Il volto inedito di Joan Mirņ
Data: Sabato, 21 giugno 2008 ore 16:37:09 CEST
Argomento: Rassegna stampa


 

Il volto inedito di Joan Mirò in mostra al Thyssen Bornemisza La capitale spagnola celebra il grande maestro con una esposizione di 70 opere provenienti dai più prestigiosi musei del mondo. 'Mirò: terra' vuole mettere in luce il legame terreno dell'artista con il suo paese natio
Juan Mirò Risveglio al mattino Madrid, 16 giugno 2008 - Il Museo Thyssen Bornemisza di Madrid dedica un'importante mostra a Joan Mirò (1893-1983) per mostrare una faccia meno conosciuta del maestro catalano, il suo lato 'vicino alla terra'. Si tratta di una retrospettiva composta da circa 70 opere, provenienti dai più grandi musei d'arte moderna del mondo e intitolata 'Mirò: terra'.
L'esposizione presenta un artista attaccato alla terra, in particolare alla sua terra, la Catalogna, ha spiegato il direttore scientifico del museo, Guillermo Solana. "La più importante mostra dell'anno per il museo tratta tutta l'opera di Mirò, ma con un punto di vista esclusivo: la terra, le radici catalane e l'esaltazione del mondo terreno", ha dichiarato Solana durante la presentazione della retrospettiva, la prima a Madrid sul pittore da 15 anni.
In mostra numerose grandi tele provenienti dai più esclusivi musei moderni: MoMa e Guggenheim di New York, Centre Pompidou di Parigi e Reina Sofia di Madrid. Da vedere anche sculture, ceramiche e dipinti provenienti da collezioni private, alcune esposte per la prima volta. L'esposizione resterà aperta fino al 14 settembre.(da Quotidiano) M.Allo

Joan Miró è una delle personalità più affascinanti della storia dell'arte moderna. Il suo percorso artistico ha avuto un ruolo fondamentale nello sviluppo di alcune tra le più importanti correnti del Novecento, dal Surrealismo all’Informale, e nello stesso tempo ha mantenuto un'autonomia e una libertà grazie alle quali sono nate opere d'arte tra le più originali e seducenti del secolo scorso. La sua interpretazione lirica della realtà, fatta di visioni poeticamente semplificate e quasi "fiabesche", ha segnato l'immaginario di intere generazioni di artisti mentre la sua opera è stata oggetto di numerosi studi ed esposizioni.

Ferrara Arte e il Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid ha celebrato il maestro catalano con una mostra antologica che mette a fuoco un tema fondamentale nella sua opera da sempre sottovalutato dagli studi e mai presentato al pubblico in un'esposizione: il legame con la terra.
La mostra, innovativa e affascinante, pone l'attenzione sul ruolo centrale che questo tema ha avuto nell'immaginazione e nel processo creativo dell'artista. Partendo dalla riflessione sulla terra, nelle sue più ampie accezioni e simbologie, Miró sviluppa, infatti, una serie di temi e filoni di ricerca che ricorrono in tutta la sua produzione: la rappresentazione del mondo rurale e contadino; il culto delle origini; l'attenzione ai temi della sessualità e della fertilità; l'interesse per la materia; i temi dell'aldilà e della metamorfosi; l'eterno susseguirsi di vita e morte. Una nuova lettura di questi motivi permette di gettare una luce inedita su aspetti dell'intera produzione di Miró e di comprendere appieno il dialogo che, dopo la seconda guerra mondiale, si è instaurato tra l'artista e i maestri europei e americani della generazione successiva, protagonisti della stagione informale.
Un'ampia selezione di opere - soprattutto dipinti, ma anche sculture, collage, assemblaggi, disegni e litografie - provenienti dalle più importanti collezioni pubbliche e private del mondo, si articola in sezioni cronologico-tematiche che ripercorrono l'intero periodo creativo dell'artista, dagli esordi agli ultimi anni trascorsi nella casa-atelier di Palma di Maiorca.
Tutta l’arte di Mirò è segnata da un profondo attaccamento per la nativa Catalogna, per le sue genti e le sue tradizioni. Nei primi anni di attività quell’universo viene da lui rappresentato in maniera ideale e quasi mitica, con uno stile inconfondibile che coniuga la resa per il dettaglio e la libertà espressiva tipica delle avanguardie.Dopo il trasferimento a Parigi, Miró dà vita ad una nuova tipologia di dipinti. In essi, grazie al fecondo incontro con l'ambiente dadaista, il mondo rurale si trasfigura in esperienza vissuta, restituita attraverso la forza evocativa della memoria e della dimensione onirica. L'elemento terrestre non ha più la concretezza data dalla resa accurata del dettaglio che caratterizza le opere precedenti e diventa per così dire uno spazio "mitico" abitato da figure archetipiche.
Il ruolo della memoria - amplificato dall'esperienza condotta dal 1925 a fianco dei surrealisti - e la ricerca delle origini conducono il maestro catalano alla creazione di opere che danno forma a un personale mito della genesi, tra le quali spicca il gruppo di paesaggi di grande formato del 1927.
Tra il 1929 e il 1931 Miró si cimenta con il collage, l'assemblaggio e con opere tridimensionali assolutamente innovative. Questa indagine è nutrita dalla profonda riflessione che in questo momento l'artista conduce sulle componenti fondamentali dell'opera d'arte. Il motivo della terra risveglia ora un nuovo interesse per materiali - scelti ed associati con assoluta libertà e con raffinata ironia - che divengono componenti fondamentali del suo lessico, lasciando in secondo piano la pittura.
La mostra prosegue poi con una serie di opere ispirate al tema della fertilità e al mito di Plutone, dio degli Inferi. Fin dall'antichità classica infatti il concetto di fertilità era indissolubilmente legato al mondo sotterraneo poiché in esso si ravvisava l'origine di ogni linfa vitale. Tra il 1934 e il 1936 il maestro catalano dipinge una serie di quadri dedicati a questo tema in cui sperimenta nuove soluzioni pittoriche. Miró lavora ora su supporti inusuali, come le lastre di rame, raggiungendo esiti di straordinaria brillantezza ed espressività.La continua sperimentazione tecnica e la ricerca di materiali estranei alla pittura sono un nodo centrale dell'opera dell'artista. Nell'estate del 1936 questa ricerca raggiunge un grado di eccezionale tensione concettuale che dà vita ad una bellissima serie di dipinti su masonite, realizzati durante un soggiorno a Montroig.
Il rientro in Catalogna segna gli anni che seguono lo scoppio del secondo conflitto mondiale. Le opere di questo periodo cupo si contraddistinguono per la presenza di figure, spesso alate, che sembrano ricordare le Eumenidi, le "antiche dee" di Eschilo, malinconiche e ostili.All'inizio degli anni Cinquanta, Miró torna a concentrarsi sulla creazione di oggetti polimorfici e polimaterici che aveva intrapreso già vent'anni prima. Il suo lavoro si orienta verso l'esaltazione della materia e dei materiali che compongono l'opera, raggiungendo soluzioni formali straordinarie che lo pongono in diretto rapporto con la generazione dell'Informale.
A chiudere il percorso di mostra sono  state le opere realizzate nel nuovo atelier di Palma di Maiorca dove si trasferisce nel 1956: pitture, sculture e assemblaggi di medie e grandi dimensioni caratterizzati ancora una volta dall'ardita sperimentazione di svariate tecniche e dall'impiego di oggetti eterogenei. Sono opere straordinarie, nelle quali il dualismo vita-morte ricorre incessantemente, vere proprie riflessioni figurative che Miró, ormai anziano, conduce sul tema del ciclo della vita e dell'eterno trasformarsi della materia.
Miró nasce a Barcellona nel 1893.

