione dell’intera giornata lavorativa, l’incidenza dell’assenza sul monte ore a disposizione del dipendente, per ciascuna tipologia, viene computata con riferimento all’orario di lavoro che il medesimo avrebbe dovuto osservare nella giornata di assenza.”.
La norma risponde all’evidente esigenza di impedire distorsioni nell’applicazione delle clausole e delle disposizioni che prevedono permessi retribuiti, evitando che i permessi siano chiesti e fruiti sempre nelle giornate in cui il dipendente dovrebbe recuperare l’orario.
La norma è rivolta alle parti negoziali e sarà applicata in sede di contrattazione integrativa; tuttavia, lì dove i contratti collettivi vigenti prevedono l’alternatività tra la fruizione a giornate e quella ad ore dei permessi, fissando già il monte ore, le amministrazioni sono tenute ad applicare direttamente il secondo periodo del comma 4 in esame a partire dall’entrata in vigore del decreto legge. Si segnala infine che, come previsto dal comma 6 dell’art. 71 in esame, le nuove norme assumono carattere imperativo non potendo essere derogate dai contratti o dagli accordi collettivi.
IL MINISTRO PER LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E L’INNOVAZIONE
Renato Brunetta







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