PARLANO GLI INSEGNANTI: ''NON ABBIAMO BISOGNO DI BIDELLI CAMERIERI''
Data: Giovedì, 10 luglio 2008 ore 10:05:20 CEST
Argomento: Opinioni



Gentilissimo (o quasi) Giancarlo,

replico punto per punto al suo intervento che ha il merito di alimentare un dibattito interessante. Sicuramente col mio articolo ho toccato qualche tasto dolente…
Innanzitutto vorrei fosse chiaro che Aetnanet dà a chiunque la possibilità di replicare e non ha mai cestinato interventi da parte di chicchessia, purchè siano civili ed educati. Mi stupisco dunque che il suo scritto non sia stato indirizzato direttamente a me. Io stessa ho risposto al signor Maugeri molto volentieri e, pur essendo il direttore del sito, non tolgo libertà di parola a nessuno. Inoltre tengo a precisare che Aetnanet fa giornalismo su temi scolastici e sceglie argomenti che possano essere di interesse comune. Quel che racconto non avviene nella mia scuola, ma nelle scuole italiane in generale. Molto spesso è frutto delle testimonianze di tanti miei colleghi lontani e vicini. Certo io insegno, ma quando scrivo non parlo del mio preside, dei miei colleghi, dei miei alunni, dei segretari o dei collaboratori scolastici della mia scuola: così il giornalismo si ridurrebbe a una questione personale, che non avrei motivo di alimentare perché rispetto tutti e credo di essere rispettata da tutti. Non ho affatto motivo dunque di lamentarmi dei collaboratori della mia scuola, mi dispiace che sia stato considerato un discorso mirato, ma, mi creda, non è affatto così. Con loro sono in ottimi rapporti, in molte occasioni li ho anche difesi dalle marachelle dei ragazzi e non ho mai avuto occasioni di scontro.
La questione invece era di carattere più generale. Gli operatori della scuola sono tanti e tutti diversi. Ma, visto che si prospettano tagli per tutti i settori, il mio era un discorso forse un po’ crudo, ma credo sensato: riduciamo il numero del personale di cui la scuola ha meno bisogno. Probabilmente i collaboratori scolastici fanno un gran lavoro, ma nessuno però se ne accorge. E nemmeno lei mi indica esattamente cosa fanno, come trascorrono la giornata; non mi dice che lavorano sei ore su sei, sgobbando dalla mattina alla sera. E poi il lavoro non si misura ad ore: si può essere in servizio sei ore e trascorrerle a leggere il giornale o a fare pettegolezzo con le colleghe oppure lavorare due ore e stancarsi come se fossero sei. L’importante è la qualità, non la quantità delle ore stesse.
Ma forse siamo tutti vittime di pregiudizi e luoghi comuni: gli insegnanti non fano niente, hanno tre mesi di vacanza l’anno e lavorano 18 ore a settimana. A chi non lo sente dire? E lei stesso me lo ha ripetuto, parlando con malcelata ironia dei professori sdraiati sotto l’ombrellone (ma dimentica gli esami di stato, i corsi di recupero, il fatto che le vacanze sono per gli alunni e per le loro famiglie e per il buon andamento del turismo italiano, altro che per gli insegnanti!). E da più parti, d’altro canto si vocifera: i bidelli non fanno niente, stanno ore e ore con le mani in mano, puliscono poco e male. Ma saranno solo, le une e le altre, maldicenze. E che vuole farci? Gli insegnanti ne sopportano tante da parte di tutta l’opinione pubblica, ogni tanto tocca anche ai collaboratori scolastici!
Comunque facciamo così e non parliamone più: nella scuola tutti lavorano intensamente e nessuno può essere eliminato. Anzi, se proprio dobbiamo eliminare qualcuno, tagliamo gli insegnanti, loro sì, che lavorano dopo anni e anni di studio per 1300 euro al mese ai limiti della sopravvivenza, meritano di andarsene a casa…
Infine mi consenta un’ultima battuta: di camerieri non ne ho bisogno né io né gli altri docenti d’ Italia, quel caffè di cui parlavo era solo un atto di delicata cortesia, ricambiato per altro con mille nostre gentilezze nei confronti della cara signora Cristina. Io sono abituata a lavorare e a fare tutto da me, raramente, quando sono a scuola, prendo il caffè al bar perché non ho tempo da sprecare, non chiedo e non ho mai chiesto nulla in tutta la mia carriera scolastica né ai collaboratori né agli assistenti tecnici, perché non vorrei, come dire, “disturbare”. E anche perché ritengo che nessuno sia  e debba essere schiavo di un’altra persona. Figuriamoci poi di un’inutile insegnante che lavora solo 18 ore a settimana e ha tre mesi di vacanza l’anno…

Silvana La Porta






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