Senza dimenticare però gli stipendi di fame dei docenti! Da portare, e perché
no?, per decreto a duemila nette al mese come minimo per la fascia iniziale.
Cosa possibile? Si se si rispetta l’impegno di devolvere tutti i risparmi
conseguenti ai decreti a risollevare la professione docente e renderla più
appetibile e più rispettata socialmente. Cosa impossibile ora con un milione e
trecentomila operatori scolastici.
Autorevoli commentatori ed esperti di cose di scuola hanno plaudito al ritorno
del maestro unico di Deamicisiana memoria; basti per tutti Pietro Citati che in
un editoriale schietto e sintetico su “ Repubblica” ha detto che un maestro solo
è del tutto sufficiente e che l’unico motivo per cui si è voluto inventare il
modulo trino è quello di aumentare l’organico per parcheggiare nel baraccone
scolastico quanto più gente possibile.
Gente pagata male ma a cui nessuno chiedeva nulla; men che meno quello di
svolgere la professione di educatore delle nuove generazioni. Impresa titanica e
al di fuori della portata di questa gente ficcata nella scuola a mò di cassa
integrazione per manodopera intellettuale difficilmente impiegabile altrove,
dove è richiesta l’etica del lavoro e la responsabilità dei propri atti.
E infatti gli unici a protestare sono i sindacati della scuola che come mission
hanno quella di vigilare sul convoglio della scuola che cammina alla cieca ma
che cammina e sin tanto che cammina ha imbarcato e imbarca sempre tutti; anche
se non ha un motore all’altezza degli obiettivi e incamera carburante a
tonnellate in serbatoi bucati.
Tanto interessa solo tutelare il corpo mistico degli organici sforzandosi di
ammantarlo con giustificazioni pseudo pedagogiche aggrappandosi agli specchi.
Qual’è infatti la motivazione per mantenere l’assurda configurazione attuale?
Ma sì, si dice, ormai i maestri si sono specializzati e non saprebbero più
insegnare tutte le discipline. Come se alla scuola elementare ci fossero le
discipline! O come se i famigerati corsi di qualificazione degli anni 80 per
specializzare gli insegnanti elementari non fossero stati una burletta!
Come formatore dell’IRSSAE Sicilia ho vissuto questo periodo a contatto con i
maestri per formarli nell’area scienze. Tutto tempo perso; ma non per colpa dei
maestri, ma perché l’obbiettivo di dare competenze nelle scienze con corsi di 40
ore a persone digiune di metodo
scientifico e costringendole ad ascoltare
conferenze cattedratiche era una missione impossibile!
Chi sostiene che da questi corsi IRRSAE sono usciti docenti specializzati in
scienze o in matematica dice una cosa falsa e la dice sapendo di mentire.
E i risultati si vedono. Litigi e incomprensioni nel modulo in continuazione,
con le due ore di programmazione ridotte a larva e il tutto sulla pelle dei
bambini.
Nessuno dei detrattori del maestro unico è in grado di portare un solo argomento
valido a sostegno di un’assurdità consistente nel secondarizzare la scuola
elementare e nel vanificare l’esigenza dei bambini di avere un punto di
riferimento affettivo ed educativo unico e continuo.
La letteratura pedagogica su questo versante è sterminata e le elucubrazioni
giustificazioniste del modulo non la scalfiscono per nulla.
Le famiglie e la società ci chiedono di formare bambini che sappiano leggere e
scrivere e far di conto e che acquisiscano un background di valori condivisi per
essere poi più in là messi a contatto con le discipline e con le materie.
Anche sui giudizi e sui voti la
polemica è sterile ed inconcludente. Dice Pietro Citati nel suo editoriale: “
Quanto ai giudizi psicologici, la pretesa di comprendere analizzare e giudicare
un bambino o un ragazzo è completamente
insensata”.
Ne sanno qualcosa i genitori quando si infuriano leggendo le sciocchezza che
vengono scritte in quelle schede scopiazzate e rimpizzite di luoghi comuni e di
frasi fatte! C’è tutta una satira che deride impietosamente tutto quello che i
docenti tentato di scrivere improvvisandosi psicologi o psichiatri senza averne
né le competenze né essendo questo il motivo per cui si scrivono i giudizi!
Conclude Citati dicendo che dobbiamo dare pochissimo peso ai voti e ai giudizi
della scuola; insomma non si può lasciare questo mestiere all’improvvisazione di
persone spaesate anche se animate da buona volontà o desiderose di fare di più
di quello che umanamente possono dare.
Fanno ridere i proclami di chi intravede un ritorno al passato e una minaccia
alla scuola in questi provvedimenti di buon senso.
Come se questi laudatores dell’esistente avessero scoperto che la nostra scuola
funziona bene e non c’è necessità di alcuna innovazione a dispetto delle
statistiche internazionali e del basso livello di considerazione nell’opinione
pubblica.
Così come finalmente ci voleva una misura drastica per bloccare il mercato delle
vacche sui libri di testo che cambiavano ogni anno senza motivo e senza ragione
se non quella di soddisfare le pressioni tremende delle case editrici e dei
rappresentati.
Non assisteremo più per i prossimi 5 anni a quella scena farsesca dei
rappresentati dei libri che si piazzavano nelle aule docenti a marcare tutti i
malcapitati che a forza di persuasione (ma era solo persuasione?)
si convincevano alla fine ad accettare la
proposta di cambiare il libro di fisica perché c’erano delle nuove fotografie!
A nulla potevano poi i presidi in collegio per far desistere questi docenti dal
loro proponimento devastante! Le ragioni inconfessabili del cambiamento erano
più forti del ragionamento.
E poi la condotta!
Non tutti per pudicizia hanno avuto il coraggio di contrastare l’introduzione
del voto in condotta. I sindacati si sono spaccati: alcuni hanno avuto la faccia
tosta di difendere il passato ma altri hanno accolto la misura con favore. Il 68
è duro a morire e la tolleranza e la comprensione verso i facinorosi e i bulli è
dura a morire.