C’era da aspettarselo. Una sentenza del
genere a ciel sereno su una delle scuole
più ambite della città non poteva che
accendere per mesi interi i riflettori sulla
vicenda. Una condanna per antisindacalità,
quella toccata al preside della "Cavour"
Santo Ligresti, alquanto singolare.
Che se da un lato annuncia maretta tra il
mondo della scuola e l’universo di specifiche
organizzazioni sindacali, dall’altro,
meraviglia delle meraviglie, vede solidali
e unanimi dirigenti, docenti,
genitori e personale Ata nei
confronti dell’accusato.
«Il contratto collettivo nazionale
degli insegnanti - ha
spiegato Salvo Leo, docente
di diritto - recita che l’orario
di ricevimento venga fissato
dal Consiglio d’Istituto. Il contratto
integrativo di questa
scuola afferma altresì che occorre
programmare le richieste
di incontro. Per questioni
logistiche, il Consiglio della
"Cavour" ha però ritenuto disfunzionale
tale tipologia di
ricevimento, stabilendo che
lo stesso avvenga in orari concordati con
il docente e coordinati dal dirigente scolastico.
L’oggetto delle due delibere del
Consiglio contrasta però con una nota
contenuta nel contratto integrativo favorevole
alla mediazione dell’appuntamento.
Una vicenda del genere, al di là
dell’esito, può essere citata come esempio
di quanto i cavilli giuridici spesso
sovvertano la logica del buon senso».
Un provvedimento, insomma, quello
emesso dal Giudice del lavoro Riccardo Camilleri, che ha lasciato "stupefatti e
mortificati" quanti credono nel valore e
nella serietà dell’istituto.
«Non permetteremo a nessuno - ha
esordito Mariella Raciti, presidente del
Consiglio d’Istituto - che venga infangato
il nome di questa scuola in cui da
sempre vige un saldo rapporto di cooperazione
tra docenti e famiglie. Mostra
grave perplessità e preoccupazione il
fatto che un magistrato, in base a un’analisi
discutibile della realtà e del diritto,
sovverta una decisione di un Organo di
governo eletto democraticamente, turbando
in tal maniera il regime di autonomia
stabilito dalla legge».
Una sentenza, in poche parole, ritenuta
«ingiustificata, irragionevole e contraddittoria
delle ragioni del buon funzionamento
della scuola» perché atta a
contrastare il clima di serenità ed efficienza
che «notoriamente caratterizza
l’opera dell’istituto Cavour». Ragion per
cui lo stesso Consiglio d’Istituto sollecita
l’Avvocatura dello Stato ad impugnare
il provvedimento del Giudice del lavoro,
non appena lo stesso verrà notificato.
E dal canto suo, il professore Santo Ligresti
non ha dubbi.
«La spunteremo - ha affermato il dirigente
della "Cavour". - È importante essere
qui e riconosco il valore della solidarietà
che da sola risulterebbe riduttiva.
Non è assolutamente bellica la mia posizione
nei confronti dei sindacati che solo
attraverso la confederalità hanno la
capacità di conciliare esigenze di categorie
differenti. Due anni fa, su richiesta dei
docenti, abbiamo optato per l’abolizione
degli incontri pomeridiani sempre più
caotici e snervanti, preferendo quelli
mattutini previo appuntamento. Una
scelta ben accolta dai genitori e dagli insegnanti.
Tutta questa vicenda è fuorviante:
sono stato denunciato di mobbing
ma io mi auto accuso di "morbiding".
Di essere, cioè, troppo "morbido"
nei confronti dei professori».
Particolarmente fiducioso anche il
prof. Salvatore Indelicato, presidente
provinciale dell’associazione nazionale
dirigenti della scuola. «Abbiamo già
pronta una memoria che dimostrerà come
tale sentenza sia infondata sul piano
del diritto e non soltanto su quello etico
e morale. Esiste un caso Catania nella
giustizia scolastica che la mia associazione
è intenzionata a risolvere. Dal 2000
ad oggi, difatti, abbiamo patito e vissuto
atteggiamenti che vanno assolutamente
banditi. È improponibile che nella nostra
città, un giudizio che si protrae nei vari
gradi, pervenga alla fine a sentenze opposte».
SIANA VANELLA (da www.lasicilia.it)