La risposta emotiva al terrorismo
Data: Martedì, 11 marzo 2003 ore 10:29:53 CET
Argomento: Associazioni


Uno studio americano ha scoperto che due differenti reazioni emotive agli attacchi terroristici dell'undici settembre, la paura oppure la rabbia, portano a stime divergenti sul rischio di nuovi attacchi e su come il governo degli Stati Uniti debba rispondere. Coloro che hanno provato principalmente rabbia tendono in generale a ritenere più basso il rischio di nuovi attacchi e sostengono con maggior forza una politica aggressiva.
In passato, numerosi studi hanno mostrato che la percezione dei rischi è guidata non solo da giudizi razionali - per esempio, da calcoli sulla certezza o la controllabilità degli eventi - ma anche dalle emozioni. In uno studio in laboratorio, gli psicologi Jennifer Lerner della Carnegie Mellon University di Pittsburgh e Dacher Keltner dell'Università della California di Berkeley, hanno scoperto che la rabbia tende a favorire una percezione di minore rischio, mentre la paura spinge verso il pessimismo.
Poche settimane dopo l'attacco terroristico alle torri gemelle del 2001, Lerner e colleghi hanno valutato il grado di rabbia o di paura in un gruppo di 973 cittadini americani. Due mesi più tardi, hanno manipolato queste emozioni nei partecipanti, chiedendo loro di descrivere il proprio stato d'animo, presentando articoli di giornale o immagini per suscitare in loro paura oppure rabbia.
I risultati, pubblicati sul numero di marzo della rivista "Psychological Science", confermano gli studi precedenti: chi aveva provato rabbia - l'emozione prevalente - era più ottimista sulla possibilità di prevenire nuovi attacchi e sulla propria sicurezza personale in futuro. Al contrario, chi aveva provato paura - più donne che uomini - era pessimista sul rischio di attacchi futuri e sulla probabilità di essere personalmente colpito, anche da cause non legate al terrorismo.
Le emozioni erano correlate anche alle opinioni politiche. La rabbia favoriva il consenso all'espulsione degli stranieri non in regola, la paura spingeva verso una politica più conciliatoria.

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