Talvolta capita pure che il fustigatore diventi fustigato e si scopre
che fra gli assenteisti più accaniti ci sono proprio i politici,
i colleghi cioè del ministro Brunetta che, invece di dare l’esempio,
sprecano e fannulloneggiano con magistrale sapienza,
superando ogni altra categoria di statali. È lo stesso autore della
Casta a dircelo ma il ministro della Funzione pubblica vede
solo da un lato e non chiarisce nemmeno ai sindacati in quale
verso e con quale intensità intende girare la vite del rigore. E
non solo, ma non ha avuto titubanza a sostenere nel suo Piano
industriale per il settore pubblico, dove si inserisce pure la
scuola come se fosse una acciaieria, che non ci sono soldi da
mettere nella prossima Finanziaria per il rinnovo del contratto
2008/09 e che bisogna procedere con il licenziare tout court
i fannulloni, fra i quali non conteggia però suoi colleghi.
Il ministro Tremonti poi dal suo osservatorio non pare assolutamente
intenzionato a sistemare nemmeno quei 25 mila precari
che Padoa Schioppa si era impegnato a stabilizzare, anche se
in misura ridotta rispetto all’impegno di 50mila, deludendo chi
s’aspettava addirittura numeri più grossi. Non ci sono soldi disponibili
e non ce ne sarebbero nemmeno per garantire la nomina
dei supplenti, mentre si comincia a delineare la nuova
strategia del ministro nei confronti della istruzione: valutazione
delle scuole da parte di organismi terzi; voucher alle famiglie
spendibili dove preferiscono anche nel privato; chiamata
diretta dei professori da parte delle Istituzioni scolastiche.
In
questo quadro non certo rassicurante fa capolino la possibilità
che il decreto sui debiti scolastici subisca una lieve modifica in
ordine alle scadenze. Sembra certo infatti che la ministra Gelmini
sia intenzionata a concedere a ogni scuola la facoltà di
spostare ai primi giorni di settembre le prove conclusive per il
recupero dei debiti, togliendo così ogni rischio di riduzione delle
ferie ai professori e consentendo anche ai ragazzi e alle famiglie
più serenità organizzativa.
Per attuare questo piano però
sembra indispensabile spostare l’inizio del novo anno scolastico
al 20 settembre, cosa complicata visto che il calendario è di
pertinenza di ogni singola Regione e che gli ex provveditorati
hanno da definire l’organico di fatto, ricostruibile sul numero
complessivo di alunni, prima che la campanella suoni.
PASQUALE ALMIRANTE (da www.lasicilia.it)