ESCLUSIVA INTERVISTA ALLA GELMINI: ''VALORIZZERO' GLI INSEGNANTI''
Data: Mercoledì, 30 luglio 2008 ore 00:05:00 CEST
Argomento: Comunicati


Mariastella Gelmini,  ministro dell’ Istruzione :

“ Nessuna caduta della Scuola pubblica. Anzi, il Governo lavorerà per realizzare finalmente la sua  rinascita “.

Così, il Ministro Gelmini risponde ai timori espressi dalla nostra associazione , specificando anche cosa intende per merito,  come sarà la  valutazione nella scuola,  e chi se ne  assumerà responsabilità, e in che modo “Il Governo dimostrerà fiducia, considerazione, e ammirazione per gli insegnanti della scuola italiana.”

1.  Signora Ministro,  non Le si può negare la franchezza. Diversamente dai ministri passati, di entrambe le coalizioni,  che avevano sempre occultato i tagli sostanziosi nell’ Istruzione  sotto l’ eufemismo  della “ razionalizzazione”, Lei ha subito affermato che nella Scuola occorre eliminare posti di insegnamento. Tuttavia, la cura proposta, anche attraverso la Finanziaria,appare molto radicale tale da far temere una caduta della Scuola pubblica, già fortemente colpita dalle misure degli anni precedenti. E’ un timore fondato? 

 Innanzitutto, mi permetta di dire che più che la franchezza sui tagli,  vorrei mi fosse riconosciuto lo sforzo di mettere la scuola al centro del dibattito politico e culturale, di dialogare proficuamente con tutti senza pregiudizi e preclusioni, di indicare nel miglioramento della formazione per gli studenti e nella valorizzazione dei docenti i mezzi per cambiare la scuola.

 Quanto ai tagli, dobbiamo riconoscere che il sistema italiano soffre di due distorsioni rispetto ai sistemi europei. Primo. I docenti sono sottopagati: nel 2005 un professore italiano di scuola superiore con 15 anni di anzianità guadagnava l’equivalente di 33 mila dollari contro una media europea di 44 mila. Secondo. In Italia vi sono 9,5 studenti per ogni docente, contro una media europea che si attesta a circa 12, e sale in Francia a 14. Riducendo progressivamente il numero dei docenti e del personale ATA, e restando comunque al di sopra del livello europeo, potremo retribuire i nostri insegnanti ben più dignitosamente ed istituire  fondi per premiare i migliori. Inoltre, consideriamo che un sistema che spende oltre il 97% in stipendi non ha spazio per rinnovarsi come dovrebbe. Un’altra riduzione, che è una vera e propria razionalizzazione, va fatta sul fronte della eccessiva frammentazione degli istituti scolastici: ciò libererà nuove risorse di cui la scuola ha urgente bisogno.

2. Merito e valutazione sono temi per Lei molto importanti. Difficile contrastare il principio che chi si impegna di più deve avere un riconoscimento maggiore, ma il problema, almeno nell’ insegnamento, è definire che cosa si intende per “ maggiore impegno” . Progetti extrascolastici, presenza comunque a Scuola?

 Senza un giusto riconoscimento del merito, senza un sano meccanismo di motivazione e concorrenza, nessun sistema può fiorire. Ricordiamo che oggi i docenti della scuola sono un corpo professionale molto qualificato, affrontano un lavoro che richiede competenza e duttilità, eppure hanno una carriera piatta, o meglio non hanno una carriera. Penso a fondi che i singoli istituti potranno gestire per integrazioni retributive per i docenti che vogliano effettuare corsi di recupero per gli studenti, che rispondano alle specifiche esigenze didattiche con flessibilità, che spicchino per aggiornamento professionale, che realizzino pubblicazioni significative. Inoltre, il Ministero dovrà incentivare economicamente gli insegnanti che si impegneranno ad accompagnare i loro alunni per un intero ciclo di studi.

