MENO GENITORI AMICI PER IL PATTO CON LA SCUOLA
Data: Mercoledì, 06 agosto 2008 ore 13:10:14 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Ho letto con molta attenzione, e confesso con ammirazione, l’editoriale del vice direttore de La Sicilia, Domenico Tempio, pubblicato sabato 2 agosto. Ha scatenato in me alcune riflessioni che propongo ai lettori. Un giorno una docente di una Università americana mi chiese con sguardo meravigliato: «come mai in Italia avete dei cartelli che recitano "è severamente vietato"?». Voleva dire che se una cosa è vietata non occorre che lo sia severamente. Ed ha ragione. Ma il nostro spirito italico va certamente sempre molto oltre. E quindi il severamente corrisponde ad un inno alla trasgressione. A superare il concetto che qualcosa ci può fermare, con un cartello "Vietato".

E così mentre in Europa assistiamo ad un interessante dibattito, che trova importanti impulsi anche negli Stati Uniti, su nuove forme di genitorialità per combattere fenomeni come il bullismo o la dipendenza dai nuovi media (videogiochi o cellulari), qui un Ministro-Avvocato, giovane, Mariastella Gelmini, anni 35 ha fatto un passo indietro. Ha ripescato il grembiule ed ha "inasprito le pene" per chi a scuola ha un comportamento poco qualificante. E così tra chi ha gridato che si ritorna al fascismo con il grembiule e chi invece lo ritiene utile per evitare vere sfilate di moda in classe, tra chi ricorda il suo 7 in condotta (addirittura l’ex Mani Pulite Borrelli o lo scrittore Camilleri, o ancora il giornalista Curzi) e chi invece dichiara di essere stato bravissimo in aula, abbiamo trascorso ore di discussione sotto l’ombrellone. Con aggiunta di una pioggia di articoli o di svariati minuti di servizi televisivi.

L’impressione che si ha, lo diciamo consapevoli di assumerci le nostre responsabilità portando centinaia di dati raccolti nelle scuole di tutta Italia, sul rapporto ad esempio su infanzia, preadolescenza e media vecchi e nuovi, è che manca il succo del discorso. Proviamo a rifare il ragionamento: l’unica strada che il nostro paese può percorrere è quella di vivere una nuova forma di genitorialità. Occorre più autorevolezza, meno genitori amici e più padri e madri presenti. E da lì si parte per arrivare poi a fondare un nuovo patto sociale con scuola, agenzie educative, chiesa, associazionismo.

Non c’è nulla di nuovo in quello che stiamo dicendo ma soltanto uno scambio di esperienze nel mondo sociologico europeo ed americano iniziato tanti anni fa. Recenti ricerche a cui ho avuto l’onore di partecipare o coordinare dimostrano il distacco tra bambini e ragazzi e famiglia. E questo genera conseguenze notevoli nei comportamenti non soltanto scolastici. Ricordate la circolare dell’ex Ministro Fioroni sui cellulari a scuola? E’ servita? O dopo su Youtube abbbiamo visto di tutto? Adesso due nuove speranze: il voto in condotta che può determinare una bocciatura ed il grembiule che elimina le differenze. Diciamoci francamente che è come dare ad un malato grave un palliativo. La vera svolta è la sensibilizzazione attraverso corsi di formazione ai genitori. Loro devono sapere chi sono oggi i loro figli. Cosa pensano, cosa vogliono, dove vanno.

Il nostro unico problema è invece cosa di materiale riusciamo a dargli. E per far cambiare la tendenza il Ministro Gelmini deve inventarsi qualcosa di più duraturo di un provvedimento tampone. O il Ministro Carfagna qualcosa di più concreto del Garante dei bimbi (nulla di nuovo perchè altrove esiste da tempo). Ma su questo apriremmo un nuovo capitolo perchè l’Italia non è a misura dei bambini. Ma ben altro.

FRANCESCO PIRA* (da www.lasicilia.it)

*Sociologo dell’Università di Udine, giornalista, coautore del libro "Infanzia, Media e Nuove Tecnologie"







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