ECCO I «NUOVI» DOCENTI
Data: Lunedì, 09 giugno 2008 ore 19:40:34 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Stilettata brillante dell’on. Valentina Aprea, presidente forzista della commissione istruzione alla Camera, sferrata lo scorso 12 maggio col fioretto di un disegno di legge, per dimostrare che il posto di ministro della Istruzione toccava a lei. Stato giuridico dei professori, nuova formula di reclutamento, modifica dei decreti delegati, presi pari pari dalle proposte fatte quando era vice della Moratti.

Anche l’Andis, l’associazione dei presidi vicino alla Flc-Cgil, pare avere gradito, forse perché non è tutta da contestare soprattutto per quanto riguarda la modifica dello stato giuridico del personale che viene distinto in: docente iniziale, ordinario ed esperto. “L’avanzamento dal livello di docente ordinario a quello di docente esperto avviene, a domanda, mediante formazione e concorso volto a verificare il possesso dei requisiti culturali e professionali dell’aspirante ed espletato a livello di reti di scuole.”

Niente concorsoni dunque ma un corso di formazione con un esame per accertare la preparazione e quindi i relativi meriti stipendiali, oggetto di trattativa sindacale. Via le Rsu (poco utili e poco rappresentativi), area contrattuale separata (come da anni propone la Gilda) e nuova fase di reclutamento del personale che sarà effettuato direttamente dalle scuole, attingendo da albi professionali regionali dove verranno iscritti i vincitori di regolare concorso: saranno costoro i docenti iniziali.

All’albo si accede dopo una laurea abilitante e dopo un anno di tirocinio presso una scuola che lo valuterà. Le istituzioni scolastiche a loro volta saranno trasformate in fondazioni (via anche i consigli di istituto) con un consiglio di amministrazione (già proposto da Fioroni) con a capo il dirigente, il cui vice sarà solo un docente esperto vincitore di concorso. Le Regioni cureranno le scuole mentre lo Stato si occuperà solo dei livelli essenziali di preparazione per avere una omogeneità nazionale.

Forse nasce anche da questa nuova impostazione la proposta di abolire il ministero della Istruzione che apparirebbe inutile con la regionalizzazione, purché la formazione dei ragazzi diventi centrale garantendo loro docenti (e le Università devono fare la loro parte) che siano maestri di vita e di sapere, guide e lanterne.

PASQUALE ALMIRANTE (da www.lasicilia.it)







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