Non esistono mezze misure. O promossi,
o bocciati. Questo almeno per quanto
riguarda gli studenti dell’Isis "Luigi Einaudi"
di Catania. Niente debiti formativi,
ma lettere di avviso indirizzate ai genitori
che segnalano le lievi insufficienze
dei figli per quest’anno "condonate" e
invitano esplicitamente al recupero personale.
Un’esigenza dettata dalla serietà.
«La scuola - spiega Giuseppe
Finocchiaro, dirigente
scolastico dell’Isis
Einaudi - non aveva a disposizione
fondi sufficienti
per offrire e garantire
un recupero reale dei
debiti formativi. Le ore
che avremmo potuto coprire
sarebbero state
davvero troppo poche. I
docenti interni non sono
obbligati a realizzare i
corsi, pescare fra esperti
esterni è un terno al lotto,
il Ministero aveva promesso
altri fondi dei quali, però, al momento
non c’è traccia. Abbiamo deciso,
allora, di adottare una strategia differente.
Il recupero si farà in aula, agli inizi
di settembre. Organizzeremo i corsi
zero per le prime classi e quelli integrativi
per le altre. Sospendere il giudizio a
metà giugno per modificarlo a distanza
di pochi giorni dal termine delle lezioni
non sarebbe serio per nessuno: per gli
studenti, gli insegnati e la scuola stessa.
Non è realistico che si possano colmare
lacune accumulate in un anno in poche
ore».
D’altra parte, la norma cui si fa riferimento quest’anno pare essere transitoria.
E le voci che si sono sparse sulle intenzioni
del nuovo ministro Mariastella
Gelmini sono state diverse, comprese
quelle di un probabile ritorno ai vecchi
esami di riparazione a settembre. Probabilità
che ha sollevato le proteste di tutto
(o quasi) il corpo studentesco.
«Siamo convinti - prosegue
Giuseppe Finocchiaro
- di aver fatto la
scelta migliore. Le famiglie
sono molto soddisfatte.
Inoltre, in una terra
come la nostra, sembra
davvero l’unica soluzione.
A giugno c’è troppo
caldo e sia i ragazzi sia
gli insegnanti sono molto
stanchi, mentre a settembre
anche a livello
psicologico i ragazzi saranno
sicuramente più motivati. Molti di
essi non frequentano i corsi di recupero
che la scuola di norma organizza. E alla
fine gli insegnanti non hanno alternative:
debito non colmato, il ragazzo va
respinto. E questo, soprattutto in un Paese
con statistiche altissime di abbandono
scolastico, è un altro elementi da tenere
in considerazione. Non dimentichiamoci
che fino ai 16 anni, siamo in
pieno obbligo formativo».
CARLA CONDORELLI (da www.lasicilia.it)