3. Il problema della valutazione - come hanno dimostrato valenti ricercatori - risiede essenzialmente nel riconoscimento , nella fiducia e nella stima nell’ organismo valutante, da parte dei soggetti valutati. A quale organismo sta pensando per affrontare questo problema ? Chi e come saranno i valutatori dei docenti e chi valuterà i valutatori?

 Non ci può essere autonomia scolastica senza responsabilità e, dunque, senza valutazione.  Sul tema centrale della valutazione, che nel mondo della scuola stiamo implementando organicamente per la prima volta, ci confronteremo a lungo con docenti, dirigenti scolastici e famiglie e ci ispireremo alle migliori esperienze internazionali. I criteri di valutazione saranno il più possibile oggettivi: ad esempio,   confronteremo, tra istituti scolastici della stessa area geografica e dello stesso tipo, i livelli di prosecuzione negli studi e di placement lavorativo degli studenti. Valuteremo anche la presenza di iniziative extracurricolari, la continuità del corpo docente, i servizi di assistenza all’handicap.

 Mi chiede chi valuterà il lavoro dei valutatori. E’ inutile nascondersi:  sarà il Ministro ad assumersi la responsabilità dell’intero sistema di valutazione e a correggerlo se del caso. E il Ministro, ovviamente, sarà poi valutato dai cittadini…

4. Tra i Suoi progetti, c’ è un’ attenzione al lavoro burocratico, cresciuto in maniera esponenziale negli ultimi anni a scapito della dimensione fondamentale della professionalità docente, fatta soprattutto di studio, aggiornamento e relazioni con gli alunni ?

 Certamente! Proprio per questo eviteremo il più possibile grandi riforme o controriforme, che non fanno altro che sottrarre i docenti al rapporto umano e formativo con i nostri ragazzi, che è l’unica vera dimensione della scuola.  Più che ad una riforma, puntiamo al cambiamento. Inoltre, renderemo più snelle le procedure già esistenti e delegificheremo il più possibile, attuando in questo dicastero ciò che il Governo sta egregiamente facendo in tutti i settori della vita italiana.

5. Da tempo, le ricerche internazionali sottolineano quanto sia essenziale nel rilancio dell’Istruzione il coinvolgimento dei docenti. Non da ieri, la nostra Associazione suggerisce un progetto di “investimento di fiducia” negli insegnanti. I tagli nelle cattedre - che colpiscono tanti valenti colleghi in attesa di un posto di lavoro consolidato - e, buone ultime, le misure della Finanziaria quasi punitive nei confronti di chi - fino a prova contraria - si ammala non sembrano rappresentare un’ iniezione di fiducia nella classe docente. E’ così ?

 Il Governo dimostrerà la fiducia, la considerazione, l’ammirazione che nutre per gli insegnanti della scuola italiana, adeguandone le retribuzioni e rendendole inoltre integrabili secondo il merito; incoraggiando l’autonomia didattica e organizzativa delle scuole; coinvolgendo gli insegnanti in nuove e difficili sfide, come l’alfabetizzazione degli immigrati, bambini e adulti, che si riveleranno fondamentali per la tenuta del nostro Paese. Nonostante le ristrettezza di bilancio, siamo riusciti a stabilizzare ben 25 mila docenti ed abbiamo messo nero su bianco nel dl 112 che i risparmi effettuati serviranno a “valorizzare lo sviluppo della carriera del personale.” Vogliamo inoltre impedire la formazione di nuovo precariato, pratica non degna di un corpo professionale così importante e strategico, commisurando i posti nelle scuole di specializzazione alle reali esigenze della scuola. Quanto ai cosiddetti provvedimenti anti-fannulloni, so che nella scuola c’è un forte sentimento di attaccamento alla propria missione e che, quindi, il tasso di assenteismo è basso: questa eccellente campagna di moralizzazione, del resto, non è stata pensata per la scuola. Tuttavia, anche nel nostro settore servirà ad emarginare quei pochi che penalizzano il sistema e sottraggono illecitamente risorse allo Stato.

  (A cura di R.B., anticipo da “ Professione docente” di settembre ‘08)








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