FELLINI E LA SUA MUSA
Data: Venerd́, 11 luglio 2008 ore 11:58:15 CEST
Argomento: Rassegna stampa


 

Il genio visionario di Federico Fellini disegnatore va in mostra ad Adro, in provincia di Brescia. Gli inediti della collezione Liliana Betti Guarda le immagini Il Comune di Adro (Brescia) rende omaggio alla ventennale collaboratrice del regista riminese. Dal 13 luglio al 19 ottobre nelle sale settecentesce del municipio saranno esposti oltre 100 disegni in bianco e nero e a colori, tutte opere autografe e per la maggior parte inedite
A dieci anni dalla sua scomparsa, Adro rende omaggio a Liliana Betti, scrittrice adrense, una fra le più importanti figure del cinema italiano del Novecento, legata a Federico Fellini da un lungo sodalizio professionale ed umano. Collaborò infatti col il regista affiancandolo sul set - nelle vesti prima di segretaria di produzione, poi di assistente alla regia - in occasione della lavorazione di quasi tutti i suoi capolavori: 'Giulietta degli spiriti' (1965), 'Fellini Satyricon' (1969), 'Amarcord' (1973), 'Casanova' (1976), 'La città delle donne' (1980).
I disegni in mostra, caratterizzati da un humour grafico paradossale e grottesco, offrono uno spaccato non solo del mondo intimo di Fellini, ma di una stagione importante del cinema e del costume italiano. Nella rassegna, curata dai critici d'arte, Domenico Montaldo, e cinematografico, Enrico Ghezzi, si possono individuare tre filoni tematici: Liliana Betti, la 'Boss' che doveva scrivere; Fantasia fra un ciak e l'altro e Le maschere del grottesco. Il grande cinema, anche se non a una prima apparenza, sembra comunque essere evocato fra tanti schizzi di un grande sogno complessivo.(DA Quotidiano) M.Allo

 

Biografia di Federico Fellini
(1920 - 1993)
Federico Fellini nasce a Rimini, 1920.
Di famiglia borghese, sin da giovane abile nel disegno, Fellini è a Roma già nel 1938, collaboratore di vari giornali satirici tra i quali il celebre "Marco Aurelio". Dal 1941, comincia un'intensa attività di soggettista e sceneggiatore: la sua firma appare nei titoli di pellicole di assoluto rilievo, da "Roma città aperta" (1945) a "Paisà" (1946), da "Senza pietà" (1948) ad "Europa '51" (1951). Debutta nella regia dirigendo assieme ad Alberto Lattuada "Luci del varietà" (1951), immalinconita ricognizione nell'universo dell'avanspettacolo. Nel successivo "Lo sceicco bianco" (1952), scritto con Ennio Flaiano e Tullio Pinelli, egli si allontana dalla tradizione neorealista, delineando personaggi sospesi tra il fantastico e l'ironico. L'anno dopo, "I vitelloni" gli frutta un Leone d'Oro a Venezia oltre che grande successo di pubblico e di critica: è un film di matrice autobiografica, ov'egli torna alla provincia delle proprie origini con un sentimento misto di nostalgia e repulsione. Gli anni seguenti sono costellati di successi: la limpida poesia de "La strada" (1954) gli fa vincere un meritato Oscar, ed un altro glielo procura l'intenso "Le notti di Cabiria" (1957): entrambi i capi d'opera si valgono delle magnifiche interpretazioni di sua moglie, Giulietta Masina. Se "Il bidone" (1955) è poco più che una parentesi, ha caratura epocale "La dolce vita" (1959), che fotografa gli anni del boom e del dominio democristiano con impietosa esattezza: entra in scena Marcello Mastroianni, che diverrà l'attore preferito del cineasta-demiurgo. Preceduto dal graffiante segmento "Le tentazioni del dottor Antonio" (1961), il meraviglioso "8 e 1/2" (1963) gli garantisce un terzo Oscar ed è considerato da molti il suo esito più elevato. Meno riusciti risulteranno la ricognizione junghiana nell'animo femminile di "Giulietta degli spiriti" (1965) e l'accidentato itinerario nell'antichità del "Satyricon" (1969): assai migliore il tagliente ed incubico episodio "Toby Dammit" (1967), eccellenti le parti incentrate sul passato del diseguale "Roma" (1972). Il ritorno al borgo natio di "Amarcord" (1973) ha pel Nostro effetti palingenetici, ché qui si è di nuovo ai suoi livelli più altì e non ci si può che inchinare al magistero de "Il Casanova" (1976), lavoro notturno ed ipocondriaco di straordinaria resa. L'apologo minaccioso di "Prova d'orchestra" (1979), il viaggio innecessario nell'inconscio de "La città delle donne" (1980), la pretenziosa allusività di "E la nave va" (1983) dicono di una palese crisi d'ispirazione: dalla quale egli cerca rifugio nella pacata invettiva anticonsumistica di "Ginger e Fred" (1986), nel block-notes divertito e melanconico di "Intervista" (1987). Per approdare, nel testamentario "La voce della luna" (1990), ad una riflessione lucidissima sull'orribilità del presente visto tramite lo sguardo di due emarginati: un favolello impeccabile, chiuso da un sommesso invito al silenzio. Per capire di più.
Muore a Roma nel 1993.


  Fellini e la sua musa - Disegni inediti della collezione Liliana Betti
Il tutto è raccolto in un catalogo, edito da Skira, in cui si può apprezzare la qualità della scrittura di Lilliana Betti che in testi, anch'essi inediti, spiega Federico Fellini e la legatissima moglie e attrice Giulietta Masina in tutta la loro complice complessità e, per contraddizione, semplicità. Mentre un'altra interessante curiosità sarà un documentario che la collaboratrice del regista ha realizzato sul film culto 'Amarcord'. Anche in questo caso una possibilità di esplorare l'ignoto di Fellini.

Sale Municipali di Palazzo Bargnani Dandolo - Via Tullio Dandolo, 55 Adro (Brescia)
Durata: dal 13 luglio al 19 ottobre 2008
Orari: tutti i giorni dalle h. 16.00 alle h 19.30 - sabato e domenica dalle 10 alle 22, chiuso il lunedì







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