QUANDO GLI ALUNNI CREDONO DI SAPERNE…PIU’ DELL’INSEGNANTE
Data: Giovedì, 05 giugno 2008 ore 18:09:14 CEST
Argomento: Opinioni


QUANDO GLI ALUNNI CREDONO DI SAPERNE…PIU’ DELL’INSEGNANTE


Oggi in sala professori ho assistito a una scena allucinante. E vergognosa. A dire il vero io questa cosa la sapevo già, ma vederla così, esplicita davanti ai miei occhi, è stato terribile. Dunque in sala professori c’erano, era la ricreazione, tanti colleghi. Ma soprattutto, cosa insolita, c’erano dei ragazzi. Piccoli, di primo anno. Ed erano tutti intorno a una collega di matematica, che sbandieravano dei compiti in classe. In particolare la collega era alle prese con uno di loro. Il quale, con il compito spalancato davanti al volto attonito dell’insegnante, parlava. Anzi farneticava, spiattellandole, passaggio dopo passaggio, il suo svolgimento del compito. E sottolineando che il suo 4 non era giusto. Non capiva nulla, ma continuava a parlare. E qui perchè, e qui per come, ma non è lo stesso scrivere la formula o non scriverla, beh, qui ho scritto 5 invece di S, ma che importa, non è la stessa cosa? E la collega giù, pazientemente ed educatamente, a spiegargli che l’una cosa non valeva l’altra. Macchè. Questo ragazzo era accanito. Voleva spiegazioni su ovvietà, mentre altri della stessa classe di tanto in tanto intervenivano, con i loro bei compiti in mano, ad avanzare critiche e a chiedere spiegazioni. Nel frattempo io e gli altri colleghi ci guardavamo attoniti. Ma che cos’era, il nuovo tribunale dell’Inquisizione? In cui una docente veniva messa alla berlina davanti a tutti da un paio di mocciosi, che magari non sanno fare due più due? Ma perché a me 4 e al mio compagno 7? - continuava la voce del ragazzo, alterata. Col dito puntato sul foglio indicava, indicava a più non posso. Irriverente. Arrogante. Ammettendo e non concedendo che avesse un filo di ragione, non era quello il modo di rivolgersi a una docente.
All’improvviso non ne ho potuto più. Per la collega, per noi tutti, per la nostra dignità. Gli ho detto di uscire. L’ho buttato fuori dalla sala. Via. Fuori. Non possiamo avvilirci così. Non potete avvilirci così. E' finita così. Via. Fuori. Via.

Silvana La Porta









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