Reclutamento: Concorsi o nomine?
Data: Domenica, 22 giugno 2008 ore 19:08:01 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Continuare a reclutare i professori coi concorsi pubblici o affidare ai presidi la loro nomina? Il dibattito continua ma per sibilare solo ansiose incertezze anche perché sono ancora discussioni e per giunta poco condivisi o addirittura avversati. Nello stesso tempo gli obiettivi sanciti dall’Ue a Lisbona, di puntare sulla conoscenza per affrontare il mercato globalizzato, sembrano allontanarsi di fronte ai fallimenti, documentati, di sapienza della nostra scuola e della nostra università che poi si riflettono sulla unica richiesta al governo di protezione- sicurezza, sia dallo straniero-migrante e sia dalle merci- concorrenza per acquisire ricchezza, e a cui si danno risposte per lo più populistiche, come quelle contro i fannulloni (ma sono note le diserzioni dei parlamentari) e di premiare il merito (ma sono noti gli affollamenti nelle segreterie politiche per raccomandazioni umiliando il merito).

Temiamo dunque che la montagna partorisca il topolino o che comunque la tendenza sia rivolta a favorire poche scuole di eccellenza, private, e modificare di poco il resto della istruzione con rattoppi più o meno blandi ma dentro cui possano ancora evidenziarsi punte discrete di cultura per non dichiarare la resa ufficiale della scuola pubblica. E infatti finora non si è vista concretezza tangibile da nessuna parte, tranne gli aggiustamenti di Fioroni che sono apparsi flosci e contraddittori, mentre parole come merito, valutazione, autonomia rischiano di logorarsi, come le tute da lavoro, se si tralascia di aggiungere verbi come promozione e incentivazione che sono alla base della missione della scuola.

Si parla pure di concorrenza fra scuole, come se la cultura fosse merce di scambio, e di tagli, reali, ai fondi scolastici quando invece c’è bisogno di investimenti e di controlli puntuali e rigorosi a cominciare dalla verifica della didattica che è affidata al nulla, come al nulla è consegnato il professore se non alla sua manovalanza e al suo intuito. Rimettere dunque ai presidi anche il destino professionale dell’insegnante ci sembra esagerato, mentre i sindacati sembrano più propensi a garantire l’esistente, inadeguato, piuttosto che proporre soluzioni di sostanza, rivoluzionarie, come la sua natura, sostanziale, ha sempre proclamato.

PASQUALE ALMIRANTE (da www.lasicilia.it)







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