Dall'enigma alla comunicazione
Data: Sabato, 02 marzo 2002 ore 12:33:34 CET
Argomento: Istituzioni Scolastiche


Si è svolto a Giarre, presso l’aula magna dell’I.T.I.S. di via Maccarrone, il convegno dal titolo: Autismo: aspetti clinici e sociali organizzato dal nuovo centro servizi per l’Handicap istituito presso la S.M.S. Macherione, dal Terzo  Circolo didattico, dall’ANGSA (Associazione nazionale genitori soggetti con autismo), dall’Assessorato alla P.I. del Comune di Giarre e dal Provveditorato agli studi di Catania.

Dopo il saluto dell’Assessore Leo Cantarella e della Ispettrice tecnica Rosaria Zammataro ha preso la parola in rappresentanza del Vicedirettore generale dell’Ufficio Scolastico Regionale , dott. Gaetano Ragunì, la Dott.ssa Agata Di Luca coordinatrice del Gruppo di lavoro interistituzionale che opera presso il Centro Servizi Amministrativi (ex provveditorato agli studi). La dott.ssa Di Luca ha affermato che l’integrazione dei portatori di handicap nelle classi comuni è un fiore all’occhiello dell’ordinamento e della organizzazione della scuola italiana. Gli altri stati europei guardano con attenzione alla situazione italiana e vengono a studiare da vicino il fenomeno. 

    Pur con le inevitabili pecche, l’integrazione in Italia, prevista dalla legge 104/92, ha ottenuto risultati significativi sul piano della socializzazione e dello  sviluppo delle competenze ed ha segnato, sul piano sociale, una forte crescita della coscienza civile e della consapevolezza che la diversità, se gestita con attenzione, impegno e professionalità, arricchisce la stessa società; se invece viene elusa, relegata o emarginata diventa realmente zavorra.

    Ma come si presentano i soggetti con autismo? 

    Sono bellissimi ma distanti, prigionieri di se stessi, spesso non usano le parole, non comunicano con i gesti o con gli sguardi, è quindi difficile ma non impossibile capirli. 

    Li chiamano bambini della Luna, per la loro distanza dagli altri, ma, a volte, posseggono straordinarie abilità, affascinano e inquietano per il mistero che li circonda. 

    La  comunità scientifica internazionale definisce l’autismo un disturbo pervasivo dello sviluppo che si manifesta entro il terzo anno di età con deficit nelle aree della  comunicazione, dell’ interazione sociale, dell’ immaginazione.

Le persone autistiche presentano anche  problemi di comportamento: isolamento,  distruttività, aggressività, autolesionismo. Tutti aspetti che richiedono un grado di attenzione molto elevata da parte dell’adulto e procurano alle famiglie sacrifici e tensioni inaudite. Il comportamento di questi soggetti è aggravato dalla frustrazione di non poter comunicare in modo adeguato i propri bisogni e le proprie aspettative. Riuscire, pertanto a comunicare con loro, riuscire a capirli e a dare risposte ai loro bisogni attenua senz’altro il problema e rende gli stessi soggetti più sereni..

Lo scopo del convegno di  Giarre, come ha  precisato nella presentazione il prof. Torrisi, dirigente della S.M.S. Macherione  mira ad ascoltare esperti, essere informati, capire, cercare strategie e approcci  da utilizzare nelle famiglie, nelle istituzioni scolastiche.

   Secondo il prof. Torrisi occorre evitare sia l’atteggiamento di disconferma che  fa eludere il problema come “non nostro”, sia quello “romantico” che  fa subire il fascino del “figlio della Luna”  senza far penetrare nel dramma di chi vuole, ma non può comunicare.

Sono una mummia – scrive una bambina artistica –  datemi mani per sciogliere le bende  ed io mi sveglierò”

La neuropsichiatra infantile dott.ssa Renata Rizzo del dipartimento di Pediatria dell’Università di Catania ha successivamente illustrato, con professionalità e chiarezza,  la classificazione della sindrome autistica e la sintomatologia tipica.

