INTERVISTA AL LEADER DEI PRESIDI: ''DOBBIAMO EVITARE I RICORSI PER LE BOCCIATURE
Data: Giovedì, 07 agosto 2008 ore 00:05:00 CEST
Argomento: Comunicati


INTERVISTA AL LEADER DEI PRESIDI

 "È un disastro saliremo tutti sulle barricate"

 ANDREA ROSSI

 TORINO
 «Siamo alle solite. Ancora una volta ci troviamo di fronte al tentativo di stabilire per via amministrativa questioni che sono ben più complesse». Giorgio Rembado è il presidente dell’Associazione nazionale dei presidi. I suoi colleghi, di fronte alla sentenza del Tar del Piemonte, sono pronti a salire sulle barricate pur di evitare uno sciame di ricorsi. Lui abbozza. «Beh, in effetti, se passa questa linea tanti bocciati potranno ricorrere. E, soprattutto, le scuole non hanno soldi a sufficienza per predisporre una miriade di recuperi».

 Professore, che cosa non vi convince di quel pronunciamento?
 «Tutto. A cominciare dalla volontà di tradurre la valutazione di un consiglio di classe, dovuta a complessi e molteplici fattori, secondo categorie giuridiche nette, come la tutela, o la violazione, dei diritti individuali di una persona».

 Poi?
 «Il fatto che i giudici non considerano un aspetto fondamentale: il risultato finale di uno studente non dipende solo dai corsi di recupero attivati dall’istituto, ma anche dalla sua volontà, impegno e qualità. Elementi che una sentenza non può valutare, ma un consiglio di classe sì».

 D’accordo, ma le scuole sono tenute o no a far frequentare i corsi di recupero, a tutti e per ciascuna insufficienza?
 «Nemmeno per sogno. I corsi sono obbligatori, ma ciascun istituto gode di notevole autonomia nell’individuare tempi, modi, mezzi e strumenti per effettuarli. E, insisto, non si può eludere la valutazione specifica: è il consiglio di classe a decidere, e a sapere, se uno studente ha le possibilità per risollevarsi, con uno, cinque o nessun corso di recupero».

 Insomma, se uno ha sette insufficienze i professori non sono obbligati a fargli seguire altrettanti corsi di recupero?
 «Ma non scherziamo. La legge non lo prevede. Dirò di più: non ci sarebbero i fondi. E si aggraverebbe soltanto una situazione già disperata. Ve l’immaginate uno studente che, dopo le lezioni del mattino, segue sette corsi al pomeriggio? Sarebbe come chiedere a un impiegato che non ce la fa a lavorare 36 ore a settimana di farne 48».

 E i corsi sulla base delle insufficienze di metà quadrimestre?
 «Non sono nemmeno previsti. Il ministero ha individuato tre momenti fondamentali: la fine del primo quadrimestre, gli scrutini di fine anno e, da settembre, l’esito del cosiddetto esame di riparazione. Gli eventuali interventi di recupero possono essere definiti solo in quei frangenti».

 I giudici imputano alla scuola anche «violazioni di legge in merito alla nozione di congruo numero di prove».
 «E sbagliano un’altra volta. Come si fa a stabilire a priori quante prove uno studente deve sostenere per recuperare un’insufficienza?
 Guai se avessero definito quell’aspetto: sarebbe stato un errore deontologico enorme».

 I genitori del ragazzo di Verbania sostengono di non essere mai stati avvisati. Non sapevano che il ragazzo rischiasse la bocciatura.
 «Non conosco la situazione. In teoria potrebbe anche essere vero. Ma possibile che non siano mai andati a parlare con gli insegnanti e non si siano mai informati?».





Questo Articolo proviene da AetnaNet
http://www.aetnanet.org

L'URL per questa storia è:
http://www.aetnanet.org/scuola-news-11654.html