UN GRUPPO DI PRECARI DELLA SCUOLA SCRIVE AL PAPA
Data: Giovedì, 14 agosto 2008 ore 00:05:00 CEST
Argomento: Opinioni


Eminent.mo Santo Padre

E' come ad un padre, che questo gruppo di precari della scuola si rivolge oggi a Lei, per avere una parola di conforto e sostegno.
Abbandonati dallo stato, chiediamo che almeno la Chiesa ci sostenga ed accolga con le braccia forte della nostra Madre Celeste che è Maria.
Siamo stati accusati delle peggiori cose in questi ultimi tempi: di essere fannulloni, ignoranti, incapaci e ciò che ci ferisce di più, la causa del vuoto interiore dei nostri giovani.
Di quei giovani tanto cari a noi, a lei e al suo illuminatissimo predecessore.
La Chiesa già da anni punta sui giovani come futuro, lo stato invece, taglia le gambe al paese e ad ogni possibilità di crescita e miglioria futura.
Eminentissimo Padre (che conforto poterci rivolgere a Lei con questo appellativo), Lei ha chiesto allo Stato italiano d'investire sulle scuole private, ma siamo certi che nei suoi intenti, non c'era volontà di togliere niente al pubblico.
Sappiamo entrambi che ogni euro speso nell'istruzione è ben speso, e crediamo che se tagli debbano esserci, non debbano essere a carico della scuola, già ridotta all'osso, ma in tutti i fronzoli e gli sprechi che corrompono i conti e gli animi dei governanti del nostro paese.
Ritengo che puntando su altro ci sarebbero soldi a sufficienza per garantire i nostri 147000 posti di lavoro che stanno tagliando.
Padre immagini la disperazione delle nostre famiglie, il nucleo dell'amore da lei tanto difeso, che non potrà garantire neanche il pane quotidiano ai propri figli.
Se è vero che non si vive di solo pane è anche vero che la povertà libera, ma la fame travia.
Oggi noi non chiediamo altro, che potere continuare a mantenere col nostro onesto lavoro i nostri figli.
E come già fece Nostro Signore poter dire "lasciate che i ragazzi vengano a noi!", ne faremo adulti migliori.
Vorremmo prendere esempio da chi fu, l'unico grande Maestro, ed insegnare ad essere persone migliori.
Prendere esempio da Don Bosco e San Filippo Neri, uomini umili, osteggiati nella loro missione spesso, ma che l' hanno svolta puntando sulla ragione, amorevolezza e l'allegria di una professione nella quali dai uno e ricevi 100.
Noi vorremmo solo continuare ad insegnare e dare un'alternativa morale, che non ha colori politici o professione religiosa, ma che si basa su un'unico grande insegnamento: ama il prossimo tuo come te stesso.
Solo così possiamo combattere le stortura, non di una classe docente sbagliata, ma di una società perversa, dove è facile perdersi.
Dobbiamo offrire cultura ai nostri giovani, dobbiamo affinare le loro menti e i loro cuori, dare chiavi di lettura di pensiero, affinchè il loro libero arbitrio diventi la via per la redenzione (per noi cattolici: dell'essere persone migliori per chi non crede)
Ci difenda Padre: spenda una sua eminentissima parola per noi!
Difenda i ragazzi, difenda i nostri figli, difenda il nostro diritto ad avere una vita priva di fronzoli, ma ricca di grandi soddisfazioni.
E' il lavoro che abbiamo scelto sapendo che non ci avrebbe arricchito, è il lavoro che amiamo, è la nostra missione!
Noi puntiamo sui giovani, lei punti su di noi!
Non è vero che siamo vecchi, impreparati e fannulloni, è solo che gli interessi economici, vogliono soffocare la nostra voce, la nostra dignità, il poter fare la nostra parte.
Ci sentiamo nuovi martiri, impossibilitati a seguire la nostra vocazione.
E' per questo che ci rivolgiamo a lei: Padre, amante degli studi e dei giovani, affinchè ci aiuti nella nostra battaglia.
Un grido nel deserto, soffocato e inascoltato da tutti, ma che siamo certo non sfuggirà alla sua sensibilità.
Con speranza
Gianguzzi Rosalinda (Pa)
Conti Loredana (Pa)
Improta Maria Rosaria(Na)






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