MA TU CU SI?VARIAZIONI SUL TEMA…
Esercizi di stile su come perdere l’identità, insegnando…adesso divertitevi un po’…
L’idea me l’ha data Raymond Queneau col suo celeberrimo libro “Esercizi di stile”,magistralmente tradotto,e quasi interamente ricreato, da Umberto Eco.
Un episodio di vita quotidiana riscritto novantanove volte in novantanove modi diversi.Ne risulta un caleidoscopio magico di parole che ci dimostra come scrivere sia un’arte creativa e divertente.
E allora io ho voluto riscrivere la scena conclusiva del mio articolo “Ma tu cu si?” in tanti modi diversi(non novantanove,non preoccupatevi!).Tutti gli episodi hanno il titolo di quelli originali,ad eccezione di “Destra” e “Sinistra”,mia personale creazione!
A parte il divertimento può costituire anche un’interessante proposta didattica!
Sentite cosa ne è venuto fuori.
Notazioni(versione originale)
Poi,all’improvviso,il colpo di grazia.L’alunno scapestrato ti guarda ed esclama:”Ma tu cu si ?”
Ti giri,pensi che ci sia qualcuno dietro di te…e invece sei proprio tu ,tu che da uno sei diventato prima vanamente centomila,poi nessuno,un essere senza identità e forma.
Omoteleuto
In un edificio sgangherato,con un freddo spropositato,l’alunno scapestrato ti guarda,allampanato,ed esclama,disgustato:”Ma tu chi sei stato?Professore sei stato o solo un imbranato,moltiplicato e poi dimidiato?”
E il professore afferma,sconsolato:”Son nessuno,ahimè,m’hanno accoppato!”
Negatività
No,non era in un circo e neppure sulla scena del più trito avanspettacolo,ma in una scuola,in un ridente paesino montano.Non era sera,non era mattina,era-diciamo-mezzora trascorsa l’una.
Lui non era un povero figlio sfortunato,ma solo un alunno irritato;e l’altro non era un insegnante,no,diciamo che era una balia alla fine della sua giornata.
E il ragazzo non voleva dire proprio quello,ma lo disse,lo disse così:”Non voglio sapere perché sei qui,ma solo tu cu si?” .Non svenne l’interpellato,semplicemente si girò,ma non vide nessuno e allora capì:”Non è chi sta dietro di me,ma son io il condannato!E quest’alunno non mi insulta,non mi loda,solo mi ringrazia…in modo garbato!”
Retrogrado
Ma come ho fatto a diventare nessuno?Ho cercato sempre di essere qualcuno.E’ stata sicuramente quella voce che,all’improvviso,ha squarciato l’aria.Tu cu si,recitava!Era una voce amara,la mia dannazione,la mia condanna senza possibilità di redenzione.Era un alunno,lì,in quell’aula ghiacciata e spoglia,che m’insultava.Avveniva all’una e trenta di una mattina d’inverno,a scuola.
Telegramma
GIORNATA INFERNALE STOP ALUNNO FRENETICO APOSTROFA INSEGNANTE CON DOMANDA OFFENSIVA STOP DOCENTE AMAREGGIATO TEME PERDITA D’IDENTITA’ STOP SPERA ANDARE PRESTO IN PENSIONE STOP
Destra
Oggi,alle tredici e trenta di una qualunque giornata d’inverno ,ho pensato che era bella la scuola di una volta.Quale scuola?Quella delle frustate,degli schiaffi ,delle severe pene corporali.Non sarebbe mai successo,un tempo,che io, un illustre docente, venissi insultato pubblicamente, da uno stupido alunno dodicenne per giunta.Chi sono?Te lo faccio vedere io chi sono!
Sinistra
Ha fatto bene.Ha fatto davvero bene.Io, povero figlio di un povero proletario, dinanzi a quel professorone,il simbolo dell’istituzione repressiva e autoritaria,ho finalmente osato cantargliene due in faccia.Gli ho chiesto chi credeva di essere per vessarmi così,per discriminarmi rispetto agli altri compagni.E lui mi ha guardato ,distrutto, e si è rassegnato alla scuola di massa..
Vero?
Ero a scuola,vero?Poi ho visto,vero,un ragazzo avanzare,vero, e rivolgermi parole oltracotanti,vero?
Ero un insegnante,vero?Almeno così credevo,vero?E adesso sono nessuno,vero?
Lettera ufficiale
Ho il dovere di informare il signor Preside dell’episodio increscioso occorsomi stamane.
In questa stessa giornata,mentre mi trovavo in classe a fare esemplarmente il mio dovere,un alunno,dopo essere stato rimproverato più volte gentilmente,mi si è parato davanti,ha puntato un dito contro di me e ha esclamato:”Ma tu chi sei?”,in un dialetto stretto che qui non riproduco.
Io,allora,mi sono voltato indietro,credendo che stesse rivolgendosi a persona imprecisata.Vedendo il vuoto alle mie spalle,ho capito che l’oltraggiosa interrogativo era a me medesimo rivolto.
Devo riconoscere che sono rimasto impietrito e dolorosamente offeso e ho provato l’atroce sensazione di essere una nullità.
Prego,dunque,la Signoria Vostra di prendere,come da sempre è solito fare,i severi provvedimenti che il caso richiede.
La ringrazio anticipatamente per avere tutelato la mia dignità professionale.
Svolgimento
Oggi in classe abbiamo assistito ad un episodio veramente impressionante.Il professore ha trascorso l’intera ora di lezione a rimproverare un nostro compagno che non la smetteva di disturbare.
Alla fine egli, furibondo, ha rivolto una domanda ,per giunta in dialetto, all’insegnante.Abbiamo allora visto il professore impallidire.Sembrava invecchiato di colpo e ci ha fatto quasi pena.
Da ciò abbiamo imparato che spesso,per colpa di uno solo,un’intera classe va in rovina.
Dunque,cioè…
Dunque,cioè l’alunno mi ha fissato,cioè ha sorriso,beffardo.Dunque,ho visto,cioè mi è parso, che stesse per parlare.Dunque,quella frase.Cioè,chi io fossi, chiedeva.Cioè, se fossi, chi.Dunque,mi sono sentito morire,annichilirmi,cioè…
Versi liberi
Il giovincello
Impertinente
Il pedagogo
Lì Paziente
Chi son?
Nessuno
Niente
Esclamazioni
L’una e mezza!Finalmente!E’ ora d’andar via!Ma quel fanciullo,quel fanciullo!Come mi guarda!Mi spia!Poi mi fissa,mi fissa!E quella domanda!Ma tu cu si!Ma tu cu si!Nessuno!O forse un fesso!Un fesso sì!Non si può essere più fessi di così!!!
Silvana La Porta