   La vera novità della serata è stata la presenza del  dott. Raffaele Lucerini, psicologo, dirigente del Centro Studi Salus di Napoli, esperto in Comunicazione Facilitata.   La  C.F. è una strategia, più che un metodo, per facilitare la comunicazione in cui il facilitatore  offre un sostegno alla mano o al braccio di un individuo con un deficit nella comunicazione - il facilitato - per aiutarlo ad indicare delle immagini o lettere o ad usare una tastiera per digitare un testo. "Comunicare in facilitazione significa scrivere a macchina o indicare figure, lettere e parole. Un facilitatore (un insegnante, un membro della famiglia, un amico o un altro partner di comunicazione) fornisce un supporto fisico, un aiuto nello stabilizzare il braccio o nell'isolare il dito indice, ma, soprattutto, fornisce un supporto emotivo".
   Con il passare del tempo il supporto regredisce ad un semplice tocco sulla spalla fino ad arrivare all'indipendenza nello scrivere.
    Attraverso la comunicazione facilitata viene quindi superata la disprassia  ossia il problema di avvio ed esecuzione dell'azione volontaria intenzionale: "in pratica l'incapacità di fare ciò che si desidera fare nel momento in cui lo vuole fare".
   La disprassia non consiste in un semplice problema di movimento, ma di un disturbo di programmazione e sequenziazione che, partendo da una mancata "propriocezione", influenza tutti i sistemi di funzionamento.
 La Comunicazione Facilitata è un metodo controverso perché contraddice la diagnosi di ritardo mentale che spesso etichetta i soggetti che rientrano nello spettro autistico.
   La facilitazione permette di compensare i problemi neuromotori, dei soggetti autistici, i quali, spesso, sono agili nei movimenti riflessi ed automatici, mentre presentano difficoltà nel controllo volontario del movimento, sia a livello dei movimenti ampi che dei movimenti fini necessari all'esecuzione della parola.
   Da tale concezione di disabilità  la Comunicazione Facilitata prende l’avvio e si realizza quindi, come "aiuto" e "supporto" fisico per chi saprebbe comunicare ma non riesce a farlo per motivi neuromotori e non per ritardo cognitivo.

La Comunicazione facilitata è possibile adottarla anche all’interno delle classi comuni con un minimo di pianificazione e di organizzazione. Costituisce, pertanto, un supporto cui le Istituzioni scolastiche  non dovrebbero rinunciare.

    Non è mancata, nel convegno, la voce dei genitori dei soggetti autistici attraverso il messaggio della Dott.ssa Linda Caffarelli, Presidente dell’ANGSA Sicilia, la quale ha parlato del “Ruolo delle famiglie nella gestione delle persone con autismo”.  Le famiglie sono quelle che che più soffrono in una situazione di autismo.  Purtroppo fantasie pseudoscientifiche, ancora oggi in auge,   hanno inventato le madri-frigorifero, quando, invece, le madri dei bambini con autismo sono delle vere e proprie madri coraggio che hanno spinto ricercatori e specialisti ad intraprendere vie fruttuose e percorribili.

    L’ultima relazione ha visto la dott.ssa Milena Sidoti, responsabile del Dipartimento di N.P.I. Catania Nord Asl 3,  illustrare i servizi alla persona con autismo nella realtà territoriale.

    La dirigente Rosaria Cardillo, III Circolo Didattico, ha concluso i lavori ringraziando e salutando gli intervenuti e dichiarando l’impegno della scuola militante di Giarre nei confronti dell’integrazione degli alunni con autismo  o con altre disabilità.

    Alunni del III Circolo e della Scuola Macherione hanno letto testi scritti da persone autistiche, immedesimandosi nella condizione dei coetanei più sfortunati di loro.

    Il convegno è stato un esempio di civiltà ed è stato congegnato all’insegna del servizio.

Alice Romero

 





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