''CARA GELMINI, ECCO PERCHE' NON VOGLIAMO LA SUA RIFORMA''
Data: Giovedì, 28 agosto 2008 ore 16:20:25 CEST
Argomento: Opinioni


Dunque io sono un’insegnante di italiano e latino. E ho paura che la scuola italiana possa cambiare. Cioè dentro di me sono convinta che tutto debba cambiare, perché la mamma istruzione è in coma profondo e irreversibile. Ma ho un problema: io insegno italiano e latino. E se la scuola italiana, che avanza da 80 anni sempre con gli stessi programmi e la stessa suonata, cambia, io sono rovinata. E’ da qualche tempo che i ministri, e in particolare, gli ultimi due, mr. Fioroni e Miss Gelmini, ci provano. E io non voglio. Perché? Ma perché perseguo il mio “particulare” di guicciardiniana memoria e non ci sto ad andarci sotto io per il nobile fine del miglioramento della scuola italiana o perché ho “un dovere morale nei confronti delle giovani generazioni”. Lasciamo perdere, miss Gelmini, non ci crediamo in Italia a queste belle parole, noi siamo una nazione dove ci piace farci sempre gli affari nostri.
Ma non divaghiamo. Dicevo che io insegno italiano e latino. E lei dice, un po’ incautamente, caro ministro, che bisogna snellire e far dimagrire la scuola, diminuire le ore di lezione, perché la qualità dell’istruzione non dipende dal numero delle ore che i ragazzi stanno a scuola, ma dall’efficacia delle stesse. Certo, con la ragione le dico sì. La scuola italiana è pletorica da tutti i punti di vista: troppi docenti, troppi ata, troppe materie, troppe ore di lezione, troppa ignoranza. E stipendi troppo bassi.
Ma io, caro ministro, la sua riforma non la voglio. Non mi sta bene. Perché insegno italiano e latino. E, se lei mi manda a casa la sacrosanta lingua di Roma, magari con la scusa che gli alunni è meglio che studino qualcosa di più moderno, sa cosa mi succede? Che io perdo cattedra. E finisco a casa di Dio ad insegnare, invece che sotto casa. E questo non mi va. Dell’Italia non me ne frega niente. E della scuola italiana nemmeno. E’ un ideale che non mi interessa. E lo stesso vale per i docenti precari, che dopo vent’anni giustamente aspettano una cattedra. Vogliono entrare di ruolo.Si sono ammazzati per anni servendo la scuola italiana. E dei tagli per il risparmio sul bilancio dell’istruzione affinchè si possa reinvestire in produttività ed efficienza non gli interessa nulla.
E’ tutto qua il problema. Miss Gelmini, lei a cambiare la scuola italiana non ce la farà. Perchè, forse com’è nella natura delle cose, gli interessi particolari sono molto più forti di quelli generali, universali, ideali. Perché io insegno italiano e latino. I precari vogliono entrare di ruolo. E ci conviene che tutto resti com’è.


SILVANA LA PORTA






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