I maestri lavoreranno per 25 ore. I libri di testo non si cambiamo per cinque anni. I bulli rischiano la condotta.
Data: Mercoledì, 03 settembre 2008 ore 14:50:36 CEST
Argomento: Normativa Utile


Senza dimenticare però gli stipendi di fame dei docenti! Da portare, e perché no?, per decreto a duemila nette al mese come minimo per la fascia iniziale. Cosa possibile? Si se si rispetta l’impegno di devolvere tutti i risparmi conseguenti ai decreti a risollevare la professione docente e renderla più appetibile e più rispettata socialmente. Cosa impossibile ora con un milione e trecentomila operatori scolastici.

Autorevoli commentatori ed esperti di cose di scuola hanno plaudito al ritorno del maestro unico di Deamicisiana memoria; basti per tutti Pietro Citati che in un editoriale schietto e sintetico su “ Repubblica” ha detto che un maestro solo è del tutto sufficiente e che l’unico motivo per cui si è voluto inventare il modulo trino è quello di aumentare l’organico per parcheggiare nel baraccone scolastico quanto più gente possibile.

Gente pagata male ma a cui nessuno chiedeva nulla; men che meno quello di svolgere la professione di educatore delle nuove generazioni. Impresa titanica e al di fuori della portata di questa gente ficcata nella scuola a mò di cassa integrazione per manodopera intellettuale difficilmente impiegabile altrove, dove è richiesta l’etica del lavoro e la responsabilità dei propri atti.

E infatti gli unici a protestare sono i sindacati della scuola che come mission hanno quella di vigilare sul convoglio della scuola che cammina alla cieca ma che cammina e sin tanto che cammina ha imbarcato e imbarca sempre tutti; anche se non ha un motore all’altezza degli obiettivi e incamera carburante a tonnellate in serbatoi bucati.

Tanto interessa solo tutelare il corpo mistico degli organici sforzandosi di ammantarlo con giustificazioni pseudo pedagogiche aggrappandosi agli specchi.

Qual’è infatti la motivazione per mantenere l’assurda configurazione attuale?

Ma sì, si dice, ormai i maestri si sono specializzati e non saprebbero più insegnare tutte le discipline. Come se alla scuola elementare ci fossero le discipline! O come se i famigerati corsi di qualificazione degli anni 80 per specializzare gli insegnanti elementari non fossero stati una burletta!

Come formatore dell’IRSSAE Sicilia ho vissuto questo periodo a contatto con i maestri per formarli nell’area scienze. Tutto tempo perso; ma non per colpa dei maestri, ma perché l’obbiettivo di dare competenze nelle scienze con corsi di 40 ore a  persone digiune di metodo scientifico e  costringendole ad ascoltare conferenze cattedratiche era una missione impossibile!

Chi sostiene che da questi corsi IRRSAE sono usciti docenti specializzati in scienze o in matematica dice una cosa falsa e la dice sapendo di mentire.

E i risultati si vedono. Litigi e incomprensioni nel modulo in continuazione, con le due ore di programmazione ridotte a larva e il tutto sulla pelle dei bambini.

Nessuno dei detrattori del maestro unico è in grado di portare un solo argomento valido a sostegno di un’assurdità consistente nel secondarizzare la scuola elementare e nel vanificare l’esigenza dei bambini di avere un punto di riferimento affettivo ed educativo unico e continuo.

La letteratura pedagogica su questo versante è sterminata e le elucubrazioni giustificazioniste del modulo non la scalfiscono per nulla.

Le famiglie e la società ci chiedono di formare bambini che sappiano leggere e scrivere e far di conto e che acquisiscano un background di valori condivisi per essere poi più in là messi a contatto con le discipline e con le materie.

Anche sui giudizi e sui voti  la polemica è sterile ed inconcludente. Dice Pietro Citati nel suo editoriale: “ Quanto ai giudizi psicologici, la pretesa di comprendere analizzare e giudicare un bambino o un ragazzo è completamente insensata”.

Ne sanno qualcosa i genitori quando si infuriano leggendo le sciocchezza che vengono scritte in quelle schede scopiazzate e rimpizzite di luoghi comuni e di frasi fatte! C’è tutta una satira che deride impietosamente tutto quello che i docenti tentato di scrivere improvvisandosi psicologi o psichiatri senza averne né le competenze né essendo questo il motivo per cui si scrivono i giudizi!

Conclude Citati dicendo che dobbiamo dare pochissimo peso ai voti e ai giudizi della scuola; insomma non si può lasciare questo mestiere all’improvvisazione di persone spaesate anche se animate da buona volontà o desiderose di fare di più di quello che umanamente possono dare.

Fanno ridere i proclami di chi intravede un ritorno al passato e una minaccia alla scuola in questi provvedimenti di buon senso.

Come se questi laudatores dell’esistente avessero scoperto che la nostra scuola funziona bene e non c’è necessità di alcuna innovazione a dispetto delle statistiche internazionali e del basso livello di considerazione nell’opinione pubblica.

Così come finalmente ci voleva una misura drastica per bloccare il mercato delle vacche sui libri di testo che cambiavano ogni anno senza motivo e senza ragione se non quella di soddisfare le pressioni tremende delle case editrici e dei rappresentati.

Non assisteremo più per i prossimi 5 anni a quella scena farsesca dei rappresentati dei libri che si piazzavano nelle aule docenti a marcare tutti i malcapitati che a forza di persuasione (ma era solo persuasione?)  si convincevano alla fine ad accettare la proposta di cambiare il libro di fisica perché c’erano delle nuove fotografie!

A nulla potevano poi i presidi in collegio per far desistere questi docenti dal loro proponimento devastante! Le ragioni inconfessabili del cambiamento erano più forti del ragionamento.

E poi la condotta!

Non tutti per pudicizia hanno avuto il coraggio di contrastare l’introduzione del voto in condotta. I sindacati si sono spaccati: alcuni hanno avuto la faccia tosta di difendere il passato ma altri hanno accolto la misura con favore. Il 68 è duro a morire e la tolleranza e la comprensione verso i facinorosi e i bulli è dura a morire.

 

 







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