MA PERCHE' LA GELMINI VUOLE IL RITORNO AL MAESTRO UNICO?
Data: Venerd́, 29 agosto 2008 ore 16:00:59 CEST
Argomento: Opinioni


Abbiamo una domanda da porre al ministro dell’Istruzione: perché vuole tornare al maestro unico? Quale profonda motivazione pedagogica è sottesa a questa apparentemente meritoria opera di scardinamento, anzi di restaurazione della scuola elementare italiana? Non ne parla il ministro delle motivazioni. Allude a un generale punto di riferimento per il bambino, che viene a mancare nel caso dell’insegnamento per moduli.
Troppo poco per cambiare radicalmente questo segmento che fino al 1990 era organizzata secondo il principio del maestro unico. Dal 1990, con l'approvazione della Legge 148 del 5 giugno 1990 e dopo sperimentazioni di molti anni, è scomparsa questa figura per passare al team docente (il cosiddetto "modulo didattico") costituito di norma da 3 docenti per ogni 2 classi o 4 docenti su 3 classi.
Nel primo ciclo, per agevolare il passaggio degli alunni dalla scuola dell'infanzia alla scuola elementare, era previsto l'insegnante prevalente ovvero un docente che si occupasse per la maggior parte del suo monte ore d'insegnamento settimanale della classe 1a o 2a di cui egli era titolare. È importante sottolineare come dal 1990 entrano a pieno titolo nel linguaggio quotidiano della scuola elementare parole quali collegialità, contitolarità, corresponsabilità.
In sostanza, almeno nelle intenzioni, la scuola elementare italiana doveva diventare una delle più moderne d’Europa per impostazione pedagogica alla luce delle più avanzate teorie.
Adesso questo passo indietro. Perché? Come sempre dobbiamo distinguere tra motivazioni apparenti e motivazioni reali. Perché dobbiamo sempre pensare che la politica ha le sue leggi. In questo momento la Gelmini ha il fiato sul collo del ministro Tremonti, che le intima una sola parola: “Risparmio”  E allora vediamo un po’ cosa succederebbe con il maestro unico alla scuola elementare: con il ritorno al maestro unico, il ministro dell'Istruzione realizzererebbe quasi il 50% del piano di risparmi imposto alla scuola dal decreto legge 112-2008, la manovra finanziaria estiva. Cioè taglierebbe ben 40mila cattedre! Che sono parte poi di quelle 87mila da eliminare entro il 2011, sempre su “suggerimento” di Tremonti.
Insomma una manovra di risparmio, questa, camuffata da tante buone intenzioni apparenti. A quanto pare salterebbero il 20 % dei posti in organico di diritto. Tutto qua. Tagli, tagli, tagli.
Ma fermo resta che la scuola primaria non si tocca e, se verrà modificata, ciò deve accadere non sommariamente e con decisioni dall’alto, ma dopo ampio e approfondito dibattito soprattutto con i docenti del settore.
Infine resta un’altra domanda che giriamo agli insegnanti della primaria, sperando che qualcuno più esperto possa darci una risposta: come mai, se la scuola elementare italiana è una delle migliori d’Europa, i ragazzi alla fine della quinta classe non sanno né leggere, né capire bene quello che leggono, né scrivere, né far di conto correttamente? Qualcosa non funziona, il meccanismo perfetto si inceppa. Sta a tutti noi, maestro unico o moduli che si vogliano adottare, capire dove.

Silvana La Porta






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