Non di solo Stato vive la scuola. Questo il tema al meeting di Rimini. Intervengono Gelmini e Fioroni
Data: Mercoledì, 27 agosto 2008 ore 18:40:34 CEST
Argomento: Eventi


La prima domanda riguarda la spesa per la scuola, tra le più alte in Europa. E si annunciano tagli… Mariapia Garavaglia ricorda che il rapporto di 1/9 per gli insegnanti italiani (in Europa è di 1/12) è dovuto al fatto che ci sono anche gli insegnanti di sostegno e quelli di religione. Morale: “La scuola travalica i governi e, se ci sono sprechi, si tagli”. “Siamo sicuri che il problema della scuola sia eco-nomico e non la mancanza di un progetto educativo?” ribatte il ministro Gelmini. “Occorre avere il coraggio del rischio educativo, come aveva evidenziato don Giussani”. Ci sono scuole non statali che ottengono risultati eccellenti spendendo meno. “La scuola è diventata uno ‘stipendificio’ senza valuta-zione e senza premiare i meriti. Per questo pensiamo di non finanziare più il costo storico, ma stabilire costi standard e usare meglio le risorse guardando i problemi per quello che sono”. A settembre pre-senterà un progetto educativo che intendere discutere con tutti, opposizione compresa.
Dopo un passaggio sull’autonomia (“che però richiede più fondi” secondo Garavaglia, mentre per Gelmini “oggi non esiste perché la scuola vive di decreti e circolari”), si passa agli insegnanti: stato giuridico e metodi di reclutamento. “Ho fatto chiudere le Sis [corsi universitari che davano l’abilitazione all’insegnamento, ndr], afferma il ministro. “Erano un modo per creare precariato. Io penso che si debba introdurre una specie di praticantato con una valutazione finale: non tutti possono fare gli insegnanti. Occorre introdurre la valutazione per riconoscere anche economicamente il merito. Per Garavaglia “è stato il precedente ministro a proporre di abolire le Sis”. Quindi sì al praticantato ma con un tutor e una valutazione finale: “Se farà questo avrà il mio plauso”.
Fioroni aveva mostrato delle aperture, dice Vittadini, per quel che riguarda la parità, questa da sempre è la battaglia dei cattolici. Sono stati usati buoni scuola, voucher, dote (Regione Lombardia) con buoni risultati, come la pensano le due interlocutrici? Per Gelmini “abbiamo introdotto l’educazione civica nelle scuole per insegnare la Costituzione ai ragazzi. Come possiamo non rispettare la Costituizione che stabilisce il diritto all’istruzione e anche il diritto di scelta della scuola per le famiglie?”. Per esse-re coerenti bisogna riconoscere anche il diritto di scelta delle famiglie che in tante regioni è inesisten-te. Ci sono però gli esempi positivi di regioni come la Lombardia che si deve valorizzare anche a li-vello nazionale. “La scuola è di tutti, gli alunni che varcano il cancello non guardano chi è che gesti-sce la scuola, ma devono trovare gli strumenti per crescere e imparare ad affrontare la vita”, ribatte Garavaglia. Si lamenta che spesso si sente parlare di parità troppo spesso e in modo stucchevole. Due sentenze della Corte costituzionale stabiliscono che sono le regioni che devono ripartire i fondi tra le scuole. La parità esiste già in alcuni ordini di scuole come le materne, i licei linguistici, le accademie, i licei coreutici, scuole che non esistono come statali. “Ma tra le non statali bisogna distinguere quelle profit e quelle non profit e per assegnare i fondi anche alle scuole non statali devono sottoporsi a valu-tazione. Se si devono tagliare le scuole, per esempio nei piccoli comuni, taglierei le scuole delle suore e non quelle statali”.
Riguardo la valutazione, interviene Vittadini, abbiamo letto che gli studenti delle scuole private sono meno preparati: “Sono bufale di chi non conosce la statistica e vuol fare statistiche”. Ma come intro-durre la valutazione nelle e delle scuole? Mancano i parametri per valutare, è la prima affermazione di Garavaglia. Non bisogna però nasconderci che ci sono scuole di valore e diplomifici. Occorre su que-sto tema fare una discussione in Parlamento e non ricorrere a un decreto. La valutazione è indispensa-bile e ci sono esempi stranieri, Ma questi esempi stranieri di valutazione sono adatti alla nostra cultu-ra? Risposta: “Bisogna riqualificare l’Invalsi rendendola più snella”. Gelmini: “Si ha paura della valu-tazione perché si vede come una bocciatura, invece serve per premiare la fatica, l’impegno degli inse-gnanti e anche i risultati degli studenti, tenendo conto dell’ambito e dei livelli di partenza e anche del-la dispersione scolastica”. Annuncia che c’è un gruppo di lavoro per riformare l’Invalsi. “Valutare è un mettere al centro la persona e misurare il servizio che viene dato all’alunno. Anche la formazione professionale deve ritornare a essere una scuola di serie A”. Per questo in Finanziaria è stabilito che l’obbligo scolastico può essere completato anche con la formazione professionale: “Porte aperte alle buone esperienze”, è la conclusione del ministro.
Vittadini chiude con i punti irrinunciabili: libertà di educazione, autonomia, libertà d’insegnamento, parità, valorizzazione della formazione e investimenti per lo sviluppo. E una nota: “Formidabile l’idea dei costi standard”.

