L’ospite inquietante
Data: Mercoledì, 04 giugno 2008 ore 21:48:44 CEST
Argomento: Redazione


“Gran parte dell’apprendimento dipende non tanto dalla buona volontà, quanto dall’autostima che innesca la buona volontà”. Così scrive Umberto Galimberti nel suo libro L’ospite inquietante. Un libro che ha avuto successo e che ha toccato alcuni dei nervi scoperti dello stato di crisi della scuola italiana.

Anche se altre autorevoli voci si sono levate ad indicare che esiste, tra le altre, una emergenza scuola o, se volete, una emergenza giovani. Un libro che ha avuto successo e che ha toccato alcuni dei nervi scoperti dello stato di crisi della scuola italiana. Anche se altre autorevoli voci si sono levate ad indicare che esiste, tra le altre, una emergenza scuola o, se volete, una emergenza giovani. Perché in definitiva di questo si tratta, appunto del nulla nel quale sembrano perdersi i giovani d’oggi, senza avere la capacità di progettare, prima, e costruire, dopo, un futuro. Ma il problema dei giovani rimanda inevitabilmente alla scuola, da troppi anni in balìa di un riformismo senza anima o, peggio, di attivismo di maniera che ha finito con il contrabbandare l’apparire con l’essere. Così ai programmi sono stati sostituiti i percorsi, ai contenuti i progetti, alla studio personale le recite e le rappresentazioni collettive. Non sorprende dunque il dilagare, tra i giovani studenti, di tanta ignoranza e, soprattutto, il venir meno della stessa consapevolezza della storicità del proprio tempo. Risucchiati nel fluire mobile della contemporaneità , i giovani sembrano non possedere le coordinate tempo/spazio sulle quali può esercitarsi la riflessione e quindi l’apprendimento. Il loro mondo e il loro tempo sembra coincidere con un mondo e un tempo virtuali, dove le nozioni fondamentali che riguardano il passato, la famiglia, la società, gli altri e, perfino, se stessi, sono assenti o evanescenti. Ora l’educazione e la formazione non possono darsi sul nulla, non possono esercitarsi al di fuori della realtà o prescindendo da questa. Per questo tutte le analisi che riguardano il fenomeno scuola e con esse tutti i rimedi suggeriti, sono destinati a fallire poiché prescindono dal vero problema: quello appunto della dimensione virtuale e magica della vita. Ne è stato un triste quanto tragico esempio la richiesta del ragazzo di Niscemi che, dopo avere confessato al giudice di avere massacrata e uccisa, assieme ad altri compagni, una sua coetanea, chiede di potere tornare a casa. Così, semplicemente ! Del resto chi ha esperienza di vita scolastica, chi vive tutti i giorni dentro le aule e dentro gli Istituti conosce la ricorrente domanda di tanti ragazzi: “ ma che cosa ho fatto ? “. Nulla, appunto, anche se si tratta di malmenare il proprio compagno con handicap o impossessarsi del telefonino della professoressa. Siamo, dunque, lontani, molto lontani dalle questioni che una volta venivano considerate prioritarie, come lo studio personale, la rielaborazione critica, l’analisi comparata dei testi, l’approfondimento delle grandi tematiche di sempre: il senso della vita e della morte, della storia, dell’umanità.

Paradossalmente la drammaticità dell’emergenza scuola non sta tanto nella bassa classifica nella quale, a livello mondiale, è piombata la preparazione dei nostri giovani, soprattutto nelle discipline come la matematica e l’italiano, quanto nel vuoto di idee e di progettualità nel quale sembrano imprigionati i nostri ragazzi. E cosa ancora più sorprendente,la poca o nulla affatto consapevolezza di coloro su cui incombe la responsabilità della politica scolastica. Certo, non è mancato qualche segnale da parte governativa della pochezza della preparazione culturale e personale dei nostri studenti. Il tentativo di ripristinare, se pure attraverso un marchingegno poco comprensibile ed inefficace, l’esame di riparazione o, se volete, ancora di più, la ricomparsa nelle commissioni agli esami di Stato dei membri esterni, sono certo dei segnali che anche il Potere sembra essersi accorto dello sfacelo della nostra scuola. Ma questi segnali, oltre ad essere poca cosa, non colgono la vera natura della crisi della scuola italiana. Contributi come quelli offerti dal libro di Galimberti o da “ La scuola raccontata al mio cane “ di Paola Mastrocola o dall’ appello che alcuni intellettuali di vario orientamento culturale lanciarono sotto la campagna elettorale di più merito e di più serietà nella nostra scuola, sembrano non avere lasciato traccia nella comprensione dell’emergenza scuola. Eppure la vera questione,oggi, è di rendere “ straordinario ” l’ordinario, di ritornare a quel sapere e a quell’esercizio paziente e quotidiano della chiarificazione concettuale e critica delle nozioni basilari del vivere e dell’operare. Altro che progetti vari ! Altro che corsi di recuperi o promozioni sospese. C’è da rincominciare dalle fondamenta e non solo e non tanto per quanto riguarda gli studenti, ma anche per quanto riguarda gli stessi docenti.
                                                                                              Lorenzo Marotta
                                                                                            lorenzo.marotta@tin.it    






Questo Articolo proviene da AetnaNet
http://www.aetnanet.org

L'URL per questa storia è:
http://www.aetnanet.org/scuola-news-10992.html