ROMA. Aumento dello stipendio dei docenti, tolleranza
zero contro il bullismo, parità scolastica.
Il ministro dell’Istruzione, Gelmini, annuncia le
linee guida per la scuola primaria e secondaria:
non uno strappo con il passato, ma la ricerca di
soluzioni condivise, con lo scontro politico lasciato
fuori della porta. Un percorso tanto bipartisan
che il ministro, nel suo discorso, cita Benedetto
XVI sull’emergenza
educativa e poi Gramsci quando
spiega che «lo studio è un
mestiere, e molto faticoso, con
un suo speciale tirocinio: è un
processo di adattamento, è un
abito acquisito con lo sforzo,
la noia e anche la sofferenza».
La situazione della scuola
italiana sembra disastrosa.
Ma, ammonisce il ministro, la
realtà ha più facce: è vero che
i nostri quindicenni nelle comparazioni internazionali
sono tra i più impreparati d’Europa (33°
posto in lettura, 36° in cultura scientifica, 38° in
matematica). Vero è però che le elementari
mantengono livelli di eccellenza: a 9 anni, i
bambini italiani sono all’ottavo posto al mondo
per capacità di lettura. Non c’è bisogno di colpi di
spugna, ma di valorizzare anche il lavoro precedente.
Come la «circolare sui debiti» di Fioroni, con il
quale Gelmini condivide l’opportunità di una
scuola all’insegna del rigore e della serietà. Una
scuola d’eccellenza. Tutta la superiore va portata
in serie A e, per quanto riguarda la formazione
professionale, si deve costruire un sistema
«permeabile» tra mondo della scuola e mondo
del lavoro.
Per una scuola d’eccellenza, vanno rivalutati i
professori: «Questa legislatura deve vedere uno
sforzo unanime nel far sì che gli stipendi degli
insegnanti siano adeguati alla media Ocse. Non
possiamo ignorare che lo stipendio medio di un
professore di scuola superiore,
dopo quindici anni d’insegnamento,
è pari a 27.500 euro
lordi annui. Fosse in Germania,
ne guadagnerebbe ventimila
in più». Adeguare gli stipendi,
ma anche rivalutare il
ruolo dei docenti. L’eventualità
è quella di un contratto separato
per la categoria, con
previsione di una carriera.
La ricetta Gelmini passa attraverso
il superamento della «vecchia e deleteria
» logica centralistica, rafforzando l’autonomia
scolastica delle Regioni; poi, bisogna creare
un sistema di valutazione degli istituti e, allo
stesso tempo, valorizzarne l’autonomia; considerare
scuole dello Stato e scuole paritarie all’interno
di un sistema pubblico, magari in concorrenza
(«faremo di tutto per arrivare a un sistema
equo e condiviso»). Infine, tolleranza zero per il
bullismo: «Non saranno tollerati - atti che non rispettino
compagni di classe, insegnanti, strutture,
patrimonio comune».
ANDREA GAGLIARDUCCI (da www.lasicilia.it)