(Arc. B.)
Rimini, 27 agosto 2008

Fioroni a Rimini, è polemica sui finanziamenti alle private

A CURA DI GIULIANO ADAGLIO da La Stampa

L'intervento del ministro della Pubblica Istruzione Giuseppe Fioroni al Meeting di Rimini ha riacceso la polemica riguardante i finanziamenti alle scuole cosiddette "paritarie". Queste ultime, come precisato da un decreto reso pubblico dal ministero l'8 agosto scorso, godranno di una diversa considerazione rispetto a quanto avvenuto sinora: se infatti, fino all'anno scorso, i finanziamenti alle paritarie riguardavano solamente le scuole per l'infanzia e le primarie, d'ora in avanti anche le scuole secondarie (i licei, gli istituti tecnici) potranno beneficiare di bonus statali, sempre dopo aver dimostrato di essere enti "senza fini di lucro". Fioroni ha sottolineato come il decreto rappresenti il il primo passo di «un percorso, con la Costituzione, che prevede la libertà nella scuola e della scuola, un percorso che è stato rafforzato dalla legge sulla parità scolastica e dal nuovo metodo di ripartizione delle risorse approvato dal Parlamento». La legge cui il Ministro fa riferimento, la cosiddetta "Legge per la parità scolastica" (n. 62/2000), sanciva la parificazione delle scuole pubbliche e private da un punto di vista giuridico, mentre restava aperto il contenzioso riguardante l'aspetto economico: la decisione di Fioroni di assegnare un cospicuo finanziamento alle scuole paritarie di secondo grado rappresenta un ulteriore (e per certi versi inatteso) passo verso l'equiparazione di scuola pubblica e privata. Com'era prevedibile le reazioni del mondo politico e sindacale sono state contrastanti. Cattolici e moderati esprimono grande soddisfazione: secondo Giorgio Vittadini, presidente della fondazione per la sussidiarietà, si tratta di un «passaggio storico, una linea Maginot per l'Italia». Gli fa eco il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, che reputa la decisione di Fioroni «un atto di vero riformismo, che contrasta la deriva massimalista del Governo Prodi». Durissimi, per contro, i commenti del segretario della Flc-Cgil Enrico Panini: «La sintesi delle dichiarazioni che il ministro Fioroni ha rilasciato al meeting di Comunione e Liberazione lascia esterrefatti. Non solo vengono messe loro a disposizione consistenti risorse economiche, recuperando i tagli preannunciati dal precedente governo, ma si estende per la prima volta il finanziamento anche alla scuola superiore». Il tutto, continua Panini, «mentre le scuole statali continuano a vivere in mezzo a mille difficoltà». Sulla stessa lunghezza d'onda Alba Sasso, responsabile scuola di Sinistra democratica e vicepresidente della Commissione cultura della camera: «Il decreto Fioroni ignora totalmente oltre che la Costituzione anche la legge 27 del febbraio 2006 con la quale la Moratti aveva dato attuazione all'abrogazione delle scuole parificate, pareggiate e legalmente riconosciute prevista dalla legge di parità. Così, mentre nella scuola statale continuano i tagli e la riduzione del personale, persino degli insegnanti di sostegno, per la scuola cattolica non valgono nemmeno i parametri del rapporto alunni insegnanti previsti dalla legge finanziaria, visto che ricevono finanziamenti, anche in presenza di classi con otto alunni».







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