Roma 21 luglio 2008
Egregio Direttore,
l’articolo di Sergio Rizzo sulla “scomparsa” di 700 insegnanti (domenica 20 luglio), mette insieme
situazioni molto diverse tra di loro.
Non sappiamo con quali criteri si sia stratificata nel corso degli anni e dei diversi Governi la presenza di molte delle sigle menzionate dal Rizzo (ad esempio l’ ex Ministro Moratti fece un’infornata di enti assolutamente sconosciuti nel mondo della scuola).
Noi siamo invece le 3 Associazioni degli insegnanti che hanno fatto la “parte del leone”: l’Associazione italiana maestri cattolici, l’Unione cattolica italiana insegnanti medi e il Centro di iniziativa democratica degli insegnanti (che, sulla base di quanto previsto dalla normativa, si avvale, per la richiesta delle utilizzazioni, della propria Cooperativa insegnanti di iniziativa democratica).
In realtà queste sono le tre più importanti associazioni “storiche” degli insegnanti: per volume di attività, per seguito tra i docenti, per presenza di sedi su tutto il territorio nazionale (inclusa, non se ne dispiaccia l’on.Bossi, la c.d. Padania). Decine di migliaia sono state nel corso degli anni le iniziative grandi e piccole (convegni, seminari, gruppi di lavoro, aggiornamento dei dirigenti e docenti, consulenza alle scuole, proposte e produzioni di materiali didattici, ecc) vòlte all’innovazione educativa, al confronto delle esperienze, a mettere in contatto il mondo della scuola con quello della cultura e della ricerca perché quanto di nuovo veniva emergendo lì potesse essere “tradotto” in scuola. Quei 12, 10, 9 utilizzati hanno favorito la collaborazione volontaria di migliaia di colleghi che hanno consentito la realizzazione di quelle attività.
Ma veniamo al punto di sostanza: quale è la ratio alla base dell’istituto delle utilizzazioni e quelle ragioni sono oggi ancora valide? Allora si comprese che i processi di innovazione non potevano piovere solo dall’alto (la pedagogia di Stato c’era già stata nella precedente storia d’Italia), ma era opportuno favorire modalità organizzative che consentissero di promuovere “dal basso” sulle grandi questioni culturali e didattiche, sul carattere democratico della scuola secondo i valori della Costituzione, occasioni di confronto, di discussione e di proposta, di scambio e, come si dice oggi, di “buone pratiche”, nella convinzione che la partecipazione attiva e condivisa degli insegnanti fosse condizione essenziale per il rinnovamento della scuola.
Non si dimentichi che il fascismo accanto alle élite dei licei classici, aveva consegnato all’Italia un Paese di analfabeti, caricando sulla scuola, spesso mal governata, sempre con scarse risorse, un compito immane che, se guardiamo ai grandi numeri, pur con gravi insufficienze (per esempio il life long learning), bene o male è stato assolto anche grazie all’impegno straordinario di tanti docenti (la cui stragrande maggioranza era ed è collegata con il mondo dell’associazionismo).
C’è, purtroppo c’è sempre stata, la “discrezionalità” di tutti i ministri che si sono succeduti. Con scarso successo abbiamo più volte chiesto che si definissero criteri precisi tra volume delle attività per e nella scuola e numero degli utilizzati, nonché la relativa verifica. Ce ne avvantaggeremmo tutti.
La scuola è una cosa molto seria, come lo è il giornale da lei diretto e l’estensore dell’articolo ha il gusto per l’indagine approfondita: perché Rizzo non scava più a fondo sulla realtà della nostra scuola, compreso il ruolo delle associazioni a cominciare da quelle che realmente esistono?
PS: Una parola anche sui 500 distaccati del Ministero: molti probabilmente svolgono funzioni amministrative che potrebbero essere assolte dai dipendenti del Ministero; ma una parte di loro svolge una funzione di saldatura tra la burocrazia e delicate questioni didattiche: l’inserimento dei bambini stranieri, la lotta alla dispersione ecc., se non ci fossero loro (con i loro 1500 euro al mese), il Ministero avrebbe bisogno di consulenti esterni, presumiamo con compensi notevolmente superiori. Anche qui, dunque, sarebbe bene distinguere.
AIMC Mariangela Prioreschi
CIDI Sofia Toselli
UCIIM Maria Teresa Sciolla