CONVERSANDO AL TELEFONO CON MARISTELLA GELMINI
Data: Marted́, 03 giugno 2008 ore 00:05:00 CEST
Argomento: Opinioni


LINEA DI CONFINE
Lauree finte e atenei in declino.

Mario Pirani, la Repubblica 2.6.2008
Ho conversato solo per telefono con Mariastella Gelmini, la giovane ministro della Istruzione pubblica, dell'Università e della Ricerca e mi è parsa una gentilissima persona. Di professione avvocato, con due mandati parlamentari alle spalle e, come unica esperienza pubblica, quella di coordinatrice di Forza Italia in Lombardia, ricopre la poltrona dove sedettero Benedetto Croce, Giovanni Gentile ed altri illustri nomi della cultura italiana, oggi, peraltro, senza emuli o eredi. Non si lasci, però, intimidire: il passato recente è assai meno fulgido di quello remoto e l'on. Gelmini può confortarsi tuffandosi nell'analisi dei disastri compiuti da alcuni dei suoi predecessori di vario colore politico.
 Fra i disastri va ricordato, in primo luogo, il ricorrente terremoto che scardina periodicamente il ministero, spacchettato e rimpacchettato tre volte dal 1989 ad oggi, con l'Università e la Ricerca in trasloco armi e bagagli, con biglietto andata-ritorno da viale Trastevere ad un altro indirizzo. Oggi siamo all'ennesima riunificazione, si spera definitiva, anche se sappiamo per esperienza che il motore d'avvio agli spacchettamenti è sempre acceso e pronto a ripartire.
Non starò, comunque, ad esporre il quaderno delle doglianze che affliggono il nostro sistema educativo limitandomi questa volta a riepilogare qualche punto che traggo dalla recentissima "Indagine sul declino dell'Università" curata dal prof. Alessandro Monti (Cangemi editore), già autore nel 2002 del "Rapporto sull'istruzione universitaria in Italia" (Franco Angeli ed.). Una lettura utile per la neo ministro. Tra gli altri mi ha colpito il punto sul permanere delle "lauree precoci", che avevo denunciato su queste colonne all'inizio della passata legislatura. Smisi di occuparmene quando l'allora ministro Mussi emanò un decreto che sembrava porre termine agli aspetti più clamorosi del fenomeno. Si trattava – come qualche lettore ricorderà – della possibilità dei più svariati enti – dal ministero dell'Interno all'Ordine dei giornalisti, dal Collegio dei ragionieri alla Guardia di Finanza – di firmare convenzioni, a favore dei propri dipendenti o associati, con una università che in cambio della quota di iscrizione avrebbe riconosciuto un alto numero di crediti d'ingresso (con una media di 90 e punte fino a 180, pari a quelli occorrenti per conseguire la laurea) sia come corrispettivo dell'attività lavorativa svolta (con lo slogan "laureare l'esperienza") sia anche come equivalenti ai corsi interni di formazione.
Furono coinvolti oltre 40 atenei privati e pubblici, alla caccia di nuove iscrizioni e relative quote; centinaia di convenzioni vennero firmate; migliaia di aspiranti laureandi ne profittarono. I già laureati (specie nei ministeri) e gli studenti regolari protestarono invano fino a quando intervenne Mussi togliendo il riconoscimento a numerose università più o meno fasulle, in ispecie quelle telematiche e fissando ad un massimo di 60 i crediti d'ingresso fruibili, corrispondenti ad esperienze e corsi di lavoro, sulla base di criteri predeterminati. Il corposo e documentato lavoro del prof. Monti, però, non solo fornisce i dati disaggregati per facoltà delle "lauree precoci" ma rivela che il fenomeno non si è arrestato.
Sulla base del falso principio che i diritti acquisiti prevarrebbero anche sui decreti ministeriali (e, cioè, sulla legge) molti atenei hanno seguitato ad applicare l'inconsulta pratica, tanto che il ministro nel 2007 ha presentato un esposto alla Procura di Roma per accertare le responsabilità penali di chi insiste nel rilasciare titoli di studio, ormai non riconosciuti.
Se questa è una magagna abnorme, se pur macroscopica, l'"Indagine sul declino" ne elenca ben altre di ordinaria "normalità" che non posso neppur elencare. Cito a caso: il tourbillon burocratico e didattico derivante dalle varie riforme sovrapposte per cui oggi siamo in presenza di ben quattro modelli diversi di corsi di laurea; i sotterfugi per sfuggire al limite di 20 esami per corso di laurea che hanno portato a concentrarne alcuni sotto un'unica dizione; l'incertezza normativa tra autonomia dei rettori e il centralismo dell'ultima Finanziaria 2008 che ha cercato di stringere i freni di fronte a 19 università con i bilanci dissestati, di cui 4 ai limiti del fallimento. Compiango la Gelmini che, peraltro, non potrà attendersi un grande apporto tecnico dal suo sottosegretario, Giuseppe Pizza, quel vecchio DC, titolare del marchio dello Scudo crociato, che ottenne da Berlusconi la promessa di un incarico di governo a titolo di riconoscenza per la sua rinuncia a ricorrere dopo l'esclusione dalle liste elettorali.
 






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