R.RORTY E G.VATTIMO:DIALOGO DA ''IL FUTURO DELLA RELIGIONE''
Data: Martedì, 12 agosto 2008 ore 12:05:00 CEST
Argomento: Rassegna stampa


RICHARD RORTY - GIANNI VATTIMO

Dialogo da Il futuro della religione

Gianni Vattimo

Ho l’impressione che oggi il cristianesimo sia odiato a causa dei preti. Non trovo alcuna spiegazione del fatto che qualcuno non accetti la predicazione di una religione dell’amore, della carità, del pathos e della misericordia. Questo è il mistero del primo capitolo del Vangelo secondo Giovanni: «i suoi non l’hanno accolto». Ma perché è così difficile predicare il cristianesimo? Credo sia colpa della chiesa; non semplicemente a causa della ricchezza del papa o della corruzione dei preti pedofili nelle chiese americane, ma a causa della forza eccessiva della sua struttura. È quel che i romantici avevano compreso – per esempio nel famoso frammento conosciuto come Ältestes Systemprogramm des Deutschen Idealismus di Hegel, Hölderlin e Schelling – quando hanno parlato di una nuova religione e un tipo di società estetico-mitologica; quest’idea era rivolta soprattutto contro la chiesa, contro le chiese autoritarie. Allora, quando parliamo del futuro della religione, mi pongo anche un’altra domanda: quale sarà il futuro della chiesa, della struttura visibile, disciplinare e dogmatica della chiesa? Mi si rimprovera da più parti di parlare ancora di cristianesimo anziché di qualcos’altro, ma quel che mi è venuto attraverso la chiesa, la tradizione, i testi è il cristianesimo… In questo modo, devo sempre presupporre che vi sia qualcosa di oggettivo perché mi riferirei alla religione nella maniera in cui ci si riferisce a tutte le altre cose. Questa è la domanda principale: che cosa devo aspettarmi come credente, come un credente che si dispone a credere, da quell’aspetto della vita sociale e individuale che è la religione?

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Per esempio, quando parlo contro la proibizione dei profilattici da parte del papa, qualcuno dei miei studenti mi chiede sempre: «ma cosa si aspetta, che il papa raccomandi l’uso di profilattici?». E io rispondo sempre che preferirei che il papa non parlasse affatto di questo problema. Dall’altra parte, mi chiedo di che cosa dovrebbe mai parlare il papa. Questo è anche un problema di grammatica sociale. Vorrei enfatizzare che il problema del futuro della religione potrebbe anche essere tradotto nel problema del futuro della chiesa, problema più ristretto, ma non meno importante. Per esempio, il futuro dell’arte è anche legato al futuro dei musei; che cosa ci aspettiamo dai musei? Ci aspettiamo forse che tutti i quadri del passato siano distrutti dalla nuova capacità creativa? C’è dunque una sorta di parallelo tra questi due aspetti della cultura.

Richard Rorty

Una soluzione valida per tutti è di uscire dalla vecchia chiesa e di fondarne una nuova. Harold Bloom ha scritto un buon libro che ha chiamato La religione americana, nel quale parla dei mormoni, degli scientisti cristiani, e dei battisti del Sud, e conclude che esiste una grande tradizione americana: «se non ti piacciono le chiese esistenti, fondatene una nuova». Il motto del libro è che nessun vero americano crede di essere più giovane di Dio.

Gianni Vattimo

È vero. Tutto questo ha a che fare, di nuovo, con le istituzioni e la libertà.

Richard Rorty

Naturalmente, poco dopo essere stata fondata, ognuna di queste chiese private sviluppa il suo piccolo Vaticano e diventa un’ennesima orribile istituzione autoritaria.

Santiago Zabala

Prima dell’illuminismo, credevamo di avere doveri solo verso Dio; con l’illuminismo, credevamo di avere doveri anche verso la Ragione. Ambedue, l’età della Fede e l’età della Ragione, però, erano sbagliate. Oggi sembreremmo essere nell’età dell’Interpretazione. Qual è il nostro dovere oggi? Quali sono gli aspetti positivi e negativi della decostruzione della storia dell’ontologia per quanto riguarda la fede?

Richard Rorty

Penso che la risposta alla domanda che chiede qual è oggi il nostro dovere sia che il nostro dovere è verso i nostri concittadini. Come concittadini possiamo concepire gli altri italiani, gli altri europei o gli altri umani. Ma, quali che siano i confini del proprio senso di responsabilità, questo senso della responsabilità civile è possibile indipendentemente dal fatto di aver sentito parlare di ragione o di fede religiosa. Ad Atene esisteva la responsabilità civile prima che Platone inventasse quella che noi oggi chiamiamo «ragione».

Gianni Vattimo

Che cosa possiamo fare nei confronti di quelli che non sembrano condividere la responsabilità civile né all’interno della nostra società né al di fuori di essa? L’Occidente detiene ancora gran parte del commercio internazionale e la supremazia tecnologica nel mondo. Dunque, che cosa succede quando si arriva in un posto dove siamo rifiutati, come accade in certe parti del mondo islamico? Che cosa pensi dovremmo dire rivolgendoci a quelle parti del mondo?

Richard Rorty

L’Europa non è solo dominazione, egemonia e capitalismo internazionale. C’è anche la sua missione civilizzatrice. Questo termine è stato screditato dal comportamento delle potenze coloniali, ma non è detto che non possa essere riabilitato. È comunque stata l’Europa a inventare la democrazia e la responsabilità civile. Possiamo ancora dire al resto del mondo: inviate i vostri studenti nelle nostre università, imparate dalle nostre tradizioni, e probabilmente vedrete il vantaggio della vita democratica. Può darsi che sia dipeso dalla casualità storica se solo dove vige il cristianesimo la democrazia sia stata rimodellata secondo le esigenze della società di massa; può darsi invece che dovesse necessariamente accadere in una società cristiana. Speculare su queste ipotesi non dà però alcun frutto. Comunque sia, mi sembra che l’idea di un dialogo con l’islam sia inutile. Non vi fu alcun dialogo tra i philosophes e il Vaticano nel XVIII secolo, e non ve ne sarà alcuno tra i mullah del mondo islamico e l’Occidente democratico. Il Vaticano del XVIII secolo aveva in mente i suoi propri interessi e i mullah hanno in mente i loro. Non vogliono perdere il loro posto di potere come non voleva (o non vuole) perderlo la gerarchia cattolica. Per fortuna, la classe media dei paesi islamici porterà con la sua cultura un illuminismo islamico, che però non avrà niente a che vedere con un «dialogo con l’islam»

Gianni Vattimo

È anche interessante notare che nei paesi ricchi dell’Occidente quelli che non ne condividono i vantaggi si sentono come gli esclusi del terzo mondo. C’è una sorta di implicita coalizione tra quelli che manifestano contro la globalizzazione in Europa e quelli che manifestano contro la globalizzazione negli Stati Uniti.

Richard Rorty

Sono molto pessimista circa il futuro politico perché credo che la democrazia funzioni solo se si diffonde la ricchezza, se si elimina la disparità tra ricchi e poveri. Questo è effettivamente accaduto in certi piccoli paesi del Nord Europa, come l’Olanda e la Norvegia. E fino a un certo punto è accaduto negli Stati Uniti durante gli anni Cinquanta e Sessanta. Negli Stati Uniti tutto però è poi cambiato intorno al 1973 con la prima crisi del petrolio. D’allora in avanti siamo diventati un paese più diviso ed egoista.







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