La pittura di Domenico Di Mauro (detto Minicu) scaturisce come un sortilegio della natura.

Nei suoi pannelli mente, cuore, occhi e mano diventano un monolite fluorescente che irradia con i suoi colori una luce dove le figure perdono la loro convenzionalità e diventano il tramite di un mondo interiore fatto di pulsioni e sentimenti.

In lui, il linguaggio figurativo è naturalità espressiva, forza archetipa, energia vitale, naif inconscio, metafora dell’esistenza, il tutto coniugato da una continua ricerca di punti d’equilibrio nel dimensionamento delle strutture, nella distribuzione dei colori, nella simmetria delle proporzioni.

Apollinea e Dionisiaca è la sua pennellata, un ossimoro fatto di “Sehnsuct” e di “Streben” il tutto vissuto all’interno di una stalla-bottega con una vita svolta nella routine di un “travet”.

Domenico Di Mauro ha dedicato 83 anni della sua vita interamente alla pittura, esercitati, prima con un severo tirocinio e poi in un esercizio quotidiano, un vero e proprio compito assegnatogli da un imperativo categorico che ha sentito di rispettare come un dovere assoluto.

Nonostante l’apparente semplicità, in lui convivono talento naturale (ipotassi), sapienza pittorica, estrosità tecnica che si sottopongono all’esame che fa l’immagine che esige dal suo autore di essere aggiustata, migliorata a o corretta.

Interno ed esterno, dissonanze e consonanze, esprit de geometrie e esprit de finesse, vengono dalla sua vena “ingenua” metabolizzati per realizzare quella coincidenza degli opposti che é la peculiarità del vero artista.

A cura di Filippo Laganà

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