Nel 1907 si iscrive alla Scuola del Commercio. Nel 1910 trova lavoro come contabile in un negozio di drogheria, ma partecipa anche ad alcune mostre di pittura.
Attorno al 1912 Joan Miró decide di dedicarsi esclusivamente all'arte. Comincia a frequentare la Scuola di Francesc Galí. L'anno dopo si iscrive al Circolo Artistico di Sant Lluc, dove incontra Joan Prats.
Nel 1916 affitta uno studio insieme a Enric Cristófol Ricart. Inoltre, entra in contatto con il mercante d'arte Josep Dalmau, che lo introduce presso Maurice Raynal e Francis Picabia.
Nel 1918 aderisce al Gruppo Courbet, di cui fanno parte anche Josep Llorens Artigas, J.F. Ráfols e Ricart. Tiene la prima personale da Dalmau a Barcellona.

Con gli anni '20 per Joan Miró inizia un periodo di intensi incontri e scambi intellettuali. Ma spesso ritorna anche a Montroig, dove si trova la tenuta di famiglia.
Nel 1920 è a Parigi. Qui fa visita a Picasso. Nel 1922 diventa amico di Masson, che gli fa conoscere Michel Leiris, Antonin Artaud, Jean Dubuffet, Paul Eluard e Raymond Queneau. Incontra anche Ezra Pound ed Ernest Hemingway, che gli acquista un quadro.
Nel 1925 Miró conosce André Breton. Partecipa così ad alcune manifestazioni surrealiste.
Nel 1926 cambia atelier. I nuovi vicini sono Hans Arp e Max Ernst. Con Ernst realizza le scenografie per il balletto Romeo e Giulietta, portato in scena da Diaghilev.
Nel 1928 effettua un viaggio in Belgio e nei Paesi Bassi. Nasce così la serie degli Interni olandesi.
Nel 1932 si trasferisce a Barcellona. Incontra Josep Lluís Sert, col quale collaborerà spesso in futuro. Progetta la scenografia per il balletto Jeux d'enfants messo in scena da Massine.

Nel 1936, a causa della guerra civile spagnola, Joan Miró si trasferisce a Parigi con la famiglia.
Per l'Esposizione Internazionale del 1937 esegue un grande dipinto murale, destinato al padiglione della Repubblica spagnola: Il falciatore (Paesaggio catalano in rivolta). Comincia a praticare l'acquaforte e la punta secca.
Nel 1939 si trasferisce a Varengeville-sur-Mer, in Normandia, dove inizia la serie delle Costellazioni.
L'invasione tedesca in Francia (1940) riporta Miró in Spagna. Si stabilisce a Palma di Maiorca.
Una importante retrospettiva ha luogo nel 1941 presso il Museum of Modern Art di New York.
A partire dal 1944 Miró si dedica alla ceramica, assistito da Josep Llorens Artigas. Nel 1946 realizza le prime sculture in bronzo.







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