Il «dacci oggi il nostro annuncio quotidiano'' di Maria Stella Gelmini
Data: Venerdì, 29 agosto 2008 ore 15:35:32 CEST
Argomento: Redazione


Il grembiule sì o no, la maestra unica sì o no, i voti numerici sì o no, il cinque in condotta sì o no, perfino i professori meridionali sì o no: sono tutte questioni interessantissime, sono dibattiti appassionanti, dubbi cruciali. Sui quali però decidiamo di sospendere ogni opinione. A noi va bene tutto, ripetiamo. E non perché ci sfugga quanto la forma sia sempre sostanza, e che quindi dietro l’ordine nell’abbigliamento degli studenti ci sia un’idea di Ordine, o un’idea di Disciplina nella stretta sulla condotta. Però, ecco, viene il dubbio che i ripetuti proclami di un ritorno al passato dei grembiuli e della Signora Maestra, siano altrettanti bocconcini dati in pasto a una società disorientata, spaventata, e quindi incline alla retromarcia: alla restaurazione. Il dubbio che il ritorno al passato sia una chimera consolatoria, o al meglio un wishful thinking (non traduciamo perché, dopo i conclamati successi della morattiana scuola delle tre I, tutti certamente capiscono l’inglese).
La scuola degli insegnanti cialtroni (ce ne sono), degli studenti indisciplinati e maleducati (ce ne sono), dei genitori che intervengono a giustificare ogni manchevolezza dei loro bambini (ce ne sono, e quanti), questa scuola - che è una parte della scuola di oggi, non tutta fortunatamente - è insopportabile. Ma altrettanto insopportabile era quella dei professori autoritari ma non autorevoli, degli studenti sottomessi, dei genitori assenti, che era una parte, neanche trascurabile, della scuola di ieri.

Vorremmo, nella scuola e non soltanto nella scuola, un ritorno al futuro: non a un passato che non c’è più né potrebbe più riproporsi. Vorremmo edifici scolastici a norma, mentre a centinaia sono addirittura illegali. Vorremmo sapere quali mezzi, quante risorse sono destinati all’istruzione, ora che abbiamo appreso che il 97 per cento del bilancio ministeriale va in stipendi agli insegnanti e al resto del personale: e qualche briciola appena all’innovazione, agli investimenti, appunto al futuro. Vorremmo soprattutto sapere che cosa si andrà a insegnare e a imparare, quali materie, per formare a quali professioni, con quale sguardo alla competizione internazionale. Ogni genitore attuale conosce il rituale dell’open day: ciascun liceo cittadino presenta alla clientela la propria offerta di corsi complementari mirabolanti, di laboratori alternativi, di attività strepitose, omettendo giocoforza di fornire l’unica informazione che conta, ovvero se gli insegnanti sanno e sanno trasmettere passione. Il dibattito su voti e grembiuli e altri dettagli rischia di diventare un rituale analogo, propagandistico.

Purché chi è in cattedra sia sapiente e sensibile e motivato, purché ciò che trasmette sia vitale, purché gli esclusi siano accolti, a noi francamente poco importa se scriverà in pagella «8» o «ottimo», e se avrà dinanzi grembiuli o minigonne. Facciamo pure la manicure al corpaccione malato della scuola pubblica, ma non soltanto quella, please.






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