IL COLLEGIO DEGLI ACCONDISCENDENTI, VOLEVO DIRE DEI DOCENTI
Data: Sabato, 12 aprile 2003 ore 07:19:19 CEST Argomento: Opinioni
Approvo, approvo, approvo…MA A CHE SERVE QUESTO ASSENSO PERPETUO?
Colleghi, riappropriamoci del nostro organo collegiale… Eccoci lì!
Giorno di Collegio dei Docenti. Prendiamo tutti posto. Le nostre teste,
all’inizio, osservate da lontano, sono ritte, ma alla fine si
muoveranno, lo vedremo, si muoveranno…
Mentre attendiamo l’inizio ufficiale della riunione, tra i nostri
ricordi di studio per la preparazione ai concorsi, emergono quelle
parole solenni: “Il Collegio dei docenti ha potere deliberante per
tutto quanto attiene alla programmazione didattica, formula proposte
per la formazione e la composizione delle classi e per l’assegnazione
ad essa dei docenti, per la strutturazione dell’orario e per lo
svolgimento delle altre attività scolastiche, promuove iniziative di
aggiornamento dei docenti, attua, su proposte dei consigli di classe,
gli interventi di recupero, si pronuncia su ogni altro argomento
attribuito dalle leggi e dai regolamenti, alla sua competenza.”.
Un organo, dunque, di notevole importanza, con poteri consultivi e
decisionali. La scuola si identifica con il collegio, che formula
proposte, esprime pareri, e…alla fine decide.
In forma nebulosa, confusamente, ci sovviene, dunque, di essere lì per
qualcosa di importante. Tra poco ci verrà chiesto di esprimere la
nostra opinione. Ma…è già tardi, perché sprechiamo tutto quel tempo per
la lettura del verbale della seduta precedente? E perché tutti
intervengono, parlano, parlano e sembrano non dire niente? Avvertiamo
che si solleva un brusio, sarà l’insofferenza, quell’ansia di andar via
che ci divora… a quale punto dell’ordine del giorno siamo arrivati? Ma…
di cosa stiamo parlando? Quando finalmente capiamo l’oggetto della
discussione, alziamo la mano, ci viene gentilmente concessa la parola,
lì per lì ci pare di essere efficaci, propositivi, provocatori, poi,
chissà perché, la nostra voce si spegne nel nulla.
Il Collegio corre precipitosamente verso la sua - purtroppo misera, lo
vedremo! -conclusione, molti di noi sono asserragliati vicino alla via
di fuga più vicina, sembriamo corridori che attendono lo start. Siamo
distratti, stanchi, sfiniti, quando quelle parole squarciano l’aria,
taglienti come un pugnale affilato. E’ il nostro momento, lo abbiamo
dimenticato? E’ qui che si gioca il senso di quella assemblea, tutto il
suo più profondo significato. Approviamo o non approviamo?
Un attimo di angosciosa sospensione…Le nostre teste si reclinano,
piegate in giù all’inverosimile, tutte uguali, con moto simultaneo,
quasi da automi. Quel nutus ci condanna, è l’assenso definitivo, la
nostra fine, impietosa e meritata. Chi abdica al proprio potere non
merita davvero compassione.
Silvana La Porta
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