IL TEMPO:CONTRADDIZIONI E PARADOSSI NELLA SUA DEFINIZIONE
Data: Domenica, 08 giugno 2008 ore 09:53:02 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Nelle Confessioni di Sant’Agostino si trova una delle più profonde analisi filosofiche del tempo. Che cos'è il tempo? Agostino di Ippona, preso da profondo scoramento, rispondeva: "Se non me lo chiedi lo so; ma se invece mi chiedi che cosa sia il tempo, non so rispondere".

 

Di molte cose sappiamo che cosa sono solo se non dobbiamo definirle. Tutti sanno, o credono di sapere che cosa sia il bene: ma quando si deve dare una definizione comunicabile ad altri e convincente sotto il profilo logico, la semplicità e l'evidenza, che prima sembravano a portata di mano, si allontanano.

Anche sull'evidenza del tempo non sembrano esserci dubbi. Non sembra evidente, infatti, che cosa sia il tempo? Non viviamo tutti i giorni immersi nel tempo, nel tempo che passa, nel non avere tempo, nel tempo che finisce e che ricomincia?

 

Ma, ammettiamo, come abbiamo supposto e come riteniamo ovvio ed evidente, che il tempo finisca, come finisce la sabbia in una clessidra. Se il tempo finisce, c'è un tempo che misura il suo finire: non diciamo, infatti, "prima" e "poi" rispetto alla fine del tempo (che avevamo a disposizione nella clessidra)? Non c'è infatti un "prima" in cui la sabbia era tutta nella parte alta della clessidra e un "poi" nel quale la sabbia è tutta scesa nella parte bassa? E "prima" e "poi" non sono nel tempo? Il tempo dunque finisce nel tempo?

 

Agostino, che è tra i filosofi che hanno offerto le analisi più brillanti e profonde del grande problema del tempo, si poneva il seguente problema: Dio ha creato il mondo; e con il mondo ha creato il tempo; ma, allora, c'è un tempo in cui Dio ha creato il mondo: infatti il mondo "prima" della sua creazione non c'era, mentre "dopo" c'è. Dunque, il tempo precede la creazione del tempo?

 

Guardiamo più da vicino questo strano oggetto che è il tempo. Il tempo è composto di parti: infatti diciamo che c'è un tempo "passato", un tempo "presente", e uno "futuro". Ma il tempo passato non è più e il tempo futuro non è ancora; dunque, il tempo sarebbe costituito solo dal presente, perché passato e futuro non sono. E, a vedere la cosa con qualche attenzione, non è forse vero che viviamo sempre nel presente? Dire che viviamo "sempre" nel presente, è come dire che dal presente non si esce (mai). La nostra vita è dunque paragonabile ad un frammento di eternità? Il tempo presente (e la vita) sembra come una navicella sulla quale navighiamo, e che lasciamo soltanto smettendo di esistere?

 

Ma che cos'è il presente? Una grandiosa analisi del presente, o meglio, dell'istante, la troviamo nel Parmenide di Platone. Torniamo a considerare questa misteriosa struttura attraverso la quale ci rappresentiamo il tempo. Perché è misteriosa? È misteriosa perché lega insieme l'essere e il non essere: l'essere del presente e il non-essere del passato e del futuro. Il tempo dunque sembrerebbe consistere nel solo presente, perché solo il presente "è". Ma anche il presente, che è, l'istante, in realtà non può essere il tempo, perché l'istante non può essere fatto di passato e di futuro: e in quanto non è fatto né di passato né di futuro, perché questi non sono, il presente non passa, non diviene mai diverso da ciò che è: il presente.

Ma ciò che non passa ed è, non è temporale, ma eterno. Allora, il presente che è l'elemento ultimo e costitutivo del tempo è , in realtà, eterno? Ma l'eternità non può essere l'elemento costitutivo del tempo? Inoltre, non è forse vero che l'istante del tempo non passa, perché se passasse dovrebbe passare nel tempo? Quanti paradossi e quanti misteri offre il tempo! Eppure si tratta di una realtà evidente e quotidiana: ma definirla concettualmente, senza presupporne la nozione e senza contraddizioni e paradossi, è un'impresa tra le più ardue.

 